In storia della psicoanalisi
si raccoglie il racconto storico di quel vasto movimento di
pensiero che ha fatto il suo esordio all'alba del Novecento e
ha avuto nel lavoro del medico viennese Sigmund Freud il punto
di partenza.
Se agli inizi questo movimento
sembrava costituire una rivoluzione nell'ambito della sola
psichiatria, ben presto ci si ricredette sulla portata
dell'influenza ch'esso avrebbe esercitato. Ci si dovette
ricredere soprattutto di quanto la psicoanalisi andava
smentendo con il suo impegno metodico e quotidiano: delle
impressioni di moda passeggera, legate alla nuova scienza
psicoanalitica nascente. Il vecchio secolo è passato, molte
idee legate al Novecento hanno perso molto del loro iniziale
seguito o sono pressoché scomparse, ma la psicoanalisi è
ancora qui, trasformata dal suo stesso lavoro, e forse,
proprio per questo, più viva che mai.
Per approfondimenti sulle
elaborazioni teoriche dei vari esponenti di questo movimento
si possono consultare le voci specifiche, mentre qui si tratta
solo della divulgazione e dell'espansione del movimento
psicoanalitico e delle sue teorizzazioni a partire dalla città
di Vienna, dove operava il padre fondatore di questa
disciplina. Si tratta anche del suo radicarsi ed espandersi,
non solo a livello territoriale nelle culture locali e
linguistiche specifiche, ma anche dell'inserirsi del suo
linguaggio e del suo proprio paradigma nelle varie scienze,
filosofie, teologie e arti, dalla letteratura, alla pittura al
cinema; in breve, della progressiva colonizzazione da parte
della psicoanalisi della cultura del Novecento e di quella
contemporanea.
1 1895: la rivoluzione
psicoanalitica
2 La preistoria della
psicoanalisi
2.1 L'ipnosi
2.2 Le libere associazioni
d'idee
3 Il metodo psicoanalitico: la
verità del linguaggio del sogno come scienza
3.1 La nascita della
psicoanalisi
3.2 Gli inizi del movimento
psicoanalitico
3.2.1 La prima cellula
psicoanalitica: il circolo di Freud
3.2.2 La Società
Psicoanalitica di Vienna
4 La psicoanalisi esce dal
ghetto: Carl Gustav Jung
4.1 L'incontro di Jung con il
"diavolo" sulla via della psicoanalisi
4.2 Jung paladino della
psicoanalisi di Freud costi quel che costi
4.3 L'investitura di Jung a
"Principe" della psicoanalisi
5 Transfert e psicoanalisi:
storie d'amore sull'altare della psicoanalisi
5.1 "Anna O." — una storia
d'amore con il dottor Breuer alla radice della nuova scienza
5.2 Innamorata del dottor Jung:
Sabine Spielrein
6 L'opposizione alla
psicoanalisi in Europa
7 La psicoanalisi sbarca negli
Stati Uniti
8 L'internazionale della
psicoanalisi
9 Alfred Adler: il primo
dissidente
10 Carl Gustav Jung: il
tradimento del delfino
10.1 Alle radici del dissidio
Freud-Jung: l'interpretazione dell'incesto e della vicenda
edipica
10.2 Un ponte tra psicoanalisi
e scienza fisica: il concetto in Jung della libido come
energia
10.3 Pregiudizi sul
significato della sessualità nella teoria psicoanalitica di
Jung
10.4 Precisazioni di Freud sul
carattere sessuale della libido
10.5 Jung e la sua grande
paura di un naufragio nella psicosi
10.6 Diffusione della
psicoanalisi junghiana a livello mondiale
11 La psicoanalisi
esistenziale
12 La società psicoanalitica
tedesca
13 Georg Groddeck lo
"psicoanalista selvaggio"
14 Altri dissidenti
14.1 La causa psicoanalitica e
i suoi caduti
15 La prima cattedra
universitaria di psicoanalisi
16 La psicoanalisi arriva in
Italia
16.1 Trieste capitale italiana
della psicoanalisi
16.2 Psicoanalisi e
letteratura italiana
16.3 La psicoanalisi di
orientamento junghiano a Roma
16.4 Sviluppi della
psicoanalisi di orientamento junghiano dopo Bernhard
16.5 L'inconscio universale e
l'intersoggettività oltre il tabù dell'incesto
17 Il movimento psicoanalitico
francese
18 Gli inizi dell'intrecciarsi
di psicoanalisi e politica
18.1 Wilhelm Reich
18.2 Le conseguenze
dell'avvento di Hitler al potere
19 Londra nuova capitale della
psicoanalisi
19.1 Anna Freud e la
psicologia dell'Io
19.2 Melanie Klein e la
psicoanalisi delle relazioni oggettuali
19.3 Anna Freud, Melanie Klein
e gli Indipendenti: un confronto interno alla psicoanalisi
freudiana
20 Wilfred Bion: dalla
psicoanalisi kleiniana alla psicoanalisi di gruppo
21 Diffusione della
psicoanalisi in America
22 La condanna della
psicoanalisi da parte del Vaticano
23 La fortuna della
psicoanalisi dell'Io in America
24 Lacan o il trionfo della
psicoanalisi in Francia
24.1 Il programma lacaniano
del "ritorno a Freud"
25 La psicologia del Sé
26 La psicoanalisi femminista
27 La psicoanalisi
interpersonale
28 La psicoanalisi
intersoggettiva
29 Conclusioni
29.1 La storia della
psicoanalisi dal punto di vista della sola teoria
29.1.1 Da una psicologia
pulsionale ad una psicologia relazionale
29.2 Situazione attuale della
psicoanalisi o l'avvenire di una scienza
29.2.1 Dal contenuto rimosso
al soggetto rimovente
29.2.2 Non è che l'inizio...
30 Cronologia
31 Bibliografia
31.1 Bibliografia storica
31.2 Bibliografia sulla vita
di esponenti del movimento psicoanalitico
31.3 Bibliografia generale
31.4 Il caso Spielrein
32 Filmografia
33 Voci correlate
34 Collegamenti esterni
-1895: la rivoluzione
psicoanalitica
Con il termine di "terza
rivoluzione" Freud intendeva riferirsi al cambiamento da lui
avviato con la formulazione del concetto di "inconscio" quale
elemento fondante la struttura psichica dell'uomo e quale
movente essenziale del suo comportamento.
Parlando di "terza
rivoluzione" intendeva alludere alle altre due umiliazioni
culturali che l'identità egoica dell'uomo aveva dovuto subire,
ad opera di Copernico prima, e quella più recente e non ancora
digerita da parte di Darwin.
Tutto ebbe inizio nel 1895. In
quell'anno di svolta nella storia del pensiero e dell'umanità,
due medici viennesi specializzati in neurologia, il dottor
Sigmund Freud e il dottor Josef Breuer pubblicarono gli "Studi
sull'isteria".
Come tutti sanno ormai, in
natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si
trasforma; così anche la psicoanalisi non nasce dal nulla, ma
ha anch'essa una sua preistoria nella quale un movimento lento
del pensiero prepara impercettibilmente le basi per la
nascita, quando tutto è pronto, di questa nuova scienza.
-La preistoria della
psicoanalisi
Se volessimo ricercare le
radici della psicoanalisi, bisognerebbe risalire al medico
tedesco Franz Mesmer (1734 - 1815) e alla sua teoria del
magnetismo; alla relativa applicazione concreta nell'ipnotismo
e nella suggestione ipnotica e all'evoluzione susseguente
della sua metodica ad opera del mesmerismo. Si tenga anche
presente l'influenza sul suo pensiero delle elaborazioni di
un'altro medico e alchimista svizzero, di cui proprio Mesmer
al tempo era tra i più esperti conoscitori, Paracelso (1493 -
1541), a cui si deve la teoria della simmetria tra microcosmo
e macrocosmo.
-L'ipnosi
«L'interpretazione dei sogni
[è] la via maestra per la conoscenza delle attività inconsce
della mente»
Storicamente fu invece il
metodo ipnotico-suggestivo, appreso seguendo i corsi di
Charcot, illustre neuropsichiatra alla Salpetriere di Parigi,
il primo modo che Freud adottò per riuscire a giungere ai
contenuti profondi dell'inconscio.
Tale metodo tuttavia
presentava dei limiti, per cui venne perfezionato insieme al
professor Breuer nel metodo ipnotico-catartico.
-Le libere associazioni d'idee
In seguito Freud passò alla
tecnica delle libere associazioni senza censura alcuna operata
dalla ragione, metodo che andò precisandosi lentamente tra il
1892 e il 1895.
Inevitabilmente queste
associazioni conducevano molto spesso a ricordi di sogni.
Freud capì ben presto che questi sogni dei pazienti, a cui le
libere associazioni così spesso rimandavano, dicevano molte
cose al riguardo di ciò che egli andava da tempo cercando al
di là del singolo paziente: era nata la psicoanalisi.
-Il metodo psicoanalitico: la
verità del linguaggio del sogno come scienza
Per approfondire, vedi la
voce L'interpretazione dei sogni.
In piena crisi dovuta alla
recente morte del padre, aggravata dal rapporto divenuto
d'incomprensione con il suo più caro amico, il medico-otorino
Dottor Fliess, allora l'unico interlocutore valido delle sue
ricerche psicoanalitiche, Freud pubblicò "L'interpretazione
dei sogni", che venne dato alle stampe nell'anno 1899. Esso
rappresenta anche il punto di arrivo della sua autoanalisi,
iniziata nel 1897.
Di questo libro, pietra
miliare della storia del movimento psicoanalitico, così Freud
scriveva:
«Durante i lunghi anni in cui
mi sono occupato dei problemi delle nevrosi, sono stato spesso
assalito da dubbi e talvolta scosso nelle mie convinzioni. Ma
ogni volta "L'interpretazione dei sogni" mi restituiva la
certezza.»
(Prefazione alla II edizione
de L'interpretazione dei sogni - Sigmund Freud)
Qui evidentemente ci troviamo
di fronte a qualcosa più potente della ragione, o che comunque
non si fa assoggettare a questa. Forse è proprio per questo
che molti scienziati, filosofi, epistemologi competenti, pur
avendo letto attentamente Freud non ci hanno capito nulla: la
psicoanalisi infatti è una esperienza reale che trasforma chi
la fa realmente. Del resto costoro sono in buona compagnia,
visto che nemmeno Freud credeva in Freud. Allorché, attraverso
il sogno, si manifestava la Grande Ragione proveniente dalle
profondità oscure dell'inconscio, allora diversamente da
questi epistemologi, Freud riusciva nell'intento di mettere
tra parentesi la piccola ragione di Freud e così ritrovava,
come lui stesso testimoniava, la certezza della ragione senza
più dubbi.
Ritorneranno i dubbi ma Freud
conoscerà adesso la strada maestra per raggiungere la vera
scienza.
-La nascita della psicoanalisi
Il celebre divano del
fondatore della psicoanalisi, ora al Freud Museum di Londra
Per convenzione si usa datare
la nascita della psicoanalisi con la prima interpretazione
esaustiva di un sogno scritta da Freud: si trattò di un suo
sogno personale della notte tra il 23 e il 24 luglio 1895, e
riportato anche ne L'interpretazione dei sogni come "il sogno
dell'iniezione di Irma". Questa sua interpretazione
rappresentò l'inizio dello sviluppo della teoria freudiana sul
sogno. Il metodo per accedere ai contenuti dell'inconscio,
costituito dall'analisi dei sogni, segna infatti l'abbandono
del metodo ipnotico utilizzato fino a questa nuova fase.
