Sigmund
Freud (6 maggio 1856, Freiberg, Moravia - 23 settembre 1939,
Londra, Gran Bretagna), nome completo Sigismund Schlomo Freud,
fu neurologo e fondatore della psicoanalisi , una delle
principali correnti della moderna psicologia, secondo la quale
l'inconscio ha un notevole influsso sul comportamento e sul
pensiero degli esseri umani e delle organizzazioni di ogni
dimensione tra individui.
In un primo
momento si dedicò allo studio della ipnosi e dei suoi effetti
nella cura di pazienti psicolabili, influenzato dagli studi di
Josef Breuer sull'isteria, in particolare dal caso Anna O. (in
realtà Bertha Pappenheim futura fondatrice dei movimenti di
assistenza sociale e di emancipazione femminile), al quale si
interessò sulla base delle considerazioni di Charcot che
individuava nell'isteria un disturbo della psiche e non già
una simulazione come ritenuto fino ad allora.
Dalle
difficoltà incontrate da Breuer nel caso, Freud costruì
progressivamente alcuni principi basilari della psicoanalisi
relativi alle relazioni medico-paziente: la resistenza e il
transfert. Di questo periodo furono anche le intuizioni che
formano il nucleo della psicoanalisi: il metodo di indagine
mediante l'analisi di associazioni libere, lapsus, atti
involontari e l'interpretazione dei sogni.
Le idee di
Freud e le sue teorie - viste con diffidenza negli ambienti
della Vienna del XIX secolo - sono ancora oggi al centro di
accesi dibattiti e centro di discussioni non solo in ambito
medico-scientifico, ma anche accademico, letterario,
filosofico e culturale in genere.
Indice
1 La vita
1.1 La
nascita della psicoanalisi
1.2
L'internazionale della psicoanalisi
1.3 Freud e
Einstein
1.4 Freud e
Lou Andreas Salomè
1.5 "Analisi
terminabile e analisi interminabile" (1937)
1.6 L'esilio
a Londra
1.7
Psicoanalisi e Surrealismo
1.8 La morte
1.9 Altre
note biografiche
2 Le
innovazioni di Freud
3 La
psicoanalisi freudiana
4 Critiche a
Freud
5 Il disagio
della civiltà
6 Pazienti di
Freud
6.1
Personaggi storici analizzati da Freud
6.2 Altri
pazienti
7 Discepoli
8 Curiosità
9 Note
10
Bibliografia
10.1 Opere di
Freud tradotte in italiano
10.2 Opere su
Freud di autori italiani o tradotte in italiano
10.3 Opere su
Freud in inglese
10.4 Opere su
Freud in francese
-La vita
Sigismund
Schlomo Freud nacque a Freiberg in Moravia, allora territorio
dell'impero austriaco ora Pribor nella Repubblica Ceca). Nel
1877 abbreviò il suo nome in Sigmund Freud (Schlomo in ebraico
significa "il saggio").
Sigmund era
figlio di Jacob Freud e della sua terza moglie Amalie
Nathanson (1835-1930). Jacob, ebreo proveniente dalla Galizia
e commerciante di lana, si trasferì a Vienna nel 1860, a causa
di sconvolgimenti politico-economici. Dal padre non ricevette
una educazione tradizionalista, eppure già in giovanissima età
si appassionò alla cultura e alle scritture ebraiche, in
particolare allo studio della Bibbia. Questi primi interessi
lasciarono evidenti tracce nella sua opera.
Nella Vienna
di quel periodo erano presenti forti componenti antisemitiche
e ciò costituì per lui un ostacolo, ma non riuscì a limitare
la sua libertà di pensiero. Dalla madre e quindi dal padre
ricevette i primi rudimenti. Poi fu inscritto in una scuola
privata, e dall'età di nove anni frequentò con grande profitto
per otto anni l'Istituto Superiore "Sperl Gimnasyum". Sino
alla maturità, conseguita a 17 anni, dimostrò grandi capacità
intellettuali tanto da ricevere una menzione d'onore.
Durante il
corso di laurea maturò una crescente avversione per gli
insegnanti che considerava non all'altezza; l'insoddisfazione
lo spinse a sviluppare un senso critico che, di fatto, ritardò
l'ottenimento della sua laurea in medicina (marzo 1881).
Dopo la
laurea si recò in Inghilterra e, successivamente, lavorò in un
laboratorio di zoologia diretto da Carl Claus a Vienna. Fu qui
che prese contatto con il darwinismo. Il lavoro di ricerca
però, non lo soddisfece e dopo due anni cambiò lavoro e
conobbe Ernst Wilhelm von Brücke, nell'Istituto di Fisiologia,
dove condusse importanti ricerche nel campo della
neuro-istologia. Freud lasciò l'istituto dopo sei anni di
permanenza, anche se le ricerche effettuate gli assicuravano
una sicura carriera nel settore, perché era animato da grande
ambizione e valutò troppo lenti i successi conseguibili in
quel campo ristretto. Freud fu enormemente colpito dal Brücke,
tanto che nella sua autobiografia viene citato come colui che
maggiormente influì sulla sua personalità.
L'aspirazione
all'indipendenza economica lo spinse a dedicarsi alla pratica
clinica, lavorando per tre anni presso l’Ospedale Generale di
Vienna con pazienti affetti da turbe neurologiche. Questa
disciplina, essendo molto più remunerativa, gli avrebbe
permesso di sposare la sua futura moglie, Martha Bernays.
Fu proprio
mentre lavorava in questo ospedale, nel 1884, che Freud
cominciò gli studi sulla cocaina, sostanza allora sconosciuta.
