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CRITERI DIAGNOSTICI DEI DISTURBI MENTALI

DISTURBI DELL’ INFANZIA-ADOLESCENZA: 

BALBUZIE

DISTURBO

D’ANSIA DI SEPARAZIONE

DISTURBO DELLA CONDOTTA

DISTURBO DELL'APPRENDIMENTO

DISTURBO DI ASPERGER

DISTURBO AUTISTICO

DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE

DISTURBO DA COMORTAMENTO DIROMPENTE 

DISTURBO DISINTEGRATIVO DELL'INFANZIA 

DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO

DISTURBO DI RETT

DISTURBO DI TOURETTE

DISTURBI COGNITIVI :

DELIRIUM

DISTURBI AMNESTICI

DELIRIUM INDOTTO DA SOSTANZE

DEMENZA

 

DISTURBI CORRELATI A SOSTANZE :

ABUSO DI SOSTANZE

ASTINENZA DA SOSTANZE

DIPENDENZA DA SOSTANZE

INTOSSICAZIONE DA SOSTANZE

DISTURBI CORRELATI A SOSTANZE

DISTURBI PSICOTICI:

DISTURBO DELIRANTE

DISTURBO PSICOTICO BREVE

 DISTURBO PSICOTICO CONDIVISO

DISTURBO SCHIZOAFFETTIVO

DISTURBO SCHIZOFRENIFORME

SCHIZOFRENIA

SCHIZOFRENIA E ALTRI DIST. PSICOTICI

DISTURBI DELL'UMORE:

DISTURBO DELL'UMORE A CICLI RAPIDI

DISTURBO CICLOTIMICO

DISTURBO DISTIMICO

DISTURBO DELL’UMORE INDOTTO DA SOSTANZE

DISTURBO DELL'UMORE CON MANIFESTAZIONI ATIPICHE

DISTURBO DELL'UMORE CON MANIFESTAZIONI CATATONICHE

 DISTURBO DELL'UMORE CON MANIFESTAZIONI MELANCONICHE

DISTURBO DELL'UMORE CON MANIFESTAZIONI PSICOTICHE

DISTURBO DELL’UMORE DOVUTO AD UNA CONDIZIONE MEDICA GENERALE

 EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE

 EPISODIO IPOMANIACALE

 EPISODIO MANIACALE

 EPISODIO MISTO

 LUTTO

 DISTURBO DELL'UMORE ANDAMENTO STAGIONALE

DISTURBO BIPOLARE I

 DISTURBO BIPOLARE II

 DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE

 

DISTURBI D'ANSIA:

 AGORAFOBIA

 CRITERI PER L'ATTACCO DI PANICO

 DISTURBO DI PANICO

 DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO

DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS

 FOBIA SOCIALE

 FOBIA SPECIFICA

 DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO (GAD)

 DISTURBO D'ANSIA INDOTTO DA SOSTANZE

 DISTURBO ACUTO DA STRESS

DISTURBI SOMATOFORMI :

 DISTURBO DA DISMORFISMO CORPOREO

 IPOCONDRIA

 DISTURBO DI SOMATIZZAZIONE

 DISTURBO DI CONVERSIONE

 DISTURBI SOMATOFORMI

DISTURBO ALGICO

DISTURBI FITTIZI

DISTURBI FITTIZI

DISTURBI DISSOCIATIVI

DISTURBI DISSOCIATIVI

 

DISTURBI SESSUALI:

PARAFILIE

DISPAREUNIA

VAGINISMO

 DISTURBO DA AVVERSIONE SESSUALE

 DISFUNZIONI SESSUALI

DISTURBI DELL'ALIMENTAZIONE

ANORESSIA NERVOSA

BULIMIA NERVOSA

DISTURBI DELL'ALIMENTAZIONE

DISTURBI DEL SONNO

DISTURBO DEL RITMO CIRCADIANO DEL SONNO - DISTURBO DA INCUBI

DISTURBO DEL SONNO CORRELATO ALLA RESPIRAZIONE

DISTURBO DA TERRORE NEL SONNO

INSONNIA PRIMARIA

NARCOLESSIA

PARASONNIE

- DISTURBO DA SONNAMBULISMO

DISTURBO DEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI:

TRICOTILLOMANIA

DISTURBI DELL'ADATTAMENTO :

DISTURBO DELL’ADATTAMENTO

DISTURBI DI PERSONALITA'

DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA'

DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITA'

DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO DI PERSONALITA' -

DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITA' -

DISTURBO SCHIZOTIPICO DI PERSONALITA'

DISTURBO PARANOIDE DI PERSONALITA'

DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA'

DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALITA'

DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA'  -

DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITA'