Altri legano invece la nascita
della psicoanalisi alla prima volta in cui Freud usò il
termine "psicoanalitico", e cioè nel 1896, dopo aver già
svolto un'esperienza di 10 anni nel settore della
psicopatologia, quando scrisse due articoli nei quali per la
prima volta parla esplicitamente di "psicoanalisi" per
descrivere il suo metodo di ricerca e trattamento terapeutico.
Per completare il quadro, c'è
infine chi propone, benché l'uso del termine sia antecedente,
la data di pubblicazione dell'"Interpretazione dei sogni"
(1900), in quanto è proprio l'interpretazione dei sogni la via
maestra che la psicoanalisi adotta per accedere ai misteri
dell'inconscio e al suo specifico linguaggio, dopo aver
lasciato alla preistoria della psicoanalisi il suo primitivo
metodo ipnotico.
-Gli inizi del movimento
psicoanalitico
Per approfondire, vedi la
voce Sigmund Freud.
Per molto tempo la
psicoanalisi era incarnata dal solo Freud, che aveva, come
unico interlocutore delle scoperte che andava facendo, il suo
amico intimo il dottor Wilhelm Fliess. Furono altri due medici
viennesi, i dottori Max Kahane e Rudolf Reiter, i primi a
manifestare a Freud il loro interessamento per la
psicoanalisi.
-La prima cellula
psicoanalitica: il circolo di Freud
Sigmund Freud
Tuttavia fu a partire dal
1902, e per alcuni anni a seguire, che Freud cominciò a
prendere l'abitudine di organizzare degli incontri a casa sua
con un gruppo di medici che, venuti a conoscenza delle sue
elaborazioni teoriche, manifestavano il loro interesse per la
psicoanalisi.
Tra questi psicoanalisti della
prima ora, che costituirono la prima cellula psicoanalitica
cui diedero nome "Circolo di Freud", vi erano in particolare
Alfred Adler (1870-1937) e Wilhelm Stekel (1868-1940).
-La Società Psicoanalitica di
Vienna
Siccome questi incontri di
norma si tenevano tutti i mercoledì sera, presero il nome di
"riunioni del mercoledì sera", e continuarono sino alla
costituzione nel 1907 a Vienna della prima Societa
psicoanalitica ufficiale, che ebbe Freud come primo
presidente. In seguito aderirono anche Federn e psicologi non
medici, tra cui Victor Tausk, H. Sachs, H. Silberer.
I primi aderenti stranieri che
furono invitati dalla Società furono Carl Gustav Jung e Ludwig
Binswanger, due psichiatri allora sconosciuti del prestigioso
manicomio della città di Zurigo in Svizzera, Karl Abraham
dalla Germania, che temporaneamente lavorava nello stesso
istituto psichiatrico dei suoi colleghi Jung e Binswanger,
H.A.Brill dagli Stati Uniti ed Ernest Jones dall'Inghilterra.
-La psicoanalisi esce dal
ghetto: Carl Gustav Jung
Per approfondire, vedi la
voce Carl Gustav Jung.
Come molti studiosi della
storia di questo movimento sostengono, l'arrivo di questo
psichiatra, proveniente da uno dei più prestigiosi istituti
psichiatrici, quello di Zurigo, è stato decisivo; decisivo non
soltanto per un rilancio della psicoanalisi a livello teorico,
ma anche a livello organizzativo e come movimento in
espansione.
Ciò accadde nel 1906 quando il
dottor Jung, dopo aver letto i saggi di Freud sui sogni, il
metodo associativo, la sua certezza dell'eziologia sessuale
delle nevrosi, intraprese dapprima una corrispondenza con il
neurologo di Vienna e quindi lo incontrarò personalmente.
Dell'amicizia tra i due
psicologi del profondo, di cui tanto si è parlato esasperando
ora uno ora l'altro aspetto del loro dissidio seguente, rimane
come documentazione il carteggio tra loro intercorso dal 1906
sino al 1913, anno della rottura.
-L'incontro di Jung con il
"diavolo" sulla via della psicoanalisi
In quel momento dello sviluppo
del pensiero psicoanalitico, Freud subiva un forte ostracismo
a oltranza negli ambienti accademici che, pur conoscendolo,
non pronunciavano nemmeno il suo nome in pubblico. Nello
stesso tempo il dottor Jung, quale psichiatra impegnato
soprattutto sul fronte della cura della schizofrenia e non
delle semplici nevrosi, aveva progettato per sé proprio una
carriera accademica. Che fare?
Ecco che in questa storia
della psicoanalisi interviene il diavolo come protagonista,
come in ogni storia significativa del resto, a suggerire al
vero Jung la soluzione al problema:
«Una volta, mentre ero nel
mio laboratorio e riflettevo su questi problemi, il diavolo mi
suggerì che sarei stato giustificato se avessi pubblicato i
risultati dei miei esperimenti e le mie conclusioni senza
citare Freud. [...] Ma allora sentii la voce della mia seconda
personalità: "Se fai una cosa simile, come se non conoscessi
Freud, è un imbroglio. Non si può fondare la propria vita su
una menzogna."»
(Ricordi, sogni, riflessioni
- Carl Gustav Jung)
-Jung paladino della
psicoanalisi di Freud costi quel che costi
«Con ciò la questione fu
risolta: da allora in poi presi apertamente partito per Freud
e lottai per lui.»
(Ricordi, sogni, riflessioni
- Carl Gustav Jung)
Siccome un conferenziere, in
un congresso medico tenutosi a Monaco proprio in quei giorni,
parlava di nevrosi ossessive evitando deliberatamente di
citare il nome di Freud, Jung prese immediatamente
l'iniziativa di scrivere un saggio per una rivista medica
deplorando il fatto accaduto al congresso ed esponendo la
nuova concezione delle nevrosi scaturita dal lavoro di Freud.
Appena pubblicato l'articolo
di Jung sulla rivista, allo stesso giunse una lettera di
avvertimento di due professori tedeschi, in cui gli
comunicavano "che se avessi continuato a stare dalla parte di
Freud e a prenderne le difese, avrei rovinato la mia carriera
accademica. Risposi: «Se ciò che Freud dice è la verità, sto
con lui. Non m'importa nulla della carriera, se questa deve
fondarsi su una limitazione delle ricerche e sull'occultamento
della verità». E continuai a difendere Freud e le sue idee."
(Ricordi, sogni, riflessioni, 1961, Carl Gustav Jung)
-L'investitura di Jung a
"Principe" della psicoanalisi
Benché Jung avesse già fatto
presente a Freud come forse sarebbe stato meglio utilizzare il
concetto di libido, da intendersi come energia psichica
astratta, senza identificarla totalmente con la sessualità, il
maestro Freud gli risponde comunque per incoraggiarlo nella
via intrapresa di mettersi anima e corpo al servizio della
nuova scienza:
«Per come La conosco, Lei può
meglio di chiunque altro continuare a portare a termine il mio
lavoro.»
(Lettera del dottor Freud al
dottor Jung del 7 aprile 1907)
Questa era ovviamente
l'opinione del padre della psicoanalisi su Jung, ma gli altri
fratelli della famiglia psicoanalitica, divenuta nel frattempo
numerosa, non la pensavano così, in particolare gli
psicoanalisti viennesi. Essi ebbero modo di mostrare il loro
disappunto per questa investitura, ma Freud, per quanto
riguardava il gruppo di Zurigo, riteneva che Bleuler avesse
preso semplicemente a prestito la psicoanalisi per corroborare
la sua teoria psichiatrica, mentre riteneva che Jung fosse
divenuto un vero psicoanalista. Così Freud si mostrò sempre
molto paziente con Jung, sino a che questi non esagerò e Freud
dovette ricorrere ai ripari per salvaguardare la direzione
originaria del movimento.
-Transfert e psicoanalisi:
storie d'amore sull'altare della psicoanalisi
Le storie d'amore a cui qui ci
si riferisce sono tante; tutte quelle nate agli esordi della
psicoanalisi e anche dopo. Esse hanno dovuto trascendere se
stesse nella direzione dello sviluppo di questa neonata
scienza, già fin troppo scandalosa per il mondo. Al di là del
buon nome della psicoanalisi, che si doveva comunque
difendere, tale trascendimento in nome della scienza quale
nuovo amore (o per dirla nel gergo psicoanalitico: la parola
quale nuovo gradiente della libido) costituiva il metodo
stesso psicoanalitico, la sua essenza e la condizione del suo
sviluppo al di là dei transfert presenti nella normale vita
quotidiana.
Né ci si deve meravigliare di
questi accadimenti, poiché questa scienza è fondamentalmente
una relazione umana e non una relazione superficiale o
prettamente utilitaristica o di servizio. La psicoanalisi è
una relazione umana gratuita (nel senso che non ha alcun altro
scopo che esula dalla relazione medesima e della sua
evoluzione), quindi in essa si mettono per forza di cose in
gioco forze che normalmente non sono attivate, venendo a
mancare anche molti pretesti, che obbligano i partner della
relazione psicoanalitica situarsi nel cuore stesso della
relazione e del suo vero senso. È proprio per queste e altre
ragioni che molte relazioni psicoanalitiche sono molto più
erotiche di certi amori del mondo.
Di queste storie, due in
particolare sono le più conosciute. Entrambe si sono svolte
agli albori della fondazione di questa nuova scienza: quella
tra Anna O. (il cui vero nome era Berta Pappenheim) e il
dottor Breuer e quella tra l'allora promettente dottor Carl
Gustav Jung e Sabine Spielrein.
-"Anna O." — una storia
d'amore con il dottor Breuer alla radice della nuova scienza
Bertha Pappenheim (1856-1936)
presentava sintomi di tipo isterico. Aveva ventuno anni quando
entrò in cura dal professor Joseph Breuer, di cui Freud era
amico oltre che allievo e principale collaboratore. Il
trattamente psicoterapeutico si svolse tra il 1880 e il 1882 e
il suo caso clinico, sotto lo pseudonimo di "Anna O.", venne
presentato nel 1895 in "Studi sull'isteria" di Breuer e Freud.
Breuer utilizzava il metodo
ipnotico in maniera originale, tanto che Anna O. coniò il
termine "cura con le le parole" per descrivere la terapia.
Con questo metodo dell'ipnosi
catartica Breuer riuscì ad individuare i sintomi della
paziente ed eliminarli uno ad uno, sino a che accadde un
imprevisto di percorso: la paziente, che presentava fin
dapprincipio pulsioni erotiche riferite alla persona del
padre, il procedere del trattamento le trasferì sulla figura
del medico che l'aveva in cura. La situazione si presentava
ancora in gran parte sotto controllo, quando inaspettatamente
segni di una gravidanza isterica vennero manifestati dalla
paziente, la quale cominciò a dichiarare che stava aspettando
un figlio dal terapeuta.
Il prof. Breuer, oltre che
stimata personam era uno psichiatra di gran valore ed esperto,
ma la nuova scienza psicoanalitica muoveva appena i suoi primi
passi, sicché egli, spaventato, abbandonò Vienna lasciando la
paziente in piena crisi. Breuer pregò il suo miglior allievo,
il dottor Freud, di rilevare questa paziente così pericolosa
per il suo buon nome e di salvare la sua famiglia da un
naufragio.