Scoperto che la cocaina era utilizzata dai nativi americani
come analgesico la sperimentò anche su sé stesso osservandone
gli effetti stimolanti e privi, a suo dire, di effetti
collaterali rilevanti. La utilizzò in alternativa alla morfina
per curare un suo amico che soffriva di una infezione, ma la
conseguente instaurazione della dipendenza da essa (più
perniciosa rispetto a quella da morfina), fece scoppiare un
caso che costituì una macchia nella sua carriera, anche in
considerazione del fatto che un altro ricercatore, utilizzando
i suoi studi, sperimentò la cocaina quale analgesico
oftalmico, ricavandone rilevanti riconoscimenti nell’ambito
medico internazionale. Rinunciò pertanto alle forti
aspettative di ricavare successo da queste ricerche.
L'unico
risultato fu che ne divenne, notoriamente, assiduo consumatore
e dipendente.
Nel 1885
ottenne la libera docenza e ciò gli assicurò facilitazioni
nell’esercizio della professione medica. La notorietà e la
stima dei colleghi gli permise una facile carriera accademica,
sino ad ottenere la cattedra di professore ordinario. È sempre
di quest'anno la notizia della distruzione delle sue carte
personali, avvenimento che si ripeté nel 1907.
Successivamente, le sue carte furono attentamente custodite
negli "Archivi di Sigmund Freud" e gestite da Ernest Jones,
suo biografo ufficiale e da alcuni membri del circolo
psicoanalitico. Il lavoro di Jeffrey Moussaieff Masson portò
alcuni chiarimenti sulla natura del materiale soppresso.
Nel biennio
1885/1886 iniziò anche gli studi sull’isteria e con una borsa
di studio si recò a Parigi, dove era attivo Jean-Martin
Charcot. Questi suscitò notevole impressione sull’ancora
giovane Freud, sia per i suoi metodi sia per la sua forte
personalità. Le modalità di cura dell’isteria attraverso
l’ipnosi, insegnatagli da Charcot, furono applicate da Freud
dopo il suo rientro a Vienna, ma i risultati furono deludenti,
tanto da attirarsi addosso le critiche di numerosi colleghi.
Il matrimonio
con Martha Bernays era stato più volte rimandato a causa di
difficoltà che apparivano a Freud insuperabili e quando, il 13
maggio 1886, riuscì finalmente a sposarsi, visse l’avvenimento
come una grossa conquista. Appena un anno dopo (1887) nacque
la prima figlia, Mathilde seguita da altri cinque figli di cui
l’ultima, Anna, diventò un’importante psicoanalista.
Nel 1886
iniziò l’attività privata aprendo uno studio a Vienna;
utilizzò le tecniche allora in uso, quali l’elettroterapia e
l’idroterapia, ma non rilevò risultati apprezzabili. Utilizzò
allora la tecnica dell’ipnosi e, per migliorare la stessa,
compì un altro viaggio in Francia, a Nancy, ma non ottenne i
risultati che si aspettava.
Il 23
settembre 1897 venne iniziato "nella comunità fraterna" della
Loggia Vienna del B'nai B'rith di Vienna, un anno dopo la sua
fondazione. Freud era professore di neuropatologia e le teorie
sulla psicoanalisi avevano ancora poca eco e considerazione
nella scuola di medicina dell'epoca.
Una delle
chiavi di volta nel processo evolutivo delle teorie di Freud è
sicuramente il famoso caso clinico di Anna O. Bertha
Pappenheim (1859 - 1936), anche perché la stessa era paziente
di Josef Breuer, importante fisiologo che aveva più volte
aiutato Freud sia dal punto di vista finanziario che da quello
psicologico. Breuer curava l’isteria della paziente attraverso
l’ipnosi e grazie a questa tecnica riuscì a guarirla dalle
crisi di idrofobia. Sono di questo periodo le prime intuizioni
sui ricordi traumatici. Il metodo, definito catartico - che fu
pubblicato nel 1895 in Studi sull’isteria di Breuer ed Altri -
venne successivamente utilizzato in modo sistematico da Freud.
-La nascita
della psicoanalisi
Il suo
celebre divano, ora al Freud Museum di Londra
Per
convenzione si usa datare la nascita della psicoanalisi con la
prima interpretazione esaustiva di un sogno scritta da Freud:
si trattò di un suo sogno personale della notte tra il 23 e il
24 luglio 1895, e riportato anche ne L'interpretazione dei
sogni come "il sogno dell'iniezione di Irma". La sua
interpretazione rappresentò l'inizio dello sviluppo della
teoria freudiana sul sogno. L'analisi dei sogni, infatti,
segna l'abbandono del metodo ipnotico utilizzato in quella
fase del suo sviluppo, che a ragione si può definire la
preistoria della psicoanalisi.
Altri legano
la nascita della psicoanalisi alla prima volta in cui Freud
usò il termine "psicoanalitico", e cioè nel 1896 dopo aver già
svolto un'esperienza di 10 anni nel settore della
psicopatologia, quando scrisse due articoli nei quali, per la
prima volta parla, esplicitamente di "psicoanalisi" per
descrivere il suo metodo di ricerca e trattamento terapeutico.
-L'internazionale
della psicoanalisi
Dopo aver
pubblicato un articolo sulla "Morale sessuale e le malattie
nervose moderne" nel quale espresse le sue prime riflessioni
sulla natura della civiltà, Freud nel 1909 venne invitato
negli Stati Uniti insieme allo psichiatra svizzero Carl Gustav
Jung e all'ungherese Sándor Ferenczi. Poco dopo, a New York,
si aggiunse ad essi un quarto studioso, Ernst Jones giunto
dall'Inghilterra.