SIMULAZIONE

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STORIA DELLA PSICOANALISI

I medici-pionieri che costituirono le prime avanguardie del movimento psicoanalitico internazionale al congresso del 1911

STORIA DELLA PSICOANALISI

 

INDICE

1 1895: la rivoluzione psicoanalitica

2 La preistoria della psicoanalisi

2.1 L'ipnosi

2.2 Le libere associazioni d'idee

3 Il metodo psicoanalitico: la verità del linguaggio del sogno come scienza

3.1 La nascita della psicoanalisi

3.2 Gli inizi del movimento psicoanalitico

3.2.1 La prima cellula psicoanalitica: il circolo di Freud

3.2.2 La Società Psicoanalitica di Vienna

4 La psicoanalisi esce dal ghetto: Carl Gustav Jung

4.1 L'incontro di Jung con il "diavolo" sulla via della psicoanalisi

4.2 Jung paladino della psicoanalisi di Freud costi quel che costi

4.3 L'investitura di Jung a "Principe" della psicoanalisi

5 Transfert e psicoanalisi: storie d'amore sull'altare della psicoanalisi

5.1 "Anna O." — una storia d'amore con il dottor Breuer alla radice della nuova scienza

5.2 Innamorata del dottor Jung: Sabine Spielrein

6 L'opposizione alla psicoanalisi in Europa

7 La psicoanalisi sbarca negli Stati Uniti

8 L'internazionale della psicoanalisi

9 Alfred Adler: il primo dissidente

10 Carl Gustav Jung: il tradimento del delfino

10.1 Alle radici del dissidio Freud-Jung: l'interpretazione dell'incesto e della vicenda edipica

10.2 Un ponte tra psicoanalisi e scienza fisica: il concetto in Jung della libido come energia

10.3 Pregiudizi sul significato della sessualità nella teoria psicoanalitica di Jung

10.4 Precisazioni di Freud sul carattere sessuale della libido

10.5 Jung e la sua grande paura di un naufragio nella psicosi

10.6 Diffusione della psicoanalisi junghiana a livello mondiale

11 La psicoanalisi esistenziale

12 La società psicoanalitica tedesca

13 Georg Groddeck lo "psicoanalista selvaggio"

14 Altri dissidenti

14.1 La causa psicoanalitica e i suoi caduti

15 La prima cattedra universitaria di psicoanalisi

16 La psicoanalisi arriva in Italia

16.1 Trieste capitale italiana della psicoanalisi

16.2 Psicoanalisi e letteratura italiana

16.3 La psicoanalisi di orientamento junghiano a Roma

16.4 Sviluppi della psicoanalisi di orientamento junghiano dopo Bernhard

16.5 L'inconscio universale e l'intersoggettività oltre il tabù dell'incesto

17 Il movimento psicoanalitico francese

18 Gli inizi dell'intrecciarsi di psicoanalisi e politica

18.1 Wilhelm Reich

18.2 Le conseguenze dell'avvento di Hitler al potere

19 Londra nuova capitale della psicoanalisi

19.1 Anna Freud e la psicologia dell'Io

19.2 Melanie Klein e la psicoanalisi delle relazioni oggettuali

19.3 Anna Freud, Melanie Klein e gli Indipendenti: un confronto interno alla psicoanalisi freudiana

20 Wilfred Bion: dalla psicoanalisi kleiniana alla psicoanalisi di gruppo

21 Diffusione della psicoanalisi in America

22 La condanna della psicoanalisi da parte del Vaticano

23 La fortuna della psicoanalisi dell'Io in America

24 Lacan o il trionfo della psicoanalisi in Francia

24.1 Il programma lacaniano del "ritorno a Freud"

25 La psicologia del Sé

26 La psicoanalisi femminista

27 La psicoanalisi interpersonale

28 La psicoanalisi intersoggettiva

29 Conclusioni

29.1 La storia della psicoanalisi dal punto di vista della sola teoria

29.1.1 Da una psicologia pulsionale ad una psicologia relazionale

29.2 Situazione attuale della psicoanalisi o l'avvenire di una scienza

29.2.1 Dal contenuto rimosso al soggetto rimovente

29.2.2 Non è che l'inizio...

30 Cronologia

31 Bibliografia

31.1 Bibliografia storica

31.2 Bibliografia sulla vita di esponenti del movimento psicoanalitico

31.3 Bibliografia generale

31.4 Il caso Spielrein

32 Filmografia

33 Voci correlate

34 Collegamenti esterni

In storia della psicoanalisi si raccoglie il racconto storico di quel vasto movimento di pensiero che ha fatto il suo esordio all'alba del Novecento e ha avuto nel lavoro del medico viennese Sigmund Freud il punto di partenza.