Freud accettò di farsi carico
del caso di Berta Pappenheim, e in seguito ne raccontò in uno
dei suoi scritti dove introduceva i concetti analitici di
‘transfert' e ‘controtransfert'. Tale caso clinico entrò nella
storia della psicoanalisi con il nome di "caso di Anna O".
Molti concetti o elaborazioni
della psicoanalisi sono stati o modificati o abbandonati nel
tempo, ma i concetti di "transfert" e "controtransfert" invece
diventeranno sempre più centrali sino ad arrivare alle più
attuali elaborazioni della corrente detta di psicoanalisi
intersoggettiva. In essa i due concetti scaturiti dal "caso di
Anna O." svolgono un ruolo preponderante sia nel condurre la
terapia sia nell'elaborazione teorica dell'esperienza
psicoanalitica.
Berta Pappenheim rimane una
dei grandi sconosciuti eroi della psicoanalisi, che con il
loro dramma personale e le loro sofferenze, inconsapevolmente
hanno costituito materia prima nel costruire i concetti
operativi fondamentali della nuova scienza umana. Divenuta
finalmente adulta in tutti i sensi, si rivelò essere una
persona straordinaria e divenne famosa per essersi occupata
dell'infanzia operando nella costruzione della prima rete di
asili infantili austriaca. Fu anche direttrice di un
orfanotrofio a Francoforte e, oltre a essersi dedicata a studi
sociologici attinenti alla prostituzione, fu militante e
fondatrice della "Lega ebraica delle donne".
Nel 1954 la Repubblica
Federale Tedesca, per rendere omaggio alla sua memoria, diede
alle stampe un francobollo a lei dedicato.
-Innamorata del dottor Jung:
Sabine Spielrein
Questa storia d'amore, che
vede coinvolti anche la moglie del giovane medico svizzero e
il dottor Freud come consulente di Jung nella faccenda, oltre
che amico di Sabine, è stata portata sugli schermi anche con
risvolti un po' morbosi da più di un regista.
In particolare sottolineamo le
pellicole del regista svedese Marton "Mi chiamavo Sabine
Spielrein" (2002), a detta di alcuni critici cinematografici
la più aderente ai fatti storici, e alla pellicola del regista
italiano Roberto Faenza "Prendimi l'anima" dello stesso anno,
alla quale ha collaborato anche lo psicoanalista junghiano
Aldo Carotenuto. Carotenuto ha peraltro riportato alla luce il
carteggio Freud-Jung e il diario di Sabine Spielrein,
dimenticati negli archivi. Lo psicoanalista si è mostrato
comunque molto critico e ha sottolineato che il regista ha
voluto dare troppa enfasi alle capacità amatorie del medico
svizzero, forse per venire incontro alle aspettative del
pubblico. Del resto si attende che gli eredi di Jung diano il
consenso alla pubblicazione di parte del carteggio Jung-Freud
a cui si sono sempre opposti: potrebbe nascondere altre
sorprese.
Questa, in sintesi, è la
storia di come una donna etichettata addirittura come
psicotica, dopo essersi innamorata follemente del dottor Jung,
divenne infine non soltanto psicoanalista, ma addirittura
psicoanalista didatta.
La storia comincia al
Burglozli ,famosa clinica psichiatrica di Zurigo, dove giunge
una nuova paziente: si chiama Sabina Spielrein ed è una ebrea
russa molto colta, figlia di una famiglia molto ricca. Di
appena diciannove anni, già da sei soffriva di crisi
depressive che si esprimevano anche con comportamenti
violenti.
Il professor Bleuler,
primario, decise di affidare questo caso, apparentemente di
psicosi, ad uno dei migliori medici del suo staff, il dottor
Jung. Egli lavorerà sul caso complessivamente per nove anni
nel manicomio di Zurigo.
Jung opererà con Sabine
seguendo le nuove direzioni psicoterapeutiche, che venivano
allora elaborate dal lavoro pionieristico del dottor Freud,
del quale la clinica psichiatrica di Zurico si faceva
avanposto principale dopo Vienna. L'incontro psicoanalitico
tra Jung e Sabine fu presto molto coinvolgente per entrambi. A
prestar fede alle lettere di Sabine, ci si trova di fronte
alla narrazione di una forte relazione erotica.
Sta di fatto, comunque, che il
comportamento della ragazza cominciò a preoccupare in maniera
sempre maggiore Jung ,che non riusciva più a capire cosa
stesse succedendo. Nel film di Faenza viene riportato come
assodato che tra paziente e medico ci fu realmente una
relazione carnale; resta il fatto che Jung capì di aver ormai
perso il controllo della situazione quando a un certo punto
Sabine chiese a Jung un figlio per il quale aveva già pronto
un nome: Sigfrido. Non contenta di ciò, volendo cercare lo
scandalo a tutti i costi, rese pubblica la sua relazione con
Jung.
Infine Jung riuscì a liberarsi
di Sabine, salvando così anche il suo matrimonio e la sua
carriera.
Sabine in seguito andò in
analisi anche dallo stesso Freud, si sposò e si laureò in
medicina con una tesi di laurea su un caso clinico di
schizofrenia. Divenne psicoanalista e si dedicò, oltre alla
cura di pazienti, alla formazione di nuovi medici che volevano
divenire psicoanalisti. Ritornò in Russia, ma nel 1942 Sabine
Spielrein, in quanto ebrea, giunge al termine del suo percorso
evolutivo tragicamente, uccisa dai nazisti nella sinagoga di
Rostov.
-L'opposizione alla
psicoanalisi in Europa
In Europa il discorso
freudiano era ancora tacciato di "delirio", di essere
ossessionato dal sesso e di rovinare la società mettendo in
pubblica piazza ogni indecenza e perversione. L'impressione, a
detta di chi ha vissuto in quell'atmosfera, era che fosse la
stessa comunità umana che si ergesse contro il discorso
freudiano, chiedendo di ridurre al silenzio lui e i suoi
seguaci per metterli nell'impossibilità di nuocere. Questa
"folla inferocita" non spaventò il medico viennese; anni dopo
egli accusò lo stesso Jung di codardia, chiedendogli di non
utilizzare più il termine di psicoanalisi per le sue teorie
basate su una teoria della libido desessualizzata.
Espressione di questo clima di
opposizione tra psicoanalisi e società è quanto Freud scrisse
nel 1910:
«La società non avrà fretta
di riconoscerci un'autorità. Essa è destinata a opporci
resistenza perché noi abbiamo un atteggiamento critico nei
suoi confronti: noi le dimostriamo ch'essa stessa svolge una
importante funzione nella causazione delle nevrosi. Nello
stesso modo in cui ci rendiamo nemico il singolo scoprendo ciò
che in lui è rimosso, così anche la società non può rispondere
con cortese accoglienza alla spregiudicata messa a nudo delle
sue insufficienze e dei danni che essa stessa produce; poiché
provochiamo il crollo delle illusioni, ci si rimprovera di
mettere in pericolo gli ideali.»
(Le prospettive future della
terapia psicoanalitica - Sigmund Freud)
-La psicoanalisi sbarca negli
Stati Uniti
Da sinistra a destra: Sigmund
Freud, Stanley Hall, C.G.Jung. Fila dietro, da sinistra a
destra: Abraham A. Brill, Ernest Jones, Sandor Ferenczi
Nel 1909 Freud venne invitato
negli Stati Uniti insieme allo psichiatra svizzero Carl Gustav
Jung e all'ungherese Sándor Ferenczi. Una volta arrivati a New
York, ai tre pionieri se ne aggiunse un quarto, Ernest Jones,
giunto dall'Inghilterra.
Freud aveva cinquantatré anni
quando alla Clark University fu insignito del titolo di
Dottore. Oltre a questa onorificenza, Freud ebbe modo di
intessere relazioni anche con il più famoso filosofo
americano, William James, il quale andò ugualmente ad
ascoltarlo malgrado fosse molto malato. Ernst Jones riporta
che, al termine dell'incontro tra Freud e James, questi si
accomiatò dicendogli: "Il futuro della psicologia si affida al
vostro lavoro".
Negli Stati Uniti Freud si
sentì più a suo agio che in Europa, anche se in seguito (1925)
confessò che in America, dove l'ingenua "dottrina del
comportamento" si vantava di aver completamente eliminato la
psicologia, la portata radicale del suo pensiero era stata
abbondantemente annacquata.
-L'internazionale della
psicoanalisi
Per combattere i tentativi di
boicottaggio della psicoanalisi da parte dell'ambiente medico,
Freud fondò nel 1908 la prima rivista di psicoanalisi:
"Jarhrbuch fur psychopathologische und psychoanalytische
Forschungen", alla cui direzione pose Jung, che ormai
risultava essere il suo erede. Jung, sempre nello stesso anno,
organizzò il "Primo congresso internazionale di psicoanalisi"
da tenersi nella città di Salisburgo.
Al ritorno di Freud dagli
Stati Uniti, nel 1910 il Congresso di Norimberga (30 e 31
marzo) istituì un'organizzazione internazionale per coordinare
tutte quelle associazioni psicoanalitiche nazionali già
costituitesi o di nuova creazione. Anche questo congresso era
stato organizzato da Jung, che ormai veniva visto sempre più
come il successore di Freud alla guida del movimento
psicoanalitico. Freud stesso, in questa occasione, fece
pressione affinché la presidenza dell'internazionale della
psicoanalisi venisse affidata a Jung.
Adler e Stekel invece si
incaricarono del giornale dell'associazione: lo "Zentralblatt
für Psychoanalyse" (Rivista centrale di psicoanalisi). In
seguito a questa rivista si affiancò un'altra pubblicazione
per trattare gli aspetti non direttamente medici della
psicoanalisi: "Imago", diretta dallo stesso Freud. Già allora
circoli medici legati alla psicoanalisi erano presenti, oltre
che a Berlino, Vienna e Zurigo, anche a Budapest, Bruxelles,
negli Stati Uniti, in Russia, Francia, Italia e Australia.
Con questi medici e
psicoanalisti, che nell'insieme costituivano la prima
avanguardia del nuovo movimento di pensiero, nella quale
bisognerebbe includere l'insieme numeroso e sofferente dei
loro pazienti di entrambi i sessi, Freud cominciò ad intessere
una fitta e costante corrispondenza per garantire la coerenza
e l'avvenire del movimento psicoanalitico.
-Alfred Adler: il primo
dissidente
Per approfondire, vedi la
voce Alfred Adler.
La prima divergenza in seno al
movimento psicoanalitico si consumò nel 1910 ad opera dello
psichiatra austriaco Alfred Adler (1870-1937). Egli diede vita
ad un'altro orientamento psicoanalitico a cui diede il nome di
"Psicologia individuale".
-Carl Gustav Jung: il
tradimento del delfino
Lettera del 3 gennaio 1913 di
Freud a Jung all'avvicinarsi della fine della loro amicizia
Nel 1913 fu la volta di Jung
ad abbandonare Freud e gli altri psicoanalisti che
condividevano la teoria sessuale della libido e l'impostazione
"scientifica" che Freud aveva dato alla teoria psicoanalitica.