È in questa
situazione che presero luce le "Cinque conferenze sulla
psicoanalisi". Freud aveva cinquantatré anni e alla Clark
University fu insignito del titolo di Dottore. Oltre a questa
onorificenza Freud ebbe modo di incontrare personalmente il
famoso filosofo americano: William James. Secondo una versione
diffusa della storia della psicoanalisi, in Europa il discorso
freudiano era allora tacciato di "delirio", di essere
ossessionato dal sesso e di rovinare la società mettendo in
pubblica piazza ogni indecenza e perversione. Secondo alcune
testimonianze, l'impressione era che fosse la stessa comunità
umana che si ergesse contro il discorso freudiano chiedendo di
ridurre al silenzio lui e i suoi seguaci per metterli
nell'impossibilità di nuocere. Questa "folla inferocita" non
avrebbe spaventato il medico viennese; anni dopo egli accusò
lo stesso Jung di codardia, chiedendogli di non utilizzare più
il termine di psicoanalisi per le sue teorie basate su una
teoria della libido desessualizzata.
Tuttavia, lo
storico della psicologia Allen Esterson, criticando il
resoconto del neuroscienziato Mark Solms secondo cui le idee
di Freud sull'esistenza di pulsioni animali primitive negli
umani avevano scandalizzato i suoi contemporanei vittoriani,
ha scritto: "questo resoconto mirante a dare un quadro
complessivo della situazione a quei tempi è stato confutato
talmente tante volte dagli studiosi che hanno condotto
ricerche su quel periodo che si dispera che i veri fatti
riusciranno mai a penetrare il mondo ermeticamente chiuso dei
tradizionalisti psicoanalitici".[1] Secondo Catherine Meyer,
"[Frank J.] Sulloway[2] giunse a stabilire che tutti gli
elementi principali dellla teoria freudiana della sessualità
-la 'bisessualità', le 'zone erogene', la 'perversione
polimorfa', la 'regressione', la 'libido', la 'rimozione
primaria', ecc.- provenivano in linea più o meno diretta dalla
sessuologia dell'epoca (Krafft-Ebing, Albert Moll, Havelock
Ellis), il che demoliva allo stesso tempo il mito
dell'isolamento intellettuale di Freud e del preteso
'puritanesimo' dei suoi colleghi."[3] Negli Stati Uniti, Freud,
si sarebbe sentito più a suo agio anche se in seguito (1925)
confessò che in America, dove l'ingenua "dottrina del
comportamento" si vantava di aver completamente eliminato la
psicologia, la portata radicale del suo pensiero era
abbondantemente annacquata.
Al ritorno,
nel 1910 il Congresso di Norimberga (30 e 31 marzo) istituì
un'organizzazione internazionale per coordinare tutte quelle
associazioni psicoanalitiche nazionali già costituitesi o di
nuova creazione. Il congresso era stato organizzato da Jung,
che veniva visto come il successore di Freud alla guida del
movimento psicoanalitico. Freud stesso, in questa occasione,
fece pressione affinché la presidenza dell'internazionale
della psicoanalisi venisse affidata a Jung. Adler e Stekel
invece si incaricarono del giornale dell'associazione: lo "Zentralblatt
für Psychoanalyse" (Rivista centrale di Psicoanalisi). In
seguito, a questa rivista si affiancò un'altra pubblicazione
per trattare gli aspetti non direttamente medici della
psicoanalisi: "Imago", diretta dallo stesso Freud. Già allora
circoli medici legati alla psicoanalisi erano presenti oltre a
Berlino, Vienna e Zurigo anche a Budapest, Bruxelles, negli
Stati Uniti, in Russia, Francia, Italia e Australia.
Con questi
medici e psicoanalisti, che nell'insieme costituivano la prima
avanguardia del nuovo movimento di pensiero del novecento
(bisognerebbe includere in questa avanguardia l'insieme
numeroso e sofferente dei loro pazienti di entrambi i sessi,
che erano materia prima per la nuova scienza), Freud cominciò
ad intessere una fitta e costante corrispondenza per garantire
la coerenza e l'avvenire del movimento psicoanalitico.
Di quello
stesso anno fu un'altra novità: "Un ricordo infantile di
Leonardo da Vinci" che costituisce il primo tentativo di
biografia psicoanalitica scritto dallo stesso Freud. In
seguito, a proposito di questo testo del 1910 confessò: "è
stata la sola cosa piacevole che io abbia mai scritto".
-Freud e
Einstein
Nel 1926
Freud, che per ragioni di salute fu costretto a ridurre a tre
il numero dei pazienti che trattava ogni giorno, compì
settanta anni e per il suo compleanno giunsero al n°19 della
Berggasse telegrammi e lettere di felicitazioni da ogni parte
del mondo, tra cui quello di Albert Einstein. Ma fu nel
dicembre di quello stesso anno che Freud, recandosi a Berlino
per rivedere figli e nipoti, incontrò per la prima volta
Einstein e sua moglie andati da lui per fargli visita.
Questo fu il
commento di Freud in margine a questo colloquio che si era
protratto per due ore:
È vivace,
sicuro di sé, piacevole. Di psicologia ne capisce quanto me di
fisica, tanto che abbiamo avuto una conversazione molto
scherzosa
Tuttavia, la
credenza diffusa secondo cui Einstein era un grande ammiratore
di Freud è erronea, come ha fatto notare A. H. Esterson: in
una lettera a uno dei suoi figli nei primi anni trenta[4]
Einstein scrisse che non era rimasto convinto dalle opere di
Freud e che riteneva i suoi metodi dubbi se non fraudolenti.
Nel 1933
infine, a richiesta della Società delle Nazioni, venne
pubblicata una discussione con Einstein sul tema: "Perché la
guerra?". Freud, al contrario di Einstein, dimostrando un
profondo pragmatismo affermò l'impossibilità della fine delle
guerre, in quanto l'aggressività, fondamento di ogni guerra, è
radicata indissolubilmente nell'uomo.