Se agli inizi questo movimento sembrava costituire una rivoluzione nell'ambito della sola psichiatria, ben presto ci si ricredette sulla portata dell'influenza ch'esso avrebbe esercitato. Ci si dovette ricredere soprattutto di quanto la psicoanalisi andava smentendo con il suo impegno metodico e quotidiano: delle impressioni di moda passeggera, legate alla nuova scienza psicoanalitica nascente. Il vecchio secolo è passato, molte idee legate al Novecento hanno perso molto del loro iniziale seguito o sono pressoché scomparse, ma la psicoanalisi è ancora qui, trasformata dal suo stesso lavoro, e forse, proprio per questo, più viva che mai.

-1895: la rivoluzione psicoanalitica

Con il termine di "terza rivoluzione" Freud intendeva riferirsi al cambiamento da lui avviato con la formulazione del concetto di "inconscio" quale elemento fondante la struttura psichica dell'uomo e quale movente essenziale del suo comportamento.

 

Parlando di "terza rivoluzione" intendeva alludere alle altre due umiliazioni culturali che l'identità egoica dell'uomo aveva dovuto subire, ad opera di Copernico prima, e quella più recente e non ancora digerita da parte di Darwin.

 

Tutto ebbe inizio nel 1895. In quell'anno di svolta nella storia del pensiero e dell'umanità, due medici viennesi specializzati in neurologia, il dottor Sigmund Freud e il dottor Josef Breuer pubblicarono gli "Studi sull'isteria".

 

Come tutti sanno ormai, in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma; così anche la psicoanalisi non nasce dal nulla, ma ha anch'essa una sua preistoria nella quale un movimento lento del pensiero prepara impercettibilmente le basi per la nascita, quando tutto è pronto, di questa nuova scienza.

 

 

-La preistoria della psicoanalisi

Se volessimo ricercare le radici della psicoanalisi, bisognerebbe risalire al medico tedesco Franz Mesmer (1734 - 1815) e alla sua teoria del magnetismo; alla relativa applicazione concreta nell'ipnotismo e nella suggestione ipnotica e all'evoluzione susseguente della sua metodica ad opera del mesmerismo. Si tenga anche presente l'influenza sul suo pensiero delle elaborazioni di un'altro medico e alchimista svizzero, di cui proprio Mesmer al tempo era tra i più esperti conoscitori, Paracelso (1493 - 1541), a cui si deve la teoria della simmetria tra microcosmo e macrocosmo.

-La prima cellula psicoanalitica: il circolo di Freud

 

Sigmund Freud

Tuttavia fu a partire dal 1902, e per alcuni anni a seguire, che Freud cominciò a prendere l'abitudine di organizzare degli incontri a casa sua con un gruppo di medici che, venuti a conoscenza delle sue elaborazioni teoriche, manifestavano il loro interesse per la psicoanalisi.

 

Tra questi psicoanalisti della prima ora, che costituirono la prima cellula psicoanalitica cui diedero nome "Circolo di Freud", vi erano in particolare Alfred Adler (1870-1937) e Wilhelm Stekel (1868-1940).

 

 

-La Società Psicoanalitica di Vienna

Siccome questi incontri di norma si tenevano tutti i mercoledì sera, presero il nome di "riunioni del mercoledì sera", e continuarono sino alla costituzione nel 1907 a Vienna della prima Societa psicoanalitica ufficiale, che ebbe Freud come primo presidente. In seguito aderirono anche Federn e psicologi non medici, tra cui Victor Tausk, H. Sachs, H. Silberer.

 

I primi aderenti stranieri che furono invitati dalla Società furono Carl Gustav Jung e Ludwig Binswanger, due psichiatri allora sconosciuti del prestigioso manicomio della città di Zurigo in Svizzera, Karl Abraham dalla Germania, che temporaneamente lavorava nello stesso istituto psichiatrico dei suoi colleghi Jung e Binswanger, H.A.Brill dagli Stati Uniti ed Ernest Jones dall'Inghilterra.

 

 

-La psicoanalisi esce dal ghetto: Carl Gustav Jung

 Per approfondire, vedi la voce Carl Gustav Jung.

 

Come molti studiosi della storia di questo movimento sostengono, l'arrivo di questo psichiatra, proveniente da uno dei più prestigiosi istituti psichiatrici, quello di Zurigo, è stato decisivo; decisivo non soltanto per un rilancio della psicoanalisi a livello teorico, ma anche a livello organizzativo e come movimento in espansione.

 

Ciò accadde nel 1906 quando il dottor Jung, dopo aver letto i saggi di Freud sui sogni, il metodo associativo, la sua certezza dell'eziologia sessuale delle nevrosi, intraprese dapprima una corrispondenza con il neurologo di Vienna e quindi lo incontrarò personalmente. 