Benché Jung ritenesse la sua
visione comunque "psicoanalisi", per evitare ogni confusione
con l'impostazione Freudiana fu costretto da Freud stesso a
denominare altrimenti il suo nuovo punto di vista. Egli scelse
il termine di "psicologia analitica" e da allora si è soliti
riferirsi alla psicoanalisi di orientamento junghiano con tale
denominazione. L'italo-tedesco Ernst Bernhard, per accentuare
il riferimento ad una sua personale lettura del testo
junghiano, usava il termine di "psicologia
dell'individuazione", avendo fatto suo il programma di
difendere ad oltranza le nuove individualità ancora deboli
nell'affrontare quel dinosauro potente ma necessario anch'esso
all'evoluzione, la coscienza collettiva.
In alcuni paesi tale
divergenza non comportò problemi di grave entità dal punto di
vista organizzativo per il movimento psicoanalitico nel suo
insieme; in altri, come l'Inghilterra, significò la
dissoluzione del movimento che riuscì a ricostituirsi solo nel
1919.
-Alle radici del dissidio
Freud-Jung: l'interpretazione dell'incesto e della vicenda
edipica
Nel 1912 apparve il saggio di
Jung "La libido: simboli e trasformazioni". Si presentò
immediatamente come il libro della discordia, poiché
presentava una nuova concezione della libido e delle sue
trasformazioni che si riassume in quella che sarebbe diventata
la nuova impostazione teorica e clinica eretica di Jung: la
concezione dell'incesto simbolico.
Per Jung, infatti, il limite
di Freud relativamente alla tematica fondamentale dell'incesto
è quello di attenersi ad una interpretazione meramente
letterale del desiderio incestuoso, palesando così la sua
incapacità di cogliere al di là di una interpretazione
concretistica il significato spirituale dell'incesto in quanto
simbolo.
Quanto Jung andava affermando
era quindi grave nei confronti dei capisaldi della teoria
psicoanalitica sino ad allora elaborata, a partire dalla ormai
superata prima ipotesi del trauma infantile, perciò Jung
indugiava nel decidere di dare alle stampe questo suo libro.
Temeva infatti di perdere un'amicizia così importante e non
aveva intenzione di separarsi dal movimento psicoanalitico:
voleva semplicemente essere un ricercatore libero all'interno
di un unico movimento. La moglie Emma Jung, anch'essa
psicoanalista, lo rassicurò esprimendo il suo parere che i
suoi timori fossero eccessivi e che quindi potesse esprimere
le sue opinioni anche se divergenti.
Così non fu e tutti i suoi
amici psicoanalisti, uno ad uno, non gli rivolsero più la
parola, considerandolo da allora un traditore della causa a
cui il movimento si era votato.
-Un ponte tra psicoanalisi e
scienza fisica: il concetto in Jung della libido come energia
Nella nuova concezione della
libido in Jung, questa, intesa semplicemente come energia
psichica, avrebbe dovuto fare da ponte tra la psicoanalisi e
le nuove scienze della fisica.
«Concepivo la libido come il
corrispondente psichico dell'energia fisica, e quindi, più o
meno, come un concetto quantitativo, che perciò non avrebbe
dovuto essere definito in termini qualitativi... non intendevo
più parlare di istinti di fame, aggressivi, sessuali, ma
considerare tutti questi fenomeni come manifestazioni diverse
dell'energia psichica.»
(La libido: simboli e
trasformazioni - Carl Gustav Jung)
«Anche in Fisica parliamo di
energia e delle sue varie manifestazioni, come luce, calore,
elettricità, etc. Lo stesso vale anche per la psicologia... Se
concepiamo la libido come energia, possiamo averne una visione
abbastanza unitaria... M'interessava stabilire anche per la
psicologia un'uniformità simile a quella che nelle scienze
naturali esiste come generale energetica.»
(La libido: simboli e
trasformazioni - Carl Gustav Jung)
Come si sa, in seguito Jung
elaborò un altro concetto che potremmo definire un ponte tra
la psicoanalisi e le nuove concezioni della fisica che
andavano maturandosi nei primi del novecento: il concetto di
sincronicità, anch'esso ulteriore rottura con il principio di
causa-effetto tipico del metodo scientifico oggettivante
utilizzato nel modo di elaborarazione della psicoanalisi
freudiana.
-Pregiudizi sul significato
della sessualità nella teoria psicoanalitica di Jung
In seguito si diffuse una
vulgata semplificata della concezione junghiana della libido,
tanto che Jung ebbe a lamentarsene:
«È un errore assai diffuso
ritenere che io non veda il valore della sessualità. Al
contrario, essa ha gran parte nella mia psicologia, come
un'espressione essenziale - sebbene non la sola - dell'intera
psiche. Ma il mio obiettivo principale è stato di investigarne
- al di là del suo significato personale e della sua funzione
biologica - l'aspetto spirituale e il significato numinoso, e
così di chiarire ciò che affascinava tanto Freud, senza che
egli sapesse coglierne il valore. I miei pensieri su questo
argomento sono contenuti nei miei lavori "La psicologia del
Transfert" e "Misterium Coniunctionis". La sessualità è della
massima importanza come espressione dello spirito ctonio,
poiché questo è l'"altra faccia di Dio", il lato oscuro
dell'immagine divina.»
(Ricordi, sogni, riflessioni
- Carl Gustav Jung)
-Precisazioni di Freud sul
carattere sessuale della libido
Freud sarebbe tornato sulla
questione in "Introduzione alla psicoanalisi", in cui
polemizzava apertamente con Jung:
«È evidente [...] che c'è
poco da guadagnare accentuando, secondo il modo di procedere
di Jung, l'unità originaria di tutte le pulsioni e chiamando
"libido" l'energia che in tutte si manifesta. Dal momento che
non c'è artificio che riesca a eliminare la funzione sessuale
dalla vita psichica, ci vediamo costretti a parlare di libido
sessuale e di libido asessuale. Il nome libido va pertanto
impiegato per designare esclusivamente le forze pulsionali
della vita sessuale, come finora abbiamo fatto.»
(Introduzione alla
psicoanalisi - Sigmund Freud)
L'impressione, comunque, anche
alla luce degli sviluppi futuri dei due orientamenti
psicoanalitici principali, è che dietro questa diatriba sulla
natura della libido ci fosse un disaccordo più profondo, cioè
due modi diversi di intendere il desiderio incestuoso e il
relativo tabù della vicenda edipica.
-Jung e la sua grande paura di
un naufragio nella psicosi
A partire dal momento in cui i
due grandi a fondamento dell'edificio psicoanalitico
imboccarono strade diverse, e Jung si ritrovava solo, senza
altri punti di riferimento che sé stesso, questi si immerse
totalmente nella sua autoanalisi personale, come non aveva
fatto prima. Egli arrivò ben presto, come più tardi confessò,
a temere di dirigersi ineluttabilmente verso la psicosi, tanto
potente e fascinoso risultava essere il materiale proveniente
dall'inconscio, sia il suo che quello dei pazienti che si
ritrovava a trattare. I suoi pazienti gli portavano nuovi
contenuti provenienti da un unico inconscio ancora da
chiarificare, ovvero da far riemergere alla luce della
coscienza.
Jung seppe prendere le sue
dovute precauzioni e procurarsi "salvagente" e "scialuppe di
salvataggio"; così infine l'isoletta della sua coscienza resse
bene all'incontro con l'oceano dell'inconscio e non sprofondò
in esso, anzi fornì la materia base dei suoi libri successivi.
Val la pena di riportare di
questo periodo del percorso psicoanalitico di Jung, uno dei
momenti più drammatici di questa sua discesa nelle profondità
dell'inconscio, dove però si celano anche le altezze dello
spirito. Orbene lo psicoanalista nella sua autobiografia
racconta come, in un momento in cui era completamente vissuto
da grandi tensioni psichiche, tanto che esse sembravano in
procinto di sfociare in una vera e propria psicosi, in quel
medesimo istante in cui stava per cedere dall'inconscio emerse
un contenuto che si presenta simultaneamente come una
benedizione, se compreso e quindi integrato al pensiero
cosciente, e una maledizione se invece non compreso e quindi
abbandonato a sé stesso nel regno dell'inconscio —
quell'ambito oscuro e ombroso del non-sapere di sé.
Si trattava del famoso sogno
della caccia all'eroe Sigfrido e della sua uccisione, che
proponeva a Jung una trasformazione del suo atteggiamento
verso la vita, proposta che si compendiava nel sacrificio
dell'eroe quale mito appartenente ancora all'ego. Stava ancora
a significare che egli non aveva ancora pienamento compreso il
senso della rivoluzione psicoanalitica come nuova rivoluzione
copernicana, che spodesta radicalmente l'Io dal suo posto
centrale nel sistema psichico e lo detronizza gerarchicamente
in favore dell'inconscio.
«Non appena mi svegliai mi
misi a meditare sul sogno, ma senza riuscire a capirlo. Cercai
perciò di riprendere sonno; ma una voce di dentro mi diceva:
«Devi capire il sogno, e devi capirlo subito![...] Se non lo
capisci, devi spararti!». Nel cassetto del comodino c'era un
revolver carico, e cominciai a spaventarmi. Mi misi allora a
riflettere di nuovo, e improvvisamente il significato del
sogno mi si rivelò[...] vi sono cose più alte della volontà
dell'io, alle quali bisogna sottomettersi[...] in me si
sprigionarono nuove energie, che mi aiutarono a portare a
compimento l'esperimento con l'inconscio.»
(Ricordi, sogni e riflessioni
- Carl Gustav Jung)
-Diffusione della psicoanalisi
junghiana a livello mondiale
Per approfondire, vedi la
voce Psicologia analitica.
Jung ebbe molti discepoli che
abbracciarono il suo indirizzo psicoanalitico o che
abbandonarono il movimento freudiano perché più in sintonia
con la svolta da lui su questo o quel punto della teoria
psicoanalitica. Tra i più importanti pionieri o divulgatori
dell'orientamento junghiano vanno annoverati Eric Neumann,
grande studioso della storia della coscienza e dell'archetipo
della Grande Madre, l'americano James Hillman, che è stato
anche presidente dell'Associazione Internazionale di
Psicologia Analitica, Ernst Bernhard considerato il padre
della psicoanalisi di orientamento junghiano in Italia.
Altri psicoanalisti junghiani
degni di nota sono la stessa moglie di Jung, Emma Jung
(?-1955) che ha dedicato gran parte della sua vita di
psicoanalista a ricerche sulla psicologia del Santo Graal,
lasciate incompiute alla sua morte e portate a compimeno da
un'altra famosa psicoanalista junghiana Marie-Louise Von Franz
(1915-?). Quest'ultima, allieva e collaboratrice di Jung
all'Istituto omonimo di Zurigo, mise particolare enfasi alle
affermazioni di Jung sui poteri di autoguarigione della natura
a scapito di ogni teorizzazione psicopatologica generale.
-La psicoanalisi esistenziale
Il maggior rappresentante
della psicoanalisi esistenziale è Ludwig Binswanger
(1881-1966). Psichiatra svizzero, costituiva assieme a Jung a
Karl Abraham e al primario Eugen Bleuler il referente di Freud
al Burghölzli, il prestigioso istituto psichiatrico di Zurigo.