-Freud e Lou
Andreas Salomè
Sicuramente
una delle muse ispiratrici più enigmatiche dell'intero '800,
Lou Andreas Salomè colpì e diede modo anche a Freud di
rinnovare le proprie idee. Grande catalizzatrice di idee
innovative, Salomè, dopo le frequentazioni con Rainer Maria
Rilke, Friedrich Nietzsche, e lo stesso Jung, ebbe modo di
incontrare anche Freud. Dal loro confronto, Freud smorzò
quella che fino ad allora era rimasta la concezione primaria
delle sue teorie, la libido come motore della vita emotiva
dell'uomo. Infatti, nel suo saggio "Psicologia e
Metapsicologia" espose per la prima volta la dualità tra
istinto alla vita (libido = Eros) e l'istinto alla morte (=
Thanatos): modellizzando l'uomo come un globo la cui
superficie, la coscienza, era l'involucro che nascondeva la
lotta tra volontà alla vita e all'aggregazione, da un lato, e
alla morte e disgregazione dall'altro. È doveroso ricordare
che un altro personaggio femminile del primo novecento,
Sabrina Spilrein, ebrea russa ricoverata al Burgozli, curata
da Jung e diventata poi essa stessa psicoanalista, fu la prima
a scrivere sull' istinto di morte, ma Freud non la citò
probabilmente per la burrascosa vicenda sentimentale fra Jung
e Sabina.
-"Analisi
terminabile e analisi interminabile" (1937)
Sigmund Freud
nel 1907
Durante lo
sviluppo della disciplina psicoanalitica, in Freud si faceva
sempre più chiaro che questa sua "figlia" era qualcosa che
andava ben oltre una semplice psicoterapia come era invece
negli intenti iniziali che nella sua qualifica di medico si
era prefissato. Così scrive infatti nel 1925: "Probabilmente
il futuro stabilirà che l'importanza della psicoanalisi come
scienza dell'inconscio oltrepassa di gran lunga la sua
importanza terapeutica". (Sigmund Freud "Psicoanalisi" sta in
"Opere Complete" volume X).
Partendo dal
confronto con i problemi psicoterapeutici la psicoanalisi si
era mossa lentamente verso il superamento della semplice
psicoterapia stessa.
A due anni
dalla sua morte in "Analisi terminabile e interminabile" Freud
pose il problema del "fondo roccioso della psicoanalisi"
ovvero l'impossibilità o per lo meno la difficoltà a
proseguire il lavoro psicoanalitico oltre un certo limite.
Detto in altri termini, qui Freud si riferì al fatto che la
psicoanalisi è impotente di fronte alla realtà biologica.
Quando cioè il paziente poneva domande che affrontano
l'aspetto biologico della divisione sessuale l'analisi
diventava interminabile. Tuttavia fu proprio in questa
questione che si celò, quale implicazione, un'altra questione:
quella sulla funzione adattativa-conservatrice della
psicoanalisi.
Al contrario
ci si domandava se la psicoanalisi costituiva una vera e
propria pratica rivoluzionaria conseguentemente evolutiva.
-L'esilio a
Londra
Siamo nel
1930, Hitler prenderà tra breve il potere in Germania. Le
origini ebree di Freud iniziano a costituire un serio
problema. Sempre in quell'anno, il suo nome entra nella lista
nera degli autori di opere che devono essere mandate al rogo.
La situazione
comincia ad aggravarsi seriamente a partire dal 1938, anno in
cui l'Austria è annessa al Terzo Reich: quattro sorelle di
Freud muoiono nei campi di sterminio mentre la figlia Anna
viene sequestrata dalla Gestapo.
Freud si
prepara così a lasciare Vienna: pochi giorni dopo,
accompagnato da Martha e da Anna, che nel frattempo era stata
rilasciata, Freud parte per Londra.
La sua casa a
Londra è situata in un famoso quartiere residenziale, non
lontano dal centro di psicoanalisi,dove lavorerà, anni dopo,
la stessa figlia Anna.
-Psicoanalisi
e Surrealismo
A Londra
incontrò Salvador Dalì, uno dei più importanti esponenti
dell'avanguardia artistica storica surrealista. L'artista
spagnolo era stato accompagnato a far visita a Freud da Stefan
Zweig; il loro incontro avvenne in un caffè, dove Dalì, sopra
ad un tovagliolo, fece rapidamente uno splendido ritratto di
Freud, che ne rimase stupito.
In merito a
questo incontro con il pittore surrealista, Freud scrive a
Zweig:
Finora, ero
portato a considerare completamente insensati (o diciamo al
95% come per l'alcool) i surrealisti, che pare mi avessero
adottato quale santo patrono. Questo giovane spagnolo con i
suoi occhi candidi e fanatici e la sua innegabile padronanza
tecnica mi ha fatto cambiare idea.
-La morte
Un anno prima
della morte, nel 1938, al suo arrivo a Londra aveva concesso
un'intervista alla BBC. L'intervista si era conclusa con uno
sguardo alla strada ancora da percorrere per la neonata
scienza: "La lotta non è ancora terminata" affermerà. Il suo
attaccamento estenuante nei confronti della madre Amalie
Nathanson, lo porterà a dire, dopo la sua morte 1930, che solo
ora anche lui se ne sarebbe potuto andare, non certo prima che
lei morisse.
Il 21
settembre 1939, il medico viennese sul letto di morte
consumato fra atroci sofferenze mormorò al suo medico di
fiducia: "Ora non è più che tortura, non ha senso" e poco dopo
ancora: "Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto,
facciamola finita". Anna era sua figlia al cui sentire Freud
si affidò. Morì due giorni dopo, senza risvegliarsi dal sonno
tranquillo che la morfina finalmente gli concesse.