 

Dell'amicizia tra i due psicologi del profondo, di cui tanto si è parlato esasperando ora uno ora l'altro aspetto del loro dissidio seguente, rimane come documentazione il carteggio tra loro intercorso dal 1906 sino al 1913, anno della rottura.

-L'incontro di Jung con il "diavolo" sulla via della psicoanalisi

In quel momento dello sviluppo del pensiero psicoanalitico, Freud subiva un forte ostracismo a oltranza negli ambienti accademici che, pur conoscendolo, non pronunciavano nemmeno il suo nome in pubblico. Nello stesso tempo il dottor Jung, quale psichiatra impegnato soprattutto sul fronte della cura della schizofrenia e non delle semplici nevrosi, aveva progettato per sé proprio una carriera accademica. Che fare?

Ecco che in questa storia della psicoanalisi interviene il diavolo come protagonista, come in ogni storia significativa del resto, a suggerire al vero Jung la soluzione al problema:

«Una volta, mentre ero nel mio laboratorio e riflettevo su questi problemi, il diavolo mi suggerì che sarei stato giustificato se avessi pubblicato i risultati dei miei esperimenti e le mie conclusioni senza citare Freud. [...] Ma allora sentii la voce della mia seconda personalità: "Se fai una cosa simile, come se non conoscessi Freud, è un imbroglio. Non si può fondare la propria vita su una menzogna."»

 (Ricordi, sogni, riflessioni - Carl Gustav Jung)

-Jung paladino della psicoanalisi di Freud costi quel che costi

 «Con ciò la questione fu risolta: da allora in poi presi apertamente partito per Freud e lottai per lui.»

 (Ricordi, sogni, riflessioni - Carl Gustav Jung)

Siccome un conferenziere, in un congresso medico tenutosi a Monaco proprio in quei giorni, parlava di nevrosi ossessive evitando deliberatamente di citare il nome di Freud, Jung prese immediatamente l'iniziativa di scrivere un saggio per una rivista medica deplorando il fatto accaduto al congresso ed esponendo la nuova concezione delle nevrosi scaturita dal lavoro di Freud.

Appena pubblicato l'articolo di Jung sulla rivista, allo stesso giunse una lettera di avvertimento di due professori tedeschi, in cui gli comunicavano "che se avessi continuato a stare dalla parte di Freud e a prenderne le difese, avrei rovinato la mia carriera accademica. Risposi: «Se ciò che Freud dice è la verità, sto con lui. Non m'importa nulla della carriera, se questa deve fondarsi su una limitazione delle ricerche e sull'occultamento della verità». E continuai a difendere Freud e le sue idee." (Ricordi, sogni, riflessioni, 1961, Carl Gustav Jung)

STORIA DELLA PSICOANALISI

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STORIA DELLA PSICOLOGIA

Da sinistra a destra: Sigmund Freud, Stanley Hall, C.G.Jung. Fila dietro, da sinistra a destra: Abraham A. Brill, Ernest Jones, Sandor Ferenczi

 

Filippo Melantone

Ernst Heinrich Weber

William James

 

John Locke

Gustav Fechner

Ivan Petrovic Pavlov

 

Charles Darwin

Franz Brentano

Lev Semenovich Vygotsky

 

Sigmund Freud

 

Carl Gustav Jung

 

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>>> STORIA DELLA PSICOLOGIA

INDICE
1 I precursori. Dalla Filosofia...
1.1 Nascita del termine psicologia
1.2 L'empirismo inglese: Jhon Locke
2 ...alla nascita della psicologia scientifica. La Psicologia sul finire del secolo XIX
2.1 Charles Darwin
2.2 Franciscus Donders
2.3 Gustav Theodor Fechner
2.4 Ernst Weber
2.5 Wilhelm Wundt
2.6 Hermann Ebbinghaus
2.7 La Scuola di Wurzburg
2.8 Franz Brentano
3 La Psicologia nella prima metà del '900
3.1 La Psicologia nel nord-America
3.1.1 Lo strutturalismo
3.1.2 Il funzionalismo
3.1.3 Il comportamentismo
3.2 La scuola sovietica
3.2.1 La riflessologia
3.2.2 La Scuola storico-culturale
3.3 La psicologia in Europa
3.3.1 La psicologia della Gestalt
3.3.2 La psicologia dinamica
3.3.2.1 Sigmund Freud e la psicoanalisi
3.3.2.2 Carl Gustav Jung e la psicologia analitica
3.3.2.3 Alfred Adler e la psicologia individuale comparata
4 La psicologia tra gli anni '40 e gli anni '70 del Novecento. Dalla psiche alla mente
4.1 Il neocomportamentismo
4.2 La psicologia sociale
4.2.1 La fine dell'utopia comportamentista
4.2.2 La social cognition
4.3 Il cognitivismo
4.3.1 Watzlawick e la psicologia sistemica
4.3.2 Il cognitivismo HIP: Human Information Processing
4.3.3 Il cognitivismo realista
4.3.4 La scienza cognitiva
4.3.4.1 Gardner
4.4 Il costruttivismo
5 La psicologia sul finire del secolo XX
5.1 Lev Vygotskij in occidente: la riscoperta
5.2 La psicologia fisiologica, la psicofisiologia e la neuropsicologia
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate

>>> STORIA DELLA PSICOLOGIA

 

Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, Ivan Petrovic Pavlov (1849-1936), insegnante all'accademia militare di Pietroburgo, si dedicava a ricerche sui riflessi nervosi. A Pavlov non andava molto a genio la psicologia, perché secondo lui era basata su discorsi fumosi e poco rigorosi.

 Egli cominciò a studiare il condizionamento classico, ovvero una forma semplice di apprendimento. Il condizionamento classico si distingue da quello operativo, utilizzato dagli americani. Per Pavlov un individuo per imparare deve essere ricompensato e punito. Per i suoi esperimenti egli utilizzava dei cani, esponendoli a stimoli, a cui essi avrebbero dovuto rispondere attraverso la salivazione. Egli deviava la saliva dall’interno per farla affluire in appositi contenitori. Tramite fistole salivari creava un contatto del cavo orale con l’esterno. Essi venivano messi in delle apposite torri del silenzio. Attraverso chirografi, Pavlov registrava la quantità di saliva prodotta in ogni momento. Se si metteva del cibo in bocca al cane, esso rispondeva con la salivazione, mentre il chirografo incrementava la quantità di saliva. Fin qui tutto è normale e non vi è nulla di strano, perciò viene chiamato riflesso incondizionato o assoluto; questo avviene quando uno stimolo proveniente dall’esterno causa una reazione all’interno di un organismo. Pavlov notò che i cani salivavano anche quando sentivano i passi del cameriere che arrivava per dar loro il cibo. Nel momento in cui sentiva i passi avvicinarsi, il cane immaginava il momento in cui avrebbe avuto il cibo in bocca, si aveva una salivazione psichica.

 

Il riflesso condizionato, era invece quel riflesso che dipendeva dalla situazione. Grazie al condizionamento classico, le risposte degli individui possono essere determinate anche da alcuni stimoli che non sono importanti. Pavlov associò il cibo ad altri stimoli come un campanello o delle luci. Il cane si adattava all’ambiente del laboratorio poiché ad alcuni stimoli come il campanello, dopo la salivazione veniva dato il cibo al cane. Pavlov studiò tutte le risposte condizionate e gli stimoli. Così vennero fissati i principi del condizionamento classico, che ottiene una risposta nota da un nuovo stimolo.

 

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- Cancro: psicologia del paziente e dei familiari

- Cancro: Il sostegno psicologico al familiare e al paziente
- Smettere di fumare
- Smettere di fumare semplicemente
- Stress

I DISTURBI D'ANSIA

"dai Sintomi alla Diagnosi, dalla Diagnosi alle cure"

 

 

  Prologo ai disturbi d'ansia

  I diversi disturbi d'ansia

•  Le singole diagnosi per i disturbi d'ansia

  I criteri diagnostici per riconoscere il disturbo d'ansia generalizzata

  Il momento della diagnosi

  Intervenire sull'ansia

  La risposta neurofisiologica agli eventi stressanti

•  Nuove prospettive circa la base anatomica e neurochimica dell'ansia

•  Le alterazioni dei neurotrasmettitori

 

 

 

