Si definisce razionalità il criterio
d'azione che mette in relazione l'agire con la motivazione
dell'attore.
-Origini del concetto
Dal latino "ratio" (motivo, senso,
ragione), il termine razionalità è definito sistematicamente
da Max Weber che distingue tra "razionalità in base al valore"
(o Wertrational, determinata dalla volontà dell'attore di
seguire un criterio valoriale che definisce il modo in cui
operare) e "razionalità in base al fine" (o Zweckrational,
determinata dalla volontà dell'attore di raggiungere specifici
obiettivi).
-Uso
Nell'uso comune prevale questa seconda
accezione, detta anche razionalità strumentale o economica,
che negli studi di Rational Choice e Teoria dei giochi viene
formalmente descritta in modelli logici e matematici: l'attore
è dotato di preferenze riguardo a futuri stati del mondo, tali
che da ciascuno egli trarrà un certo livello di utilità; allo
stesso tempo l'attore conosce, o immagina, i possibili corsi
d'azione da intraprendere e le conseguenze che essi avranno
sulla probabilità dell'avvverarsi di ciascuno di questi stati
del mondo; incrociando tali corsi d'azione con le utlità
attese dal loro dispiegarsi, l'attore sceglie di agire nel
modo che massimizza la sua utilità attesa.
-Varianti
La difficoltà di applicare tale modello
alla realtà, in cui raramente l'attore ha una visione completa
e chiara delle conseguenze della sua azione, ha portato lo
studioso americano Herbert Simon (Premio Nobel per l'economia)
a introdurre il concetto di razionalità limitata: per
prevedere o comprendere l'azione di un individuo lo studioso
deve valutare quali fossero le conoscenze, i valori,
l'ambiente dell'attore al momento della decisione (le
cosiddette "premesse decisionali"). Una seconda difficoltà di
applicazione del modello della razionalità strumentale deriva
dall'incapacità di molti attori di definire le proprie
preferenze e di ordinarle in maniera univoca; tale situazione
di incertezza radicale viene risolta dall'attore con
l'adesione a comportamenti "istituzionalizzati", che
rispondono a una razionalità tutta particolare, detta logica
dell'appropriatezza.
Oltre che al comportamento
dell'individuo, il concetto di razionalità può applicarsi al
comportamento delle collettività e delle organizzazioni;
elemento essenziale del modello burocratico (burocrazia), la
razionalità dei processi decisionali nelle politiche pubbliche
viene considerata in genere inapplicabile per gli stessi
motivi, amplificati, per cui non trova rispondenza nell'agire
individuale. In alternativa quindi al modello della
razionalità strumentale, si sono elaborati in Scienza della
politica i modelli di incrementalismo e di cestino dei
rifiuti, che assegnano il ruolo di variabile determinante
dell'azione rispettivamente all'aggiustamento reciproco tra
gli attori e al caso.
La razionalità organizzativa degli
individui è dovuta ad una conoscenza imperfetta delle premesse
decisionali, delle alternative di scelta, dei rapporti
strumentali e degli obiettivi. |