-Altre note
biografiche
La figlia di
Freud, Anna, si distinse anch'essa quale psicologa,
specialmente nella psicologia dell'infanzia e dello sviluppo
del bambino. Freud è anche il nonno del pittore Lucian Freud,
del commediografo Freud Clemente, ed è il bisnonno della
giornalista Emma Freud e della stilista di moda Bella Freud.
Freud fumò
sigari per la maggior parte della sua vita. Anche in seguito
alla asportazione della mascella a causa del cancro ha
continuato a fumare. Si dice che abbia fumato una scatola di
sigari al giorno sino alla morte.
-Le
innovazioni di Freud
L'influenza
di Freud fu determinante in due campi correlati ma distinti.
Sviluppò simultaneamente una teoria della mente e del
comportamento e tecniche cliniche finalizzate all'apporto
terapeutico nella risoluzione delle nevrosi. Molti sostengono
che abbia influenzato solo il primo campo.
Secondo
alcuni, il contributo forse più significativo di Freud al
pensiero moderno fu la sua concezione dell'inconscio. Secondo
una versione diffusa della storia della psicologia, durante il
XIX secolo la tendenza dominante nel pensiero occidentale fu
il positivismo, che avrebbe creduto nella capacità degli
individui di poter controllare la conoscenza reale di se
stessi e del mondo esterno ed esercitare un controllo
razionale su entrambi. Freud, invece, suggerì che questa
pretesa di controllo fosse in realtà una illusione; che
persino ciò che pensiamo sfugge al totale controllo e alla
comprensione e le ragioni dei nostri comportamenti spesso non
hanno niente a che fare con i nostri pensieri coscienti. Il
concetto di inconscio sarebbe stato rivoluzionario in quanto
sostenne che la consapevolezza fosse allocata nei vari strati
di cui è composta la mente e che ci sono pensieri non
immediatamente disponibili in quanto "sotto la superficie"
(livello cosciente). Tuttavia, come lo psicologo Jacques Van
Rillaer, fra gli altri, ha sottolineato, "contrariamente a
quanto crede il grande pubblico, l'inconscio non è stato
scoperto da Freud. Nel 1890, quando ancora non si parlava di
psicoanalisi, William James, nel suo monumentale trattato di
psicologia, esaminava il modo in cui Schopenhauer, von
Hartmann, Janet, Binet e altri avevano utilizzato il termine
"inconscio" e "subconscio"".[5] Inoltre, lo storico della
psicologia Mark Altschule ha scritto nel 1977: "È difficile -o
forse impossibile- trovare uno psicologo o psicologo clinico
del diciannovesimo secolo che non riconoscesse la cerebrazione
inconscia come non solo reale ma anche della massima
importanza". [6]
I sogni,
proposti come "la via regia che conduce all'inconscio", sono
gli indizi migliori per la comprensione della nostra vita
inconscia e ne L'interpretazione dei sogni, Freud sviluppò
l'argomento dell'esistenza dell'inconscio e descrisse una
tecnica per accedervi.
Il preconscio
venne descritto come uno strato a cui si può accedere con meno
sforzo, in quanto interposto tra il conscio e l'inconscio. (il
termine subcosciente, benché usato popolarmente, non fa parte
della terminologia psicoanalitica). Anche se molti aderiscono
ancora alla concezione razionalista e positivista, è ormai
comunemente accettato, anche da coloro che rifiutano altre
parti delle teorie di Freud, che l'inconscio è una parte della
mente e che parte dei comportamenti possono avere luogo senza
il controllo della coscienza.
Nel 1910, in
una conferenza all'università di Clark, Freud spiegò la sua
nuova concezione del funzionamento della mente umana e del
rifiuto dei suoi lavori da parte dei suoi colleghi e del
pubblico: "l'arroganza della coscienza che, per esempio,
rigetta i sogni con leggerezza, generalmente è causata da un
forte apparato protettivo che li custodisce, impedendo ai
complessi inconsci di farsi strada, rendendo difficile
convincere gli interlocutori dell'esistenza dell'inconscio e
spiegare nuovamente ciò che la loro conoscenza cosciente
rifiuta".
Elemento
cruciale del funzionamento dell'inconscio è la rimozione.
Secondo Freud, spesso i pensieri e le esperienze sono così
dolorosi che la gente non può sopportarli. Tali pensieri ed
esperienze, e i ricordi associati, ha argomentato Freud, sono
banditi dalla mente, ma potrebbero essere banditi anche dalla
coscienza. In questo modo costituiscono l'inconscio. Benché
Freud più tardi tentasse di trovare strutture di rimozione tra
i suoi pazienti per derivare un modello generale della mente,
egli ha anche osservato una differenziazione tra i singoli
pazienti dovuta alla rimozione di pensieri ed esperienze
diverse. Freud ha osservato, inoltre, che il processo di
rimozione è in sé un atto non-cosciente (cioè non si presenta
con pensieri o sensazioni dipendenti dalla volontà). Freud ha
supposto, insomma, che ciò che viene rimosso è in parte
determinato dall'inconscio. L'inconscio, per Freud, era sia
causa che effetto della rimozione.
Freud ha
cercato di spiegare come il subconscio opera e ne propose una
particolare struttura. Egli ha proposto una suddivisione del
subconscio in tre parti: Id, Ego ("Ich" in tedesco o "Io" in
italiano) e Superego ("Überich" in tedesco, "Super-Io" in
italiano). L'Id (= latino, = it in inglese, = es in tedesco)
viene rappresentato come il processo di
identificazione–soddisfazione dei bisogni di tipo primitivo.