I farmaci solitamente usati per curare i pazienti con disturbi d'ansia sono le benzodiazepine, gli antidepressivi e il nuovo composto buspirone.
Le Benzodiazepine: Sono una grande categoria di farmaci relativamente sicuri che hanno effetti contro i sintomi d'ansia e sedativo-ipnotico abbastanza veloci ed efficaci. Le benzodiazepine agiscono sul neurotrasmettitore che utilizza GABA. Le benzodiazepine attualmente più prescritte sono quattro: diazepam, lorazepam, clonazepam ed alprazolam. Ciascuno ora è disponibile nelle formulazioni generiche. Fra questi agenti, alprazolam e lorazepam hanno una durata di efficacia minore e sono rimossi più velocemente. Il clonazepam ha, invece, un periodo d'azione più lungo: fino a 24 ore. Il diazepam ha inoltre metaboliti attivi multipli aumentando così il rischio di effetti di sedazione. Le benzodaiazepine sono, tra i farmaci noti, anche quelli più inoffensivi tuttavia la loro capacità di creare dipendenza, sebbene in misura minore rispetto a quella dei barbiturici, è una caratteristica negativa del farmaco.
Un utilizzo continuo di questo farmaco può far comparire un certo grado di dipendenza e sintomi di astinenza se l'assunzione viene interrotta completamente in modo improvviso.
Si ricordi che, probabilmente a causa dei loro effetti sedativi, potenziano fortemente gli effetti depressivi dell'alcol e dei barbiturici. Importante è sapere, inoltre, che pericolosa può essere l'assunzione contemporanea di una benzodiazepina con un barbiturico o con dosi di sostanze alcoliche.
Aspetto molto importante è che le benzodiazepine rimangono comunque tra i farmaci più inoffensivi e che, a differenza dei barbiturici, difficilmente si riesce ad assumere una dose letale. Prove di laboratorio su ratti, scimmie e gatti hanno dimostrato che assunzioni di benzodiazepine anche mille volte superiori a quelle neccessarie per procurare uno stato di rilassamento fisico e mentale non provocavano assolutamente la morte dell'animale.
Nel 1975 si registrò che negli Stati Uniti ben il 15% della popolazione faceva uso di benzodiapine. A quell'epoca l'ansiolitico commercializzato sotto il nome di -Valium- era il farmaco più venduto in tutto il mondo. Purtroppo gli effetti sedativi delle benzodiazepine e degli ansiolitici in genere capaci di ridare una certa tranquillità agli stati di apprensività ed ansia fanno si che in molti ne facciano un uso inappropriato credendo di poter avallare al farmaco la soluzione dei loro problemi. Frank Berger a questo proposito scriveva :<<Le benzodiazepine sono largamente prescritte solo per facilitare i problemi della normale esistenza. Possono essere efficaci per questo scopo (solo) nella misura in cui appannano la sensibilità agli impatti, ai fastidi e alle frustrazioni della vita di ogni giorno. Quando sono utilizzate in questo modo lo sono, lo sono... non come ansiolitici. Credo difficile credere che la... fiducia in se stessi, necessaria per affrontare i propri problemi, possa essere acquisita ingerendo un farmaco>>.

 

DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATA


La caratteristica essenziale del Disturbo d’Ansia Generalizzato è la presenza di ansia e preoccupazione (attesa apprensiva) eccessive, che si manifestano per la maggior parte del tempo per almeno 6 mesi, nei riguardi di una quantità di eventi o attività (Criterio A). L’individuo ha difficoltà a controllare la preoccupazione (Criterio B). L’ansia e la preoccupazione sono accompagnate da almeno tre sintomi addizionali da un elenco che include irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, tensione muscolare e sonno disturbato (nei bambini è richiesto un solo sintomo addizionale) (Criterio C). L’oggetto dell’ansia e della preoccupazione non è limitato alle manifestazioni di un altro disturbo in Asse I, come avere un Attacco di Panico (come nel Disturbo di Panico, Senza Agorafobia e Con Agorafobia), rimanere imbarazzati in pubblico (come nella Fobia Sociale), essere contaminati (come nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo), essere lontani da casa o dai familiari più stretti (come nel Disturbo d’Ansia di Separazione), aumentare di peso (come nell’Anoressia Nervosa), lamentele fisiche multiple (come nel Disturbo di Somatizzazione) o avere una grave malattia (come nell’Ipocondria), e l’ansia e la preoccupazione non si manifestano esclusivamente durante il Disturbo Post-traumatico da Stress (Criterio D). Sebbene non sempre gli individui con Disturbo d’Ansia Generalizzato possano riconoscere le preoccupazioni come “eccessive”, essi riferiscono un disagio soggettivo dovuto alla preoccupazione costante, hanno difficoltà a controllare la preoccupazione o presentano una conseguente compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti (Criterio E). Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (cioè una droga di abuso, un farmaco, o l’esposizione ad una tossina) o di una condizione medica generale e non si manifesta esclusivamente durante un Disturbo dell’Umore, un Disturbo Psicotico o un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo (Criterio F).

L’intensità, la durata o la frequenza dell’ansia e della preoccupazione sono eccessive rispetto alla reale probabilità o impatto dell’evento temuto. La persona trova difficile impedire che i pensieri preoccupanti interferiscano con l’attenzione ai compiti che sta svolgendo e difficoltà ad interrompere la preoccupazione. Gli adulti con Disturbo d’Ansia Generalizzato spesso si preoccupano per circostanze quotidiane, abitudinarie, come responsabilità lavorative, problemi economici, salute dei familiari, disgrazie per i propri figli o piccole cose (come faccende domestiche, riparazioni all’automobile, far tardi agli appuntamenti). I bambini con Disturbo d’Ansia Generalizzato tendono a preoccuparsi eccessivamente per le proprie capacità o per la qualità delle proprie prestazioni. Durante il corso del disturbo, il centro della preoccupazione può spostarsi da un oggetto ad un altro.