Benché a differenza di Jung rimase sempre in contatto con
Freud e ricambiato dell'amicizia sino alla morte dello stesso,
i suoi referenti sono nella filosofia fenomenologica e
esistenzialista: Edmund Husserl, Martin Heidegger, karl
Jaspers, Minkovski e nel pensiero di Martin Buber.
Benché la psicoanalisi
esistenziale si inscriva più propriamente nella storia della
psichiatria che nella storia della psicoanalisi propriamente
detta, essa tuttavia ha esercitato un profondo influsso sulla
psicoanalisi, con la quale condivide la critica della
psichiatria classica nella direzione di un approccio più
comprensivo e quindi più intersoggettivo alla sofferenza
psichica.
Lo stesso filosofo
esistenzialista Jean-Paul Sartre, già con "L'essere e il
nulla" del 1943, contribuì ad alimentare questo approccio
psicoanalitico alternativo a quello freudiano e a quello
junghiano, che non solo condivide con Freud il concetto di
"inconscio" ma lo amplifica in quello di "inconscio
collettivo". È invece nota la critica di Sartre proprio al
concetto centrale in psicoanalisi di "inconscio", nel capitolo
dello stesso lavoro dal titolo "Per una psicoanalisi
esistenziale".
Alle riflessioni di Sartre e
di altri autori della psicoanalisi esistenziale si rifanno i
più importanti esponenti di quella che, a partire dagli anni
'60, è stato chiamato movimento dell'antipsichiatria, come
Ronald David Laing e David Cooper. A questo movimento di
critica delle istituzioni psichiatriche e delle metodiche di
cura della sofferenza psichica alcuni aggiungono i due
antipsicoanalisti Gilles Deleuze e Félix Guattari, che, pur
mostrandosi critici non solo verso la psichiatria ma anche e
soprattutto verso la nuova psicoanalisi, sono molto più vicini
per formazione al linguaggio e all'approccio strutturalista e
lacaniano.
-La società psicoanalitica
tedesca
La figura più rilevante
dell'associazione psicoanalitica tedesca è Karl Abraham, che
ne è stato il fondatore nel 1910. Divenuto medico lavorò
nell'istituto psichiatrico di Zurigo, il famoso "Burgholzli",
dove lavorano anche Jung e Bleuler. In questa maniera anche
lui viene a conoscere l'approccio psicoanalitico alle malattie
mentali. Sua è la fondazione del Policlinico Psicoanalitico di
Berlino del 1920, distrutto completamente a seguito del
trionfo del nazismo in Germania.
Oltre alla più nota Melanie
Klein, altri valenti psicoanalisti furono suoi allievi: Karen
Horney e Sandor Rado, che sarebbero emigrati in America
ricostituendo nuovi centri di diffusione della psicoanalisi, e
Helene Deutsch e Theodor Reik.
-Georg Groddeck lo
"psicoanalista selvaggio"
Con il termine di
"psicoanalista selvaggio" Freud ed altri si riferivano a Georg
Groddeck (1866 - 1934). Freud non amava per niente gli
"psicoanalisti selvaggi", soprattutto dopo le varie scissioni
e polemiche interne al movimento psicoanalitico, ma per Georg
Groddeck ebbe un'amicizia che, nata nel 1917 quando si
conobbero, sarebbe durata fino alla morte.
Dopo essere entrato nella
Società di psicoanalisi di Berlino nel 1920, nel 1921 Groddeck
pubblicò "Il libro dell'Es" e "Il linguaggio dell'Es" nel
1923. Suo è anche un romanzo del 1921 dal titolo "Lo
scrutatore d'anime".
Groddeck, a differenza di
altri psicoanalisti, non arrivò alla nuova scienza
dell'inconscio occupandosi di disturbi della psiche, bensì
occupandosi dei disturbi somatici. Per essere stato il primo
medico ad utilizzare le conoscenze psicoanalitiche nella
terapia delle normali malattie organiche viene considerato il
padre della moderna medicina psicosomatica. Nella sua clinica
di Baden Baden, in Germania, da lui fondata nel 1897, curava
il cancro, la tubercolosi e altre malattie, lui che aborriva
la distinzione tra psiche e soma appunto, mettendosi in
ascolto del linguaggio della malattia come se fosse
un'espressione del linguaggio dell'Es, dei simboli cioè
dell'inconscio, che così prendeva parola in maniera anche
drammatica tramite la mediazione dei disturbi somatici.
Groddeck aveva un modo di fare
da saggio estremamente eccentrico e, proprio per il suo
considerarsi un medico "più mago che medico", usava chiamare
il suo sanatorio "Satanarium". Per questo suo sottolineare la
forza enorme dell'incoscio scoperta dalla psicoanalisi, e per
il suo "panpsichismo" e "monismo" antipositivista e
antiscientista, lo scienziato Freud si era messo un po' in
allarme, intravvedendo nella visione del medico-mago un sorta
di nuovo misticismo dell'inconscio: per Groddeck infatti in
ultima analisi l'uomo è vissuto dall'inconscio. Tuttavia
proprio Freud, che non condivideva per niente l'estremismo del
concetto di inconscio adottato dallo psicoanalista selvaggio,
coniò proprio da Groddeck il concetto di "Es", che Groddeck a
sua volta deve al filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.
Oskar Pfister e altri
psicoanalisti consigliarono Freud di mantenere le distanze,
per una maggior rispettabilità scientifica del movimento, da
questa sorta di psicoanalista che, per certi versi,
assomigliava ad uno stregone. Freud non diede ascolto ai
consigli. Sandor Ferenczi, considerato uno degli psicoanalisti
più autorevoli del movimento, condivise l'atteggiamento di
amicizia tra Freud e Groddeck.
Alcuni hanno voluto vedere
nella concezione della psicoanalisi, tipica di Groddeck, un
punto di vicinanza con Otto Rank e al suo "Il trauma della
nascita e il suo significato psicoanalitico", pubblicato
proprio in quegli anni, che tante discussioni e polemiche
aveva suscitato all'interno dell'associazione di psicoanalisi.
-Altri dissidenti
Dei primi dissidenti che hanno
dovuto reggere lo scontro con il "padre" fondamentalmente
buono Freud, quello che sembra ne sia venuto fuori bene,
alquanto ringiovanito con il tempo, pare sia stato il solo
Jung. Comunque, anche per lui, non fu cosa facile, perché
l'affetto, la stima e l'amicizia per Freud era veramente tanta
e forte. Freud meritava questi sentimenti con tutto il lavoro
scientifico, che isolato e tenuto lontano dagli ambienti
accademici come fosse un appestato, aveva saputo portare
avanti praticamente da solo per lunghi anni.
Tra i ribelli o dissidenti,
forse anche meno fortunati, vanno annoverati Wilhelm Stekel
(1868-1942) e Victor Tausk.
-La causa psicoanalitica e i
suoi caduti
Victor Tausk (1879-1919) fu
designato dal destino ad essere la prima vittima della causa
psicoanalitica. Negli ultimi tempi Freud aveva interrotto di
autorità la psicoanalisi didattica con Tausk, che era di
parere opposto, e l'aveva affidato alla sua allieva Helene
Deutsch, che a sua volta era in analisi didattica con Freud.
Alcuni ritengono che questa scelta non fu delle più felici,
compromettendo ulteriormente le condizioni psichiche dello
psicoanalista già estremamente in grave crisi esistenziale.
La nota amica del filosofo
tedesco Friedrich Nietzsche, la psicoanalista Lou
Andreas-Salomé, considerava Tausk tra i migliori di quelli più
vicini al maestro viennese. Egli, dopo essersi occupato del
fenomeno del sogno, di sessualità infantile e di problematiche
connesse al narcisismo, infine passò a occuparsi delle
psicosi. Suo è lo scritto "Sulla genesi della «macchina
influenzante» nella schizofrenia" (1919).
Di lì a poco lo psicoanalista,
molto provato, improvvisamente decise di por fine alle sue
sofferenze. Dalla pubblicazione postuma delle lettere di Freud
emersero sue affermazioni che hanno suscitato polemiche e
ulteriori commenti sulla vera personalità del maestro
viennese, in quanto vi si legge una sua opinione alquanto
cinica sulla scomparsa del giovane analista, come un bene per
sé e per il movimento.
-La prima cattedra
universitaria di psicoanalisi
Reich non era il solo degli
psicoanalisti a nutrire speranze in un trionfo del socialismo.
Tra gli assertori di questi ideali vi era anche lo
psicoanalista ungherese Sándor Ferenczi.
Prima del finire della prima
guerra mondiale, nella quale anche Freud subì un grave lutto
con la perdita di un figlio al fronte, Lenin prese il potere
in Russia, innescando altri tentativi d'insurrezione simili in
altre nazioni europee tra cui l'Ungheria, dove si insediò nel
1918 la repubblica ungherese socialista di Béla Kun. Fu
proprio Ferenczi a ricoprire la prima cattedra universitaria
di psicoanalisi, anche se per breve tempo, nella neonata
repubblica. Nel 1920 il nuovo governo controrivoluzionario lo
esonerò dall'incarico universitario.
Ferenczi era uno psicoanalista
che aveva suscitato scalpore per il suo modo di condurre
tecnicamente la psicoanalisi. Lo stesso Freud fu costretto a
redarguirlo perché gli era giunta notizia che, spingendosi
oltre la parola quale mezzo elettivo per condurre una analisi,
Ferenczi giungeva ad accarezzare e baciare i suoi pazienti.
In seguito, pur se
diversamente da Reich, le elaborazioni teoriche e le
implicazioni cliniche di questo psicoanalista divergeranno
sempre più dal resto del movimento psicoanalitico ,in
particolare con la pubblicazione nel 1932 di un saggio dal
titolo "Thalassa" ,che Freud definì "la più ardita
applicazione della psicoanalisi che sia mai stata fatta". In
esso si fa sentire l'influsso de "Il trauma della nascita",
opera di un altro psicoanalista, Otto Rank, pubblicato nel
1924.
I suoi allievi più rilevanti
sono da considerarsi: Melanie Klein, che con lui aveva
iniziato l'analisi didattica prima di proseguirla con Abraham,
Franz Alexander, Sandor Rado, Alice e Michael Balint.
-La psicoanalisi arriva in
Italia
La prospettiva psicoanalitica
in Italia fu portata da due operatori sanitari, L. Baroncini
del manicomio di Imola, e G. Modena del manicomio di Ancona.
Essi la citarono in dei loro saggi scientifici del 1908.
-Trieste capitale italiana
della psicoanalisi
Tuttavia fu Trieste la città
italiana destinata a restare famosa come la base dei primi
pionieri italiani della psicoanalisi, prima del suo dilagare
nel resto della penisola. A Trieste si trovava il primo vero
psicoanalista italiano Edoardo Weiss (1889-1971), che già
all'età di 24 anni nel 1913 (si laureò in medicina a Vienna
nel 1914) apparteneva all'Associazione Psicoanalitica
Internazionale. Non fu lui però il fondatore della Società
Psicoanalitica Italiana, che fu invece creata a Teramo da
Levi-Bianchini nel 1925.
Weiss viene comunque
considerato il padre della psicoanalisi italiana perché furono
suoi allievi tre psicoanalisti come il cattolico Emilio
Servadio, Nicola Perrotti e Cesare Musatti, che hanno formato
le successive generazioni di psicoanalisti italiani.