Il Superego rappresenta la coscienza e si oppone all'Id con la
morale e l'etica. L'Ego (Ich) si frappone tra Id e Superego
sia per bilanciare le istanze di soddisfazione dei bisogni
primitivi, sia le spinte contrarie derivanti dalle nostre
opinioni morali ed etiche. Un Ego ben strutturato garantisce
la capacità di adattarsi alla realtà e di interagire con il
mondo esterno, soddisfacendo le istanze dell'Id e del
Superego. L'affermazione di principio che la mente non è
monolitica o omogenea, continua ad avere un'influenza enorme
al di fuori degli ambienti della psicologia.
Freud era
particolarmente interessato al rapporto dinamico tra queste
tre parti della mente, argomentando che la dinamica fosse
governata da comportamenti innati, ma ha anche asserito che il
rapporto dinamico mutasse col cambiare del contesto dei
rapporti sociali. Alcuni hanno criticato Freud per aver dato
troppa importanza all'uno o all'altro fattore; allo stesso
modo, molti dei seguaci di Freud hanno concentrato la loro
attenzione privilegiando l'uno o l'altro. Freud ha sviluppato
il concetto di "sovradeterminazione" per evidenziare le
molteplici cause che sottendono alla interpretazione dei
sogni, piuttosto che contare su un modello di semplice
corrispondenza biunivoca tra cause ed effetti. Ha creduto che
gli esseri umani fossero guidati da due comportamenti
istintivi: dalla libido (Eros) e dall'istinto di morte (Thanatos).
La descrizione di Freud della libido comprende la creatività e
gli istinti. L'istinto di morte è definito come un
comportamento istintivo finalizzato alla creazione di una
condizione di calma, o non-esistenza, ed è ricavato dai suoi
studi sui protozoi. (vedi: Oltre il principio di piacere).
Freud credeva
anche che la libido si sviluppasse negli individui cambiando
il suo oggetto. Egli ha argomentato che gli esseri umani
nascessero "polimorficamente perversi", volendo con ciò
significare che qualsiasi oggetto potrebbe essere una sorgente
di piacere. Egli più avanti ha argomentato che gli esseri
umani si sono sviluppati in differenti stadi di sviluppo
identificati nella fase orale (piacere del neonato
nell'allattamento), quindi nella fase anale (esemplificato dal
piacere del bambino nel controllo della defecazione) e ancora
nella fase genitale, che a sua volta comprende la fase fallica.
Freud arguisce che i bambini passino a uno stadio nel quale si
identificano sul genitore di sesso opposto, mentre il genitore
dello stesso sesso viene visto come un rivale. Freud ha
cercato di inquadrare questa struttura di sviluppo nel
dinamismo mentale. Ogni stadio è una progressione della
maturità sessuale, caratterizzata da un ego più forte e dalla
capacità di ritardare la soddisfazione dei bisogni (principio
di piacere e principio di realtà). (vedi: Tre saggi sulla
teoria sessuale).
Cercò di
dimostrare che il suo modello, basato soprattutto sulle
osservazioni della borghesia viennese, fosse universalmente
valido. Ha per questo orientato i suoi studi verso la
mitologia antica e l'etnografia del suo tempo per trovare
materiale comparativo. Freud ha utilizzato la tragedia greca
Edipo Re di Sofocle per precisare che, soprattutto negli
adolescenti, è presente il desiderio dell'incesto e
contemporaneamente la necessità di reprimere quel desiderio.
Il complesso di Edipo è stato descritto come una condizione
dello sviluppo e della consapevolezza psicosessuale. Ha
inoltre orientato i suoi studi sull'antropologia e
precipuamente sul totemismo, sostenendo che lo stesso riflette
la codificazione di un complesso di Edipo relativo alla tribù.
(vedi: Totem e Tabù).
Sigmund Freud
negli anni venti
Egli sperava
che le sue ricerche fornissero una solida base scientifica per
le sue tecniche terapeutiche. L'obiettivo della terapia
psicoanalitica (psicoanalisi), era di portare allo stato
cosciente i pensieri repressi/rimossi, rafforzando così il
proprio ego. Per portare i pensieri inconsci al livello della
coscienza, il metodo classico prevede delle sedute in cui il
paziente, è invitato ad effettuare delle associazioni libere
ed a descrivere i suoi sogni. Un altro elemento importante
della psicoanalisi è l'assunzione, da parte dell'analista, di
un atteggiamento distaccato durante l'analisi, che permette al
paziente di proiettare i pensieri e le sensazioni
sull'analista. Con questo processo, chiamato transfert, il
paziente può riesumare e risolvere i conflitti rimossi,
particolarmente quelli infantili e quelli con i suoi genitori.
Freud era, in
anticipo sui tempi, un consumatore ed un estimatore di cocaina
(vedi: Sulla cocaina) ed anche uno sviluppatore della teoria e
della pratica delle nevrosi nasali riflesse d'accordo con
Wilhelm Fliess. Emma Eckstein subì un disastroso intervento
chirurgico al naso ad opera di Fliess.
Uno degli
interessi minori di Freud era la neurologia. Fu uno dei
pionieri delle ricerche sulla paralisi cerebrale e pubblicò
numerosi documenti medici sull'argomento. Dimostrò anche,
precedendo altri ricercatori suoi contemporanei che iniziavano
lo studio sugli stessi argomenti, l'esistenza della
neuropatia. Affermò che William Little, che per primo
identificò la paralisi cerebrale, aveva torto nell'inferire
che la mancanza di ossigeno durante il parto fosse una causa
della malattia. Suggerì, invece, che le complicazioni del
parto fossero solo un sintomo del problema. Solo alla fine
degli anni '80 le sue speculazioni sono state confermate da
ricerche più avanzate.
Sua è anche
la definizione di carica psichica, intesa come l'energia
derivata dagli istinti che si manifesta in un qualsiasi
processo psichico, conservando la possibilità di spostarsi per
attivare vari contenuti di coscienza.