D.S.M  IV TR, Ed. Masson 2000

 

 

 

 

•  Farmacoterapia

•  Ansia e carattere

  "Xanax", ansiolitici e altri affanni

  Ansia dalla prospettiva psicologica

  Interventi per l'ansia

  Teoria cognitiva dell'ansia

  Epilogo

•  Bibliografia

 


 

DEPRESSIONE

 

La caratteristica essenziale di un Episodio Depressivo Maggiore è un periodo di almeno 2 settimane durante il quale è presente depressione dell’umore o perdita di interesse o di piacere per quasi tutte le attività. Nei bambini e negli adolescenti l’umore può essere irritabile anziché triste. L’individuo deve anche presentare almeno altri quattro sintomi di una lista che includa alterazioni dell’appetito o del peso, del sonno e dell’attività psicomotoria; ridotta energia; sentimenti di svalutazione o di colpa; difficoltà a pensare, concentrarsi o prendere decisioni; oppure ricorrenti pensieri di morte o ideazione suicidaria, pianificazione o tentativi di suicidio. Un sintomo, per condurre ad una diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore, deve essere di nuova comparsa o nettamente peggiorato rispetto allo stato premorboso del soggetto. I sintomi devono persistere per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, per almeno 2 settimane consecutive. L’episodio deve essere accompagnato da disagio o menomazione sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento, clinicamente significativi. Per alcuni individui, con episodi più lievi, il funzionamento può apparire normale, ma richiede uno sforzo marcatamente superiore.

L’umore in un Episodio Depressivo Maggiore viene spesso descritto dall’individuo come depresso, triste, senza speranza, scoraggiato o “giù di corda” (Criterio A). In alcuni casi la tristezza può essere inizialmente negata, ma in seguito si può far emergere durante il colloquio (per es., sottolineando che l’individuo sembra in procinto di piangere). In alcuni individui che lamentano di sentirsi “spenti”, di non avere sentimenti, o di sentirsi ansiosi, la presenza dell’umore depresso può essere dedotta dalla mimica e dal comportamento. Alcuni individui enfatizzano lamentele somatiche (per es., algie e dolori) piuttosto che riferire sentimenti di tristezza. Molti soggetti riferiscono o dimostrano un aumento dell’irritabilità (per es., rabbia persistente, una tendenza a rispondere agli eventi con scoppi di ira o a prendersela con gli altri, un esagerato senso di frustrazione di fronte a cose di poco conto). Nei bambini o negli adolescenti si può manifestare un umore irritabile o instabile piuttosto che triste o abbattuto. Questo quadro dovrebbe essere distinto dall’irritabilità di un bambino “viziato” quando viene frustrato.

La perdita di interesse o di piacere è quasi sempre presente, almeno in qualche misura. Gli individui possono riferire di sentirsi meno interessati agli hobby, di “non tenere a niente”, o di non provare divertimento in attività precedentemente considerate come piacevoli (Criterio A2). I familiari spesso notano il ritiro sociale o il rifiuto di occupazioni piacevoli (per es., un accanito giocatore di golf non gioca più, un bambino appassionato di calcio trova scuse per non praticarlo). In alcuni individui si riducono significativamente i livelli precedenti di interesse o di desiderio sessuale.

L’appetito è di solito ridotto, e molti individui sentono di doversi sforzare di mangiare. Altri, in particolare in ambiente ambulatoriale, possono avere un appetito aumentato o ricercare cibi particolari (per es., dolci o altri carboidrati). Quando le alterazioni dell’appetito sono gravi (in qualunque direzione) vi può essere una perdita o un aumento di peso significativi, oppure, nei bambini, si può notare l’incapacità di raggiungere il peso previsto (Criterio A3).

L’insonnia è il disturbo del sonno più comunemente associato con l’Episodio Depressivo Maggiore (Criterio A4). Gli individui presentano tipicamente insonnia centrale (risvegli durante la notte con difficoltà a riprendere sonno), o insonnia terminale (risveglio precoce con incapacità di riprendere sonno). Si può anche verificare insonnia iniziale (difficoltà nell’addormentamento). Meno frequentemente gli individui presentano un eccesso di sonno (ipersonnia), sotto forma di prolungamento del sonno notturno o di aumento del sonno durante il giorno. Talvolta il disturbo del sonno rappresenta il motivo per cui gli individui richiedono il trattamento.