Weiss fu invece il promotore
della rifondazione nel 1932 della società di psicoanalisi
italiana, che fu trasferita a Roma, e della creazione della
"Rivista italiana di psicoanalisi", in una situazione diversa
che lo vedeva in aperta contrapposizione all'altro grande
pioniere italiana Levi-Bianchini.
-Psicoanalisi e letteratura
italiana
La psicoanalisi, le sue
tematiche e il suo linguaggio cominciano a colonizzare la
letteratura italiana a partire dal 1923 con la pubblicazione
del romanzo "La coscienza di Zeno" del romanziere, guardacaso
triestino, Italo Svevo. In questo romanzo si racconta di un
personaggio che, dedito al vizio del fumo, decide di
intrapprendere una cura psicoanalitica per venirne fuori.
Anche nella poesia si fa
sentire la ormai ineludibile presenza della psicoanalisi nelle
opere poetiche di Umberto Saba, poeta triestino anch'esso. Il
poeta tra l'altro era stato lui stesso in cura psicoanalitica
proprio da Weiss, poiché in certi periodi veniva preso da
manie suicide.
-La psicoanalisi di
orientamento junghiano a Roma
Per approfondire, vedi la
voce Ernst Bernhard.
L'orientamento freudiano della
psicoanalisi arrivò per primo in Italia, ma anni dopo (1936)
uno tra i più autevoli esponenti dell'orientamento junghiano
si stabilì a Roma. Si trattava di un rifugiato ebreo che
giungeva da Berlino, un medico specializzato in pediatria,
approdato in seguito alla psicoanalisi. Il suo nome era Ernst
Bernhard e aveva compiuto la sua analisi didattica sia con
Freud che con Jung.
In verità Jung risultava
comunque già conosciuto in Italia sin dal 1903, poiché sulla
rivista "Luce e Ombra" di Milano era apparsa una recensione
della tesi di laurea di Jung "Psicologia e patologia dei
cosiddetti fenomeni occulti", che Jung aveva dato alle stampe
appena un anno prima nel 1902. A partire da quella data Jung
verrà citato sulle pubblicazioni italiane sempre più spesso,
ma Bernhard rappresentava l'arrivo della psicoanalisi in
persona nella penisola.
A Roma Bernhard strinse
amicizia con il decano dei freudiani italiani, Edoardo Weiss,
che dal 1931 si era trasferito da Trieste a Roma. Fu proprio
Weiss che lo aiutò a riprendere a esercitare la professione
nella sua nuova città inviandogli i primi pazienti.
In Italia la situazione per
gli ebrei divenne problematica con la proclamazione delle
leggi razziali che entrarono in vigore nel 1938. In quello
stesso anno la Società Psicoanlitica Italiana viene sciolta
d'autorità.
Si racconta che le nuove leggi
razziali, emanate dal governo fascista in ossequio alla
politica di alleanza sempre più stretta con la Germania
nazista, sconvolsero Weiss, che chiese consiglio e aiuto a
Bernhard. Questi, che tra l'altro era avvezzo a praticare
l'arte della divinazione, fece l'oroscopo aiutando Weiss a
decidere la data della partenza per gli Stati Uniti, dove
riuscì a rifugiarsi e a rimanere indenne dalle conseguenze
delle leggi razziali.
Per Bernhard, che rimase in
Italia, la sorte fu più drammatica per quanto, dati i tempi,
comunque fortunata. A guerra già inoltrata fu arrestato e
condotto in un campo di concentramento nel sud. Alcuni
pazienti di Bernhard presto avvisarono un suo amico, un
orientalista con il quale stava in quel momento collaborando,
che non perse tempo per tentare l'impossibile mettendo, in
moto ogni amicizia utile allo scopo. Infine Bernhard riuscì a
tornare alla sua casa di Via Gregoriana 12 a Roma, anche se
fino all'entrata degli americani nella città visse
praticamente murato vivo in una stanza.
-Sviluppi della psicoanalisi
di orientamento junghiano dopo Bernhard
Ernst Bernhard, pur essendo
tedesco va considerato come il padre di tutto il movimento
psicoanalitico italiano di orientamento junghiano. È da lui,
infatti, che hanno ricevuto la loro formazione i più noti
psicoanalisti italiani junghiani come Mario Trevi, Aldo
Carotenuto, Silvia Montefoschi.
-L'inconscio universale e
l'intersoggettività oltre il tabù dell'incesto
Per approfondire, vedi la
voce Silvia Montefoschi.
Di questi suoi allievi, Silvia
Montefoschi, già impegnata ad una rilettura unitaria e
dialettica dei vari orientamenti della psicoanalisi, a partire
dal 1977 iniziò una copiosa produzione, tendente ad una
rifondazione epistemologica della teoria e della pratica
psicoanalitica, nella quale la legge del tabù dell'incesto
quale legge universale dell'evoluzione a partire dal Big-Bang
trova un posto centrale. Allo stesso modo il concetto di
intersoggettività, quale infrazione di questo tabù, si fa
promotore di un'ulteriore evoluzione e che pertanto da essa
non viene inteso come in altri ambiti del pensiero
psicoanalitico, che fanno uso di questo concetto
d'intersoggettività per riferirsi soltanto ad una tecnica
psicoterapeutica.
Nella prospettiva di una
psicoanalisi fondata sul tabù dell'incesto quale legge
universale del processo evolutivo, l'intersoggettività quale
infrazione di questo tabù acquista il senso radicale di un
"normale" modus vivendi dell'uomo e della donna di conoscenza
impegnati nella "rivoluzione radicale del reale", o processo
di individuazione universale.
Nel quadro di questa
impostazione teorica affiancò ai concetti di inconscio
personale freudiano e di inconscio collettivo junghiano il suo
inconscio universale e rilesse l'intera storia della
psicoanalisi e delle sue varie scuole, correnti e
orientamenti, apparentemente nello stile dialettico di Hegel,
come un tutto unitario. Secondo la Montefoschi la psicoanalisi
coincide con la storia della psicoanalisi e, a sua volta, la
psicoanalisi quale ultima filosofia o "ultimo pensarsi del
pensiero alle soglie dell'infinito" costituisce l'ultimo brano
della storia universale per cui con la stessa "morte della
psicoanalisi", allorché avrà esaurito la sua funzione
evolutiva storico-sociale, si conclude la preistoria
dell'essere e l'essere quale soggetto pensante duale potrà
continuare ad esserci, ma senza più bisogno per esserci di
declinarsi necessariamente nell'oggetto. Così che l'uni-verso
nel portare a compimento quel processo d'individuazione, che è
appunto la storia dell'uni-verso, troverà infine la sua vera
identità, alla cui ricerca è sempre stato mosso, nell'uno vero
finale.
-Il movimento psicoanalitico
francese
Gli antefatti della fondazione
della "Società francese di psicoanalisi" del 1926 sono da
ritrovarsi in un convegno svoltosi poco prima a Ginevra di un
gruppo di psicoanalisti francesi. Tra i fondatori, oltre a
Marie Bonaparte, vi sono i medici Hesnard, Allendy e Laforgue.
Lo sviluppo del movimento
psicoanalitico francese si intreccia fin da subito, negli anni
Venti, con figure di artisti come André Breton, Salvador Dalí
e l'avanguardia artistica storica surrealista. Resta il fatto
che il maggior merito dell'introduzione e sviluppo della
psicoanalisi in Francia va imputato all'amica e protettrice di
Freud, Marie Bonaparte (1882-1962). Aristocratica, moglie di
Giorgio di Grecia e discendente di Napoleone, è nota in
particolare per le applicazioni del metodo di interpretazione
psicoanalitico alla critica letteraria.
Nella persona di Marie
Bonaparte, primo presidente della "Società francese di
psicoanalisi", si riconosceva la corrente più ortodossa della
psicoanalisi francese, non quella da cui emerse anni dopo il
più famoso degli psicoanalisti francesi, Jacques Lacan.
-Gli inizi dell'intrecciarsi
di psicoanalisi e politica
-Wilhelm Reich
Per approfondire, vedi la
voce Wilhelm Reich.
Wilhelm Reich, giovane medico
della cerchia degli allievi di Freud a Vienna, che già a
ventisette anni dirigeva il seminario di tecnica
psicoanalitica dove si svolgeva la formazione dei nuovi
analisti, è noto ai più per il detto che gli era tipico:
"L'amore, il lavoro e la conoscenza sono le sorgenti della
nostra vita: devono anche governarla".
Reich fu colui che tentò una
analisi con gli strumenti che gli erano propri del fenomeno
nazi-fascista, che in quegli anni andava sempre più dilagando
in Europa. Pubblicò tale studio con il titolo "Psicologia di
massa del fascismo" nello stesso anno della salita al potere
di Hitler in Germania, il 1933.
Alle tesi sostenute da questo
psicoanalista si appoggeranno in gran parte le posizioni di
aspra critica alla psicoanalisi dei due antipsicoanalisti
francesi Gilles Deleuze e Félix Guattari, il primo filosofo,
il secondo psichiatra e psicoanalista, autori di
"L'Anti-Edipo" (1971), testo che fece fortuna negli anni
susseguenti alle rivolte studentesche del maggio del '68.
Il freudo-marxismo di Reich,
insieme a quello di Herbert Marcuse, è l'unico pensiero
psicoanalitico che riuscì a far breccia e ad essere ben
accolto in quegli ambienti studenteschi degli anni che videro
nascere le proteste o "contestazioni".
-Le conseguenze dell'avvento
di Hitler al potere
A sei anni dal finire
dell'intrecciarsi della storia personale dell'ebreo Freud con
quella del movimento psicoanalitico, nel 1933 il partito
nazionalsocialista giunge a conquistare il potere in Germania.
In quello stesso anno venne distrutto l'Istituto di ricerca
sessuale, che aveva come suo fondatore Magnus Hirschfeld e che
vedeva Freud come collaboratore. Parimenti il nuovo governo
riunificava sotto l'unica denominazione di "psicoterapia
tedesca" le propaggini del movimento psicoanalitico che
facevano riferimento a Freud, Adler e Jung.
-Londra nuova capitale della
psicoanalisi
Sotto l'incessante minaccia
del regime antisemita Freud fu costretto dai suoi più stretti
collaboratori ad emigrare a Londra, che così divenne nel 1938
il nuovo centro di irradiazione, non tanto di una nuova branca
medica o psicoterapia ma di un nuovo approccio scientifico
alla realtà che avrebbe preso via via sempre più corpo. Ciò
malgrado Freud si considerasse uno scienziato ortodosso in
linea con il metodo sperimentale.
A Londra l'associazione
psicoanalitica britannica era stata sciolta nel 1913 e le
cause di questo vanno ricercate proprio nell'abbandono del
movimento da parte di Jung. Lo psiconalista inglese Ernest
Jones (1879-1958), che ne era stato il principale fondatore,
era riuscito a ricostituirla solo nel 1919 e ne resse la
presidenza sino al 1944.
Jones conobbe Freud nel 1908.
Uno dei fedelissimi di Freud, di cui ne curerà in seguito una
ampia biografia, era stato anche tra i fondatori nel 1911
dell'Associazione americana di psicoanalisi. Volendo essere
rappresentante della più pura ortodossia freudiana, combatté
all'esterno ogni pur minima contaminazione junghiana e
all'interno per ricomporre la divisione nel movimento, che
vedeva contrapposti i due punti di vista espressi dai due
principali esponenti della psicoanalisi del Regno Unito: Anna
Freud (1895- londra 1982)), che era la minore dei figli di
Sigmund Freud, trasferitasi assieme a lui a Londra, e la
psicoanalista Melanie Klein, anch'essa di origine viennese.