La teoria e
la pratica freudiana sono state messe in discussione dalla
mancanza di successive validazioni scientifiche. Alcuni
continuano a praticare la psicoanalisi tradizionale freudiana,
ma la maggior parte degli psichiatri attuali rifiutano gran
parte del lavoro di Freud in quanto non sarebbe confermato da
prove evidenti o da studi sufficienti. Benché Freud
sviluppasse il suo metodo per il solo trattamento delle
nevrosi, c'è chi oggi utilizza la psicoanalisi non come una
cura per una malattia, ma come parte di un processo di analisi
introspettiva.
Nel suo
ultimo libro, "Compendio di psicoanalisi", scritto sul letto
di morte, Freud individua i pilastri della psicoanalisi nel
complesso edipico, nella teoria della rimozione e nella
sessualità infantile.
-La
psicoanalisi freudiana
La formazione
di Freud era di tipo medico; per questo egli ha coerentemente
dichiarato che i suoi metodi e le sue conclusioni di ricerca
erano scientifici. Tuttavia, la sua ricerca e la sua pratica
sono state messe in discussione da altri studiosi. Inoltre,
sia i critici che i seguaci di Freud hanno osservato che
l'affermazione di base che molti dei nostri pensieri e delle
nostre azioni coscienti sono motivati da paure inconsapevoli e
desideri, sfida implicitamente le concezioni universali e
oggettive sul mondo.
Gli psicologi
clinici, che cercano di curare le malattie mentali, si rifanno
variamente alla psicoanalisi freudiana. Alcuni hanno
modificato questo approccio ed hanno sviluppato una varietà di
modelli e terapie "psicodinamiche", mentre altri rigettano il
modello della mente proposto da Freud, ed hanno adattato
elementi del suo metodo terapeutico, specialmente nel
privilegiare il colloquio col paziente come forma di terapia.
Gli psicologi sperimentali, che aderiscono normalmente al
behaviorismo ed al cognitivismo, generalmente rigettano sia i
metodi sia la teoria freudiana. Infine, pur avendo una
formazione medica come lo stesso Freud e la maggior parte dei
suoi colleghi contemporanei, gli psichiatri rifiutano la sua
teoria della mente e generalmente contano più sui farmaci che
sulla psicoterapia. Ci sono, tuttavia, psichiatri che
combinano i due approcci terapeutici utilizzando in parte i
farmaci e in parte la psicoterapia.
-Critiche a
Freud
Questa voce
necessita di essere controllata (vedi l'elenco delle pagine da
controllare). Per maggiori dettagli controlla la pagina di
discussione. Se ti ritieni competente in materia, contribuisci
a correggere questa pagina e poi rimuovi questo avviso.
(pagina segnalata nel mese di giugno 2006)
Per favore
inserire il motivo per cui questa pagina è da controllare, la
sintassi del template è: {{C|motivo|argomento|mese anno|~~~~}}
Il dibattito,
interno ed esterno, rispetto alle teorie psicoanalitiche è
stato sempre piuttosto acceso. Questi dibattiti hanno spesso
permesso di sviluppare ed articolare la teorizzazione
freudiana originaria, facilitando l'evoluzione della
psicoanalisi dagli originari modelli pulsionalisti ai più
recenti modelli relazionali.
Critiche a
Freud sono formulate da Lydiard H. Horton, e scaturiscono
dagli atti del 1915 di una riunione congiunta
dell'Associazione Psicologica Americana e dell'Accademia delle
Scienze di New York, dove la teoria del sogno di Freud viene
definita come pericolosamente inesatta e notando che le
argomentazioni paiono portare acqua al mulino della
psicoanalisi. Anthony Grayling, lettore in filosofia
all'università di Londra e un collega dell'università di
Oxford, scrivono nel The Guardian (2002) che, ad esempio, "le
filosofie scatenano l'immaginazione collettiva, ma sbiadiscono
lentamente" e quanto alle pretese di veridicità di Freud "il
giudizio del tempo sembra lavorare contro di lui."
Un'altra
critica celebre a Freud (o meglio, a tutto l'impianto
psicanalitico) arriva dal filosofo Karl Popper, che annoverava
la psicanalisi (e il marxismo) fra quelle discipline "non
passibili di smentita", perciò non scientifiche, a causa
dell'eccessivo dogmatismo.
-Il disagio
della civiltà
È uno degli
ultimi libri di Freud, dedicato all'applicazione delle teorie
psicanalitiche alla società. Certi spunti di questa teoria
risultano validi ancora oggi, mentre qualche altro può
risultare superato o non del tutto corretto. Un esempio è il
fatto che la repressione della libido da parte della società,
sia fonte del disagio che ci colpisce e che ci fa sentire
limitati, in quanto privati delle soddisfazioni di cui
necessitiamo. Freud fa risalire tutto questo alla sua storica
contrapposizione tra Io e Super-Io, identificando nel Super-Io
la morale sociale che avvilisce l'Io. Questo in realtà è un
problema che è da tempo rimasto irrisolto, ed è tratto
peraltro anche dalle opere di Nietzsche (contrapposizione tra
spiriti dionisiaco e apollineo). Il Super-Io limita, in senso
moralista soprattutto certe pulsioni sessuali che sono
responsabili delle nevrosi dell'individuo. Un'altra
fondamentale limitazione è quella dell'aggressività, in quanto
secondo Freud è "homo homini lupus". Per vivere in comunità e
godere dei vantaggi del proprio stile di vita, occorre infatti
rinunciare alle pulsioni aggressive che agitano l'animo umano.