Le alterazioni psicomotorie includono agitazione (per es., incapacità di stare seduti, passeggiare avanti e indietro, stropicciarsi le mani; oppure tirarsi o sfregarsi la pelle, i vestiti, o altri oggetti), oppure rallentamento (per es., eloquio, pensiero e movimenti del corpo rallentati; aumento delle pause prima di rispondere; eloquio caratterizzato da riduzione in volume, inflessioni, quantità, o varietà di contenuti, o mutacismo) (Criterio A5). L’agitazione o il ritardo psicomotorio devono essere abbastanza gravi da poter essere osservati da parte di altri, e non rappresentare semplicemente una sensazione soggettiva.

Sono comuni riduzione dell’energia, astenia, faticabilità (Criterio A6). Il soggetto può riferire una continua stanchezza in mancanza di attività fisica. Anche i più piccoli compiti sembrano richiedere uno sforzo considerevole. Può essere ridotta l’efficienza nello svolgimento dei compiti. Ad esempio un individuo può lamentarsi del fatto che lavarsi e vestirsi al mattino sia faticoso e richieda un tempo doppio rispetto al solito.

Il senso di svalutazione o di colpa associato ad un Episodio Depressivo Maggiore può includere valutazioni negative irrealistiche del proprio valore o preoccupazioni di colpa, o ruminazioni su piccoli errori passati (Criterio A7). Tali individui spesso interpretano eventi quotidiani neutri o insignificanti come riprova di difetti personali e provano un esagerato senso di responsabilità riguardo ad eventi sfavorevoli. Ad esempio, un agente immobiliare può rimproverarsi di non riuscire a vendere anche quando ci sia stato un crollo generale del mercato e gli altri agenti immobiliari siano altrettanto incapaci di vendere. Il senso di svalutazione o di colpa può assumere proporzioni deliranti (per es., un individuo convinto di essere personalmente responsabile della povertà nel mondo). Il rimproverarsi di essere malati e di non riuscire ad assumersi responsabilità lavorative o interpersonali come conseguenza della depressione è molto comune e, se non delirante, non è considerato sufficiente a soddisfare questo criterio.

Molti individui riferiscono una compromissione della capacità di pensare, concentrarsi o prendere decisioni (Criterio A8). Possono apparire facilmente distraibili o lamentarsi di disturbi mnesici. Coloro che hanno compiti accademici o lavorativi che richiedono un impegno intellettivo sono spesso incapaci di funzionare in modo adeguato anche se hanno lievi problemi di concentrazione (per es., un programmatore di computer che non riesce più a svolgere compiti complessi ma precedentemente gestibili). Nei bambini una precipitosa riduzione dei voti può riflettere una scarsa concentrazione. Negli anziani con un Episodio Depressivo Maggiore, i disturbi della memoria possono rappresentare la lamentela principale e possono essere erroneamente interpretati come segni iniziali di demenza (“pseudodemenza”). Quando l’Episodio Depressivo Maggiore viene trattato con successo, i disturbi della memoria spesso scompaiono completamente. Comunque, in alcuni individui, particolarmente persone anziane, un Episodio Depressivo Maggiore può rappresentare la manifestazione iniziale di una demenza irreversibile.

Possono essere presenti frequentemente pensieri di morte, ideazione suicidaria o tentativi di suicidio (Criterio A9). Questi pensieri variano dalla convinzione che gli altri starebbero meglio se la persona fosse morta, a pensieri transitori, ma ricorrenti di suicidarsi, a piani effettivi specifici per compiere il suicidio. La frequenza, l’intensità e la letalità di questi pensieri possono essere piuttosto variabili. Gli individui con minor rischio suicidario possono riferire pensieri transitori (1-2 minuti), ricorrenti (una o due volte a settimana). Gli individui a più grave rischio suicidario possono avere acquistato il materiale (per es., una corda o una pistola) da usare per il tentativo di suicidio e possono avere stabilito un luogo e un tempo in cui rimarranno da soli, così da poter realizzare il suicidio. Sebbene questi comportamenti siano statisticamente associati con i tentativi di suicidio e possano essere utili per identificare un gruppo a rischio elevato, molti studi hanno dimostrato che non è possibile prevedere con precisione se o quando un particolare individuo affetto da depressione tenterà il suicidio. Le motivazioni per il suicidio possono includere un desiderio di rinunciare a fronteggiare ostacoli percepiti come insormontabili o un desiderio intenso di porre fine ad uno stato emotivo estremamente doloroso che viene percepito dal soggetto come interminabile.


D.S.M  IV TR, Ed. Masson 2000

 

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