È certo anche che, nel suo
zelo, Jones giunse a creare nel 1912 un Comitato segreto per
la difesa della psicoanalisi.
-Anna Freud e la psicologia
dell'Io
Per approfondire, vedi la
voce Anna Freud.
Con il termine di "psicologia
dell'Io" ci si riferisce ad una vera e propria scuola di
psicoanalisi, che ebbe in Anna Freud la sua iniziatrice, in
particolare con la pubblicazione nel 1936 de "L'Io e i
meccanismi di difesa".
-Melanie Klein e la
psicoanalisi delle relazioni oggettuali
Per approfondire, vedi la
voce Melanie Klein.
La Klein venne a conoscenza
dei lavori di Freud allorché si trasferì a Budapest nel 1910,
dove ebbe la sua prima formazione psicoanalitica sotto la
guida di Ferenczi. Nel 1922 era a Berlino dove proseguì la sua
formazione con Karl Abraham (1877-?), di cui si considerò
sempre discepola e continuatrice. Fu a Berlino che ella vide
iniziarsi quel dibattito sulla psicoanalisi dell'età evolutiva
che vide l'associazione berlinese di psicoanalisi propendere
per le tesi di Anna Freud.
Ernest Jones, noto paladino
dell'ortodossia freudiana, sorprendentemente espresse
sull'argomento una posizione più cauta, ritenendo che le tesi
Kleiniane avessero comunque i requisiti per una cittadinanza
legittima all'interno dello sviluppo del pensiero freudiano, e
la invitò a Londra, dove rimase dal 1925 sino al 1960, anno
della morte.
Per quanto riguarda il
contributo teorico alla psicoanalisi di Melanie Klein, questa
da allieva di Abraham, pur non abbandonandone l'impianto
teorico di base, che poneva l'accento sul primato della
pulsione, introduceva alcuni concetti che si distanziavano
dalle teorizzazioni freudiane in materia di sviluppo psichico,
forte anche della propria esperienza diretta con i bambini.
Innanzitutto le teorie sulla
formazione dell'Io: per la Klein questa istanza esiste già
dalla nascita, e gestisce i meccanismi fondamentali di
introiezione e scissione, vale a dire le due principali
modalità di acquisizione e discriminazione delle qualità
dell'oggetto (mentre per Freud l'Io si "forma", non preesiste
alla coscienza).
Anche il complesso di Edipo, e
la conseguente formazione e affermazione del Super-Io, istanza
morale e giudicante, sono anticipati rispetto a Freud (che
colloca l'Edipo intorno ai quattro-cinque anni del bambino,
mentre la Klein lo "anticipa" al primo anno di vita).
Edward Glover (1888-?), altro
allievo di Abraham, considerava le tesi, peraltro a suo parere
indimostrabili della Klein, alquanto pericolose per lo
sviluppo della psicoanalisi; pertanto, sdegnato, nel 1944
diede le dimissioni dalla Società di psicoanalisi britannica.
Il dissidio non era solo
teorico, ma verteva anche sulle implicazioni pratiche a cui
tale elaborazioni potevano condurre. Per esempio la Klein, fin
dal [[1925],] si era espressa come favorevole, ed anzi
auspicava anche a titolo preventivo, il trattamento di tipo
psicoanalitico rivolto ai bambini, cosa che vide sempre in
opposizione Anna Freud, che vedeva in una analisi precoce
anche degli svantaggi.
-Anna Freud, Melanie Klein e
gli Indipendenti: un confronto interno alla psicoanalisi
freudiana
Il dissidio, o piuttosto il
dibattito, che ebbe luogo all'interno della psicoanalisi
freudiana inglese a partire dalla seconda metà degli anni
Venti, ma che ebbe ripercussioni rilevanti nel dibattito
susseguente a livello internazionale, verteva sulla
psicoanalisi infantile a cui erano specificamente interessate
le psicoanaliste Anna Freud e Melanie Klein.
A queste due fazioni della
psicoanalisi faceva da contraltare un terzo gruppo di
psicoanalisti, detto degli Indipendenti, che comprendeva
Ernest Jones stesso, i quali non intendevano schierarsi né con
l'una né con l'altra delle fazioni in lotta. Nello stesso
tempo questo gruppo non volle creare una vera e propria
scuola. Degli Indipendenti oltre a Jones facevano parte Donald
Winnicott, Ronald Fairbairn, Ignacio Matte Blanco e Glover.
Tale controversia si
incrementò nel tempo, e la passione teorica per la
psicoanalisi era talmente alta che, in piena seconda guerra
mondiale, sotto i bombardamenti tedeschi di Londra,
all'interno del movimento psicoanalitico inglese gli animi
erano surriscaldati come mai prima. In un clima da resa dei
conti Melanie Klein, Anna Freud e le loro fazioni si facevano
una guerra spietata, tanto che perfino la figlia di Melanie
Klein, Melitta Schmideberg, giovane promettente psicoanalista,
cedeva alle invettive contro la madre.
-Wilfred Bion: dalla
psicoanalisi kleiniana alla psicoanalisi di gruppo
Per approfondire, vedi la
voce Wilfred Bion.
Wilfred Bion era uno
psicoanalista della Società psicoanalitica britannica che
faceva parte del gruppo kleiniano; con la Klein aveva inoltre
svolto la sua analisi didattica.
Prendendo le mosse
dall'impostazione della maestra, che spingeva la teoria
psicoanalitica da una psicoanalisi pulsionale di origine
freudiana verso una più marcata psicoanalisi sempre più
relazionale, Bion elaborò teorizzazioni di psicoanalisi di
gruppo e costituì nuovi gruppi di psicoterapia di tipo
psicoanalitico.
Alla morte di Ernest Jones
resse la presidenza della Società Psicoanalitica Britannica.
-Diffusione della psicoanalisi
in America
La psicoanalisi che
cominciava, non senza difficoltà e opposizion,i a muovere i
primi passi in Europa, ebbe modo per la seconda volta, dopo il
viaggio dello stesso Freud e Jung in America del 1909, di
farsi conoscere come nuova scienza umana di cui si prevedeva
un grande avvenire. Con il clima politico e sociale che negli
anni Trenta imperversava in Europa e che non faceva prevedere
nulla di buono, vi furono alcuni psicoanalisti che decisero di
traferirsi negli Stati Uniti.
Le principali città americane
che videro nascere i primi nuclei di nuovi centri
psicoanalitici attorno a queste figure di transfughi furono:
New York, in cui si stabilirono Sandor Rado, Heinz Hartmann,
Ernst Kris, Hermann Nunberg, Rudolf Loewenstein; Los Angeles
con Ernst Kris e Otto Fenichel; Chicago con Franz Alexander e
Karen Horney; Boston con Hanns Sachs.
-La condanna della
psicoanalisi da parte del Vaticano
È del 1961 la condanna chiara
e ferma da parte del Santo Uffizio della possibilità di
praticare la professione di psicoanalista da chiunque faccia
parte del clero o comunque degli ordini religiosi.
Ma il Vaticano già prima del
1961 aveva fatto sentire la sua voce di condanna della
psicoanalisi in un messaggio del Papa, datato 13 settembre
1952, e ancora dopo in un altro messaggio del 15 aprile 1953.
Qualcuno, più possibilista, ha voluto leggere tali messaggi
più come condanna della teoria psicoanalitica che della
pratica clinica di indirizzo psicoanalitico.
In quegli anni i più noti
psicoanalisti cattolici erano Leonardo Ancona ed Emilio
Servadio.
Leonardo Ancona, che era anche
il direttore dell'"Istituto di Psicologia" dell'Università
Cattolica di Milano nel 1963, avrebbe pubblicato
"Psicoanalisi", un testo nel quale il pensiero cattolico e il
pensiero psicoanalitico non evidenziano quell'antiteticità che
aveva mosso gli ambienti della gerarchia del clero ad
opporvisi prima che potesse sedurre i legittimi pastori delle
anime.
Sempre a Milano, nel 1962, si
era costituito un gruppo di psicoanalisti di vario
orientamento, che aveva come denominazione "Centro Studi di
Psicoterapia Clinica", i quali svolgevano anche una attività
di collaborazione con l'Istituto di psicologia
dell'università. Di questo centro facevano parte: Silvano
Arieti, G. Benedetti, B. Neumann, Franco Fornari, M. Palazzoli
Selvini, Silvia Montefoschi, F. Napolitani ed E. Spaltro oltre
allo stesso Ancona e a Pier Francesco Galli, che oltre ad
esserne il direttore lavorava con le case editrici Boringhieri
e Feltrinelli per l'edizione dei classici stranieri della
psicoanalisi in italiano.
È da questo circolo di
psicoanalisti che nel 1967 nacque la rivista "Psicoterapia e
Scienze Umane", che diede ulteriore impulso alla psicoanalisi
italiana.
-La fortuna della psicoanalisi
dell'Io in America
La psicologia dell'Io, che
ebbe nell'ultimo Freud e soprattutto in sua figlia Anna i suoi
iniziatori, trovò terreno fertile per svilupparsi negli anni
'40 e '50 soprattutto in America, dove Heinz Hartmann e David
Rapaport furono i due più importanti esponenti di questa
scuola.
La psicologia dell'Io trovò
invece in Europa nello psicoanalista francese Jacques Lacan
uno tra i suoi più fermi oppositori. Questi, quale "vero erede
di Freud", la attaccò violentemente a più riprese per la sua
tendenza a far funzionare la psicoanalisi come strumento di
adattamento, tradendo così il vero senso del discorso
sovversivo freudiano.
-Lacan o il trionfo della
psicoanalisi in Francia
Per approfondire, vedi la
voce Jacques Lacan.
La Francia, tra quei paesi che
hanno avuto molto presto la possibilità di conoscere la nuova
scienza psicoanalitica, è stata la nazione che più ne ha
ritardato la sua diffusione e il suo emergere come disciplina
di grande rilevanza culturale.
Indipendentemente dal giudizio
che si può dare dell'opera di Lacan (1901-1981,) resta da
prendere atto che le cose non stanno più così con l'arrivo di
Lacan nella storia della psicoanalisi in Francia.
Grande oppositore, per un
"ritorno a Freud", della psicoanalisi dell'Io e
dell'Associazione Internazione di psicoanalisi, Lacan era uno
psichiatra del manicomio Saint-Anne di Parigi. Legato agli
ambienti letterari del surrealismo, alle cui pubblicazioni
collaborò, nel 1932 si laureò con una tesi sulla psicosi
paranoica.
Dopo aver fatto un'analisi
didattica con Sacha Nacht, Daniel Lagache e infine Rudolf M.
