FARMACI PER L’ANSIA
Farmacoterapia
Il trattamento farmacologico dei disturbi d’ansia hanno lo scopo di alleviare i sintomi, prevenire recidive ed evitare le conseguenze, con la maggiore tollerabilità possibile del farmaco.
Disturbo d’Ansia Generalizzato
Normalmente, si consigliano trattamenti prolungati affinchè possano fornire stabilità clinica.
Antidepressivi
Una delle prime revisioni sistematiche di sperimentazione clinica controllata che utilizzano antidepressivi hanno mostrato un’efficacia comparabile tra benzodiazepine e antidepressivi.
L’efficacia degli antidepressivi (come imipramina, venlafaxina e paroxetina) rispetto al placebo viene rivista attraverso il grado di accettazione i risultati vengono misurati in termini di “nessuna risposta”, “tasso di abbandono” e “effetti collaterali specifici,” dimostrando che non vi sono più probabilità di rispondere alla terapia a breve termine e che gli effetti collaterali sono più comuni nei gruppi trattati con farmaci rispetto al placebo.
I farmaci sertralina e escitalopram, rispetto al placebo, fanno aumentare i tassi di risposta e migliorare i sintomi del disturdo d’ansia generalizzato.
La ricerca di altri antidepressivi, come la duloxetina, per la sua buona tolleranza ed efficacia rispetto al placebo, può far ridurre le alterazioni funzionali dei pazienti e migliorare la loro qualità di vita e del benessere.
Gli antidepressivi possono causare effetti indesiderati come vertigini, nausea, secchezza delle fauci, costipazione e disfunzioni sessuali. Si può dire, però, che la maggior parte di essi (ad eccezione di vertigini e disfunzione sessuale) è diminuita dopo 6 mesi di utilizzo del farmaco. Inoltre, la sospensione brusca del trattamento con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina era associata ad effetti collaterali come vertigini, mal di testa, nausea, vomito, diarrea, disturbi del movimento, insonnia, irritabilità, disturbi visivi, letargia, anoressia e stati di sconforto. Inoltre, con l’uso di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina si deve tener conto di un possibile aumento del rischio di autolesionismo , di suicidio.
Il Ministero della salute segnala che possono presentarsi complicazioni se assunto durante la gravidanza: malformazioni congenite, soprattutto cardiache, se paroxetina è usato nel primo trimestre di gravidanza, aumentando la loro categoria di rischio in gravidanza. Inoltre, l’assunzione di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, nelle ultime fasi della gravidanza, può portare ai neonati problemi interferenti con il sistema respiratorio e parasimpatico, di adattamento neonatale e ipoglicemia.
Per ridurre il rischio di effetti negativi neonatali, è consigliabile utilizzare la dose più bassa e nel minore tempo possibile di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e, dove possibile, in monoterapia.
Quando il trattamento viene interrotto, tra i 6 e i 12 mesi dopo la sospensione, vi è il rischio di recidiva dal 20% al 40%. Si propone pertanto che il trattamento sia a lungo termine.
Per la venlafaxina vi è una maggiore probabilità di interruzione del trattamento a causa di effetti collaterali ed un costo superiore rispetto agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Inoltre, con una dose terapeutica superiore (non superare la dose raccomandata di 75 mg / die) si avvertono effetti tossici e ipertesi. Questo farmaco, però, non deve essere prescritto a pazienti ad alto rischio di aritmie cardiache o di infarto del miocardio.
Quando la risposta al dosaggio ottimale di uno degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina è inadeguata o non sono ben tollerati, si dovrebbe passare ad un altro inibitore selettivo. Se non vi è alcun miglioramento dopo 8-12 settimane di trattamento, è possibile utilizzare un altro farmaco con un diverso meccanismo di azione.
Durante la gravidanza, la scelta del trattamento deve essere considerata in modo tale che i potenziali vantaggi per la madre superino i possibili rischi per il feto. Per ridurre il potenziale rischio di effetti avversi neonatali, infatti, è consigliabile utilizzare la più bassa dose di farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, la durata più breve possibile di trattamento possibile e in monoterapia.
Nel prescrivere gli antidepressivi, i pazienti devono essere informati degli obiettivi terapeutici, della durata del trattamento, dei possibili effetti collaterali e dei rischi di
sospensione brusca del trattamento, il costo e l’efficacia.
Ansiolitici: benzodiazepine
Alprazolam, bromazepam, lorazepam e diazepam si sono dimostrati efficaci nel trattamento del disturbo d’ansia generalizzato.
Le benzodiazepine producono un sollievo iniziale nei sintomi di ansia, ma i loro effetti non differiscono in modo significativo da quelli ottenuti con placebo dopo 4 -6 settimane di trattamento.
Gli effetti collaterali osservati sono: la sedazione, gli incidenti stradali ed effetti di sospensione. Durante la gravidanza, la scelta del trattamento deve essere considerata in modo tale che i potenziali vantaggi per la madre superino i possibili rischi per il feto. Per ridurre il potenziale rischio di effetti avversi neonatali, infatti, è consigliabile utilizzare la più bassa dose di farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina , la durata più breve possibile di trattamento possibile e in monoterapia. Se sono necessarie concentrazioni più elevate, la dose giornaliera dovrebbe essere divisa in due o tre dosi, sempre evitando l’uso durante il primo trimestre. Nelle fasi avanzate della gravidanza o durante l’allattamento, le benzodiazepine possono causare effetti avversi nei neonati, come l’ipotonia neonatale, la sindrome da astinenza, la sedazione e l’ipotermia.
Per la sua efficacia e gli effetti negativi descritti, l’uso a breve termine è consigliabile per non più di 2-4 settimane, soprattutto quando è fondamentale il controllo dei sintomi e mentre si attende la risposta ai benefici del trattamento con antidepressivi o dalla terapia cognitivo -comportamentale.
Altri farmaci: buspirone, anticonvulsivanti, idrossizina, antipsicotici atipici.
Altri antidepressivi come la mirtazapina, il citalopram, lo trazodone e il bupropione a lento rilascio, anticonvulsivanti come la tiagabina, il riluzolo (farmaco utilizzato nella sclerosi laterale amiotrofica), e nuovi ansiolitici come la deramcyclane possono avere una certa efficacia, anche se è necessaria la sperimentazione clinica.
Sconsigliati: I beta-bloccanti (propranololo) in quanto non risultano più efficaci del placebo.
Articolo a cura: Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
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