Quadro clinico
maniacale
L'episodio maniacale ha esordio piu' rapido rispetto a quello
depressivo: e' in genere preceduto da un periodo di
iperattivita', eccessiva contentezza, loquacita' -parametro da
tenere in considerazione in soggetti solitamente riservati-.
Nel periodo di stato, si ha un'elevazione del tono dell'umore,
per cui il paziente appare allegro, euforico: in verita' sono
sufficienti piccole frustrazioni, minimi contrasti perché al
benessere subentri rabbia, irritazione o crisi di pianto di
breve durata.
L'individuo si nasconde in una corazza fragilissima che non lo
protegge affatto, anzi, una volta rotta, lo rende molto piu'
vulnerabile agli stimoli esterni di qualsiasi altra persona. A
questa apparente euforia si associa un incremento dell'attivita'
motoria con il soggetto che non riesce a stare fermo; e'
irrequieto, loquace se non logorroico, ampolloso nel
linguaggio che pero' non maschera la retoricita' dei discorsi
che non hanno senso, che sono vuoti, illogici senza nessi
associativi.
In poco tempo diventa insopportabile e la gente tende ad
allontanarlo ignorando che, quando all'euforia seguira' una
rapida caduta del tono dell'umore, questo atteggiamento potra'
condannare il soggetto a vivere un'esperienza talmente
straziante che solo un gesto estremo potrebbe concludere. Per
il paziente tutto e' realizzabile "Hic et Nunc", ma i
progressivi deficit dell'attenzione, della capacita' di
relazione, di sintesi e di pensiero rendono questo intento
sempre piu' arduo ed e' a questo punto che si accorge che
tutto non va come vorrebbe, che gli altri tendono ad evitarlo,
che tutto comincia a non avere un senso come i discorsi che
pronuncia.
Durante l'episodio maniacale, la sintomatologia
neurovegetativa e' speculare a quella depressiva: si riduce la
necessita' di dormire come pure quella di alimentarsi, perché
il paziente vuole sempre stare attivo per perseguire quel fine
che progressivamente anche ai suoi occhi va
smaterializzandosi; la durata varia da qualche giorno a
qualche mese ed al termine dell'episodio il soggetto ritorna
ad uno stato eutimico o, molto spesso, presa coscienza del
niente che ha perseguito o che ha ottenuto, sprofonda in uno
stato depressivo classico.
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