Loewenstein, divenne membro della Società Psicoanalitica di
Parigi. Di questi suoi tre analisti didatti solo Daniel
Lagache lo avrebbe seguito in parte nelle sue scorribande nei
territori della psicoanalisi, mentre tra Lacan e il suo ultimo
analista didatta sarebbe nato un conflitto con l'opporsi alla
sua ammissione come membro effettivo dell'associazione
psicoanalitica francese. Inoltre il dottor Rudolf
M.Loewenstein in seguito emigrò negli Stati Uniti, dove si
avvicinò sempre più alle posizioni della psicoanalisi dell'Io,
che nutriva un sempre più forte successo in quel periodo in
America, e che sarebbe diventata una vera "bestia nera" per
Lacan. Sempre in quegli anni la sua formazione sarebbe stata
influenzata decisamente anche dai corsi che teneva Alexandre
Kojeve.
Lancan riconobbe ufficialmente
come suoi maestri i soli Clerambault e Freud, che lo
avevanoiniziato rispettivamente alla psichiatria e alla
psicoanalisi, e Kojeve che, con i suoi corsi sulla
"Fenomenologia dello spirito", lo aveva iniziato al pensiero
di Hegel.
Dopo aver prodotto nel 1936 il
suo primo apporto creativo alla teoria psicoanalitica con una
comunicazione scientifica sullo "Stadio dello specchio", nel
1953 Lacan si fece fautore di una scissione all'interno della
società di psicoanalisi, accusata, dal punto di vista teorico,
di avere una visione eccessivamente medica della psicoanalisi
e, organizzativamente, di gerarchia e burocrazia eccessiva.
Nacque così la Société
Francaise de Psychanalyse, che, oltre al fondatore,
comprendeva prestigiosi psicoanalisti come Daniel Lagache,
Francoise Dolto, D. Anzieu, S. Leclaire, O. Mannoni. Tuttavia
questa associazione non sarebbe stata riconosciuta dalla
Società Psicoanalitica Internazionale, causando una nuova
scissione, per cui Lacan infine decide di costituire una sua
propria scuola: "L'ècole freudienne de Paris".
Lacan morì nel 1981, non prima
di aver dissolto la sua scuola nel 1980, allorché aveva
individuto in essa ostacoli allo sviluppo ulteriore della
psicoanalisi. Dopo la sua morte, lo psicoanalista J. A.
Miller, curatore delle sue opere, ricostruì parte del
movimento che faceva riferimento alla lettura lacaniana del
testo freudiano.
-Il programma lacaniano del
"ritorno a Freud"
Jacques Lacan, che usava
spesso parlare di sé in terza persona con un modo di
esprimersi spettacolare che non eccelleva in diplomazia, si è
sempre proclamato l'unico vero interprete dell'insegnamento di
Freud e considerava tutte le altre scuole come deviazioni
dall'originario "verbo freudiano", benché egli stesso venga
considerato da molti piuttosto un innovatore del pensiero
freudiano. In effetti lo slogan-programma lacaniano del
"ritorno a Freud" aveva più che altro di mira una psicoanalisi
che andava costituendosi sempre più come psicoterapia
adattativa e sempre meno come psicoanalisi così come era in
origine concepita nello spirito di Freud.
Il programma del "ritorno a
Freud" aveva di mira una psicoanalisi che andava sempre più
ricentrandosi sull'Io, anziché sull'inconscio, smarrendo così
il senso della rivoluzione psicanalitica. Ritornare a Freud
significava ripristinare il senso originario e rivoluzionario
della psicoanalisi. Che poi Lacan ci sia riuscito è un'altra
questione, ma l'intenzione di dare la parola all'inconscio non
gli si può negare, a Lacan come ad altri psicoanalisti che si
sono mossi e si muovono in psicoanalisi con gli stessi
intendimenti.
-La psicologia del Sé
Per approfondire, vedi la
voce Heinz Kohut.
Caposcuola della "Psicologia
del Sé" è considerato Heinz Kohut (1913-1981), trattato anche
nella sezione seguente sugli intersoggettivisti, in quanto tra
i principali ispiratori della nuova corrente della
"psicoanalisi intersoggettiva". Psicoanalista di Chicago, nato
a Vienna, con il dilagare del nazismo in Europa si trasferì
negli Stati Uniti.
-La psicoanalisi femminista
Tra le psicoanaliste che più
recentemente coniugano la psicoanalisi con una attiva
militanza femminista vanno annoverate:
Jessica Benjamin nota
esponente della psicoanalisi intersoggettiva.
Luce Irigaray (1930) di
formazione lacaniana.
Julia Kristeva (1941) di
formazione lacaniana.
-La psicoanalisi
interpersonale
La psicoanalisi interpersonale
si rifà al lavoro condotto sin dagli anni Trenta dallo
psicoanalista americano Harry Stuck Sullivan (1892-1949).
Stephen A. Mitchell attualmente ne è considerato il principale
esponente, le cui teorie psicoanalitiche da taluni vengono
considerate espressione della più recente corrente di
"psicoanalisi intersoggettiva".
Per Jacques Lacan, se è grazie
alla relazione con l'altro che può darsi e procedere il
processo di soggettivazione, e in questo anche Lacan
sottolinea la positività insita nell'esistenza dell'altro, la
relazione con l'altro costituisce comunque un'alienazione del
desiderio propriamente detto. L'identità è solo un'illusione
narcisistica, tanto aggrovigliati sono i condizionamenti delle
strutture del linguaggio (l'inconscio) sul soggetto.
L'immagine lacaniana del soggetto è quello di un sintomo: un
sintomo delle strutture del linguaggio (l'inconscio),
enormemente condizionanti il soggetto a sua insaputa.
Diversa e critica, rispetto
alla visione nostalgica dell'Eden lacaniano, è quella degli
esponenti della scuola psicoanalitica interpersonale. Del
resto Lacan stesso lascia questa nostalgia dell'Eden ai suoi
pazienti psicotici, non ancora iniziati alla dimensione
simbolica, e a quei suoi altri pazienti nevrotici ancora
nostalgici di una realtà pre-simbolica ormai perduta per
sempre con il loro già avvenuto accesso al simbolico.
Rispetto a questo discorso, a
cui Lacan dà il suo nome e che comunque alimenta il dibattito
psicoanalitico sulla vera natura del soggetto e dell'identità,
gli interpersonalisti ribadiscono la loro impostazione
psicoanalitica sulla piena positività dell'esistenza
dell'altro e della relazione con l'altro, riprendendo il noto
motto freudiano "Dove è l'inconscio sarà l'Io" e modificandolo
in "Dove è l'Io sarà la relazione".
-La psicoanalisi
intersoggettiva
Per approfondire, vedi la
voce Psicoanalisi intersoggettiva.
Con "psicoanalisi
intersoggettiva" ci si riferisce ad una corrente recente della
psicoanalisi americana. Gli psicoanalisti che fanno
riferimento a questa visione relazionale della psicoanalisi
vengono detti anche "Intersoggettivisti".
La teoria psicoanalitica di
cui si fanno assertori si caratterizza per la loro
affermazione circa la concezione della mente come relazione.
Da qui anche il riferirsi all'insieme dei loro studi e
ricerche come "psicoanalisi relazionale". Sviluppatasi
soprattutto a partire dagli anni '80, ed ancora poco
conosciuta tra i non addetti ai lavori, comprende tra i suoi
maggiori rappresentanti psicoanalisti come: Heinz Kohut,
psicoanalista di Chicago che si può considerare uno degli
ispiratori di questa corrente, Robert D.Storolow psicoanalista
di Los Angeles, George E.Atwood psicoanalista dell'Istituto di
psicoanalisi Intersoggettiva di New York, B. Brandchaft, J.
Fosshage, Donna M.Orange, Arnold Modell, Thomas Ogden, Owen
Renik, Harold Searles, Jessica Benjamin, Colwyn Trewarthen,
Levenson, Greenberg, Stephen A. Mitchell psicoanalista e
docente alla New York University, Ritvo, B. Beebe, Lachmann e
D. Stern.
Essi, partendo da una critica
radicale e conseguente a livello sia teorico che pratico del
"mito della mente isolata", mettono l'accento soprattutto ai
vissuti relativi al transfert e al controtransfert del
paziente e dell'analista e all'intersoggettività, che emerge e
si dispiega in questa relazione duale senza più alcuna delle
vecchie preoccupazioni di oggettività tipiche della vecchia
psicoanalisi, con quelle ambiziose pretese di cosiddetta
scientificità che fa il vanto delle scienze naturali
soprattutto.
-Conclusioni
-La storia della psicoanalisi
dal punto di vista della sola teoria
-Da una psicologia pulsionale
ad una psicologia relazionale
La storia della psicoanalisi
dal punto di vista delle vicende del movimento complessivo e
delle singole diramazioni, nonché delle vicende dei singoli
autori, incluse anche le dicerie, i pettegolezzi eccetera, non
può non mancare di interessare lo storico, i cultori di storia
o semplicemente gli appassionati di questa lunga vicenda. Essa
ha coinvolto migliaia e migliaia di professionisti della
medicina e i loro pazienti. Tuttavia, se volessimo
sintetizzare questa storia di vicende e uomini in storia della
sola teoria, potremmo, semplificando al massimo, organizzare
il materiale come segue:
La psicoanalisi come
psicologia pulsionale (Sigmund Freud e la sua scuola). La
teoria delle pulsioni si presenta infatti come la teoria di
base della psiconalisi delle origini, sebbene alcuni ravvedano
in particolare negli scritti di Freud del 1912 e 1915
"Introduzione al narcisismo" e "Pulsioni e loro destino" un
timido tentativo di andare nella direzione di un superamento
della teoria delle pulsioni.
La psicoanalisi come
psicologia dell'Io (Anna Freud e la sua scuola).
La psicoanalisi come
psicologia delle relazioni oggettuali (Melanie Klein e la sua
scuola).
La psicoanalisi come
psicologia relazionale (psicologia del Sé, psicoanalisi
interpersonale e la psicoanalisi intersoggettiva).
-Situazione attuale della
psicoanalisi o l'avvenire di una scienza
-Dal contenuto rimosso al
soggetto rimovente
Sigmund Freud negli ultimi
sviluppi del suo pensiero aveva chiaramente dato indicazioni
su come, nei suoi intendimenti, avrebbe dovuto procedere
l'ulteriore evoluzione della psicoanalisi. Questa indicazione
si può sintetizzare nello spostamento dell'attenzione teorica
e clinica della nuova scienza dal rimosso al rimovente.
Questa indicazione viene fatta
propria dalla figlia Anna Freud e dalla scuola della
psicologia dell'Io, da lei iniziata senza ancora affrancarsi
da una psicologia degli istinti.
Con Melanie Klein e la sua
scuola, invece, ci si riesce, ponendo le basi per una
concezione dell'origine relazionale dell'Io.
Il movimento ulteriore
dell'elaborazione psicoanalitica è rimasto saldamente ancorato
nei suoi esponenti più creativi e non ripetitivi a quella
indicazione di Freud, recuperando sempre di più tuttavia il
concetto di relazione, e conseguentemente di soggetto, a
discapito della vetusta teoria degli istinti, che risente
ancora delle origini della psicoanalisi in un'epoca in cui il
positivismo trionfante non aveva ancora conosciuto la sua
crisi.
-Non è che l'inizio...
Nel 1925 Freud scrisse, in
occasione della morte di Karl Abraham, colonna portante e
avanguardia della prima ora del movimento psicoanalitico,
nella consapevolezza ormai di essere ammalato lui stesso di un
tumore: "Io me ne andrò presto, ma il lavoro deve essere
continuato: in confronto alla sua mole siamo tutti ugualmente
piccoli."
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