In senso più filosofico che psicologico, tutto il disagio
viene fatto risalire ad una forma di primordiale peccato
originale, di cui tutti gli individui serbano traccia. Il
peccato è quello della prima tribù di uomini, in cui un solo
capo comandava con la forza e possedeva tutte le donne del
clan. Il dispotismo di questo padre-capo accrebbe così tanto
l'odio degli altri membri, suoi figli, che essi lo uccisero,
risentendone poi il senso di colpa ed il rimorso.
Ebbene,
secondo Freud tutti noi inconsciamente serbiamo traccia di
questo ancestrale parricidio. L'opera, edita nel 1929, è
nobile interprete delle oscure riflessioni sulla natura umana
che, in seguito alla Grande Guerra e alla Depressione,
tormentarono i circoli culturali . L'uomo decade da valoroso
patriota e lavoratore a lupo parricida. I valori sono così
ridotti a convenzioni, peraltro disagevoli. Freud fa del
"Disagio della civiltà" il manifesto delle più tetre e
disilluse analisi. Cito antologizzazione sui sentimenti
religiosi:
--------------------------------------------------------------------------------
<<Non ci si
può sottrarre all'impressione che gli uomini di solito
misurino con falsi metri, che aspirino al potere, al successo,
alla ricchezza e ammirino queste cose negli altri, ma
sottovalutino i veri valori della vita. Pure, nel formulare un
qualsiasi giudizio generale di questo tipo, si corre il
rischio di dimenticare la varietà del mondo umano e della vita
della psiche. Vi sono taluni uomini a cui i contemporanei non
negano l'ammirazione benché la loro grandezza poggi su doti e
realizzazioni che sono completamente estranee agli scopi e
agli ideali della massa. Potremmo facilmente essere indotti a
credere che solo una minoranza, alla fin fine, apprezza questi
grandi uomini, mentre la gran maggioranza non se ne cura
affatto. Ma la cosa potrebbe non risultare così semplice,
grazie alle discrepanze tra i pensieri e le azioni degli
uomini e alla diversità dei desideri che li muovono. Uno di
questi uomini eccezionali, per lettera, si definisce mio
amico. Gli avevo mandato il mio piccolo scritto che tratta
della religione alla stregua di un'illusione, ed egli mi
rispose di concordare in pieno con il mio giudizio sulla
religione, ma di dolersi che non avessi giustamente apprezzato
la fonte autentica della religiosità. Essa consisterebbe in un
particolare sentimento che, quanto a lui, non lo
abbandonerebbe mai, che troverebbe attestato da molti altri e
che supporrebbe presente in milioni di uomini, ossia in un
sentimento che vorrebbe chiamare senso della "eternità", un
senso come di qualcosa di illimitato, di sconfinato, per così
dire di "oceanico". Tale sentimento sarebbe un fatto puramente
soggettivo, non un articolo di fede; non comporterebbe alcuna
garanzia d'immortalità personale, ma sarebbe la fonte di
quell'energia religiosa che viene captata, immessa in
particolari canali, e indubbiamente anche esaurita, dalle
varie chiese e sistemi religiosi. Soltanto sulla base di
questo sentimento oceanico potremmo chiamarci religiosi, anche
rifiutando ogni fede e ogni illusione. Le opinioni espresse
dal mio stimato amico, che personalmente ha esaltato una volta
in una poesia la magia delle illusioni, mi hanno causato non
lievi difficoltà. Per quel che mi riguarda, non riesco a
scoprire in me questo sentimento "oceanico". Non è facile
trattare scientificamente i sentimenti. Si può tentare di
descriverne gli indizi fisiologici. Dove ciò non è possibile -
e temo che anche il sentimento oceanico eluda una
caratterizzazione siffatta - non resta da far altro che
attenersi al contenuto rappresentativo che più immediatamente
risulta associato al sentimento. Se ho ben compreso il mio
amico, egli allude a ciò che un drammaturgo originale e
piuttosto bizzarro offre al suo eroe come consolazione nella
prospettiva della morte volontaria: "Fuori di questo mondo non
possiamo cadere." Si tratta dunque di un sentimento di
indissolubile legame, di immedesimazione con la totalità del
mondo esterno. Potrei dire che per me ciò ha piuttosto il
carattere di un'intuizione intellettuale, non certo priva di
una sua risonanza emotiva, ma tale comunque da non dover
risultare assente neanche da altri atti di pensiero di analoga
portata. Per quanto riguarda la mia persona non potrei
convincermi della natura primaria di un tale sentimento. Non
per questo mi è però lecito negarne la presenza effettiva in
altre persone. Occorre soltanto chiedersi se venga
correttamente interpretato e se debba essere riconosciuto come
fons et origo di tutti i bisogni religiosi. Non ho nulla da
proporre che possa contribuire in modo decisivo alla soluzione
di questo problema. L'idea che l'uomo debba avere conoscenza
della propria connessione con il mondo circostante attraverso
un sentimento immediato e fin dall'inizio orientato in tale
direzione, appare così strana e si accorda così male con la
struttura della nostra psicologia da legittimare il tentativo
di una spiegazione psicoanalitica, ossia genetica, di tale
sentimento. Possiamo quindi disporre della seguente linea di
pensiero: Normalmente nulla è per noi più sicuro del senso di
noi stessi, del nostro proprio Io. Questo Io ci appare
autonomo, unitario, ben contrapposto a ogni altra cosa. Che
tale apparenza sia fallace, che invece l'Io abbia verso
l'interno, senza alcuna delimitazione netta, la propria
continuazione in una entità psichica inconscia, che noi
designiamo come Es, e per la quale esso funge per così dire da
facciata, lo abbiamo per la prima volta appreso dalla ricerca
psicoanalitica, da cui ci attendiamo molte altre informazioni
circa il rapporto tra Io ed Es. Ma verso l'esterno almeno l'Io
sembra mantenere linee di demarcazione chiare e nette>>.
--------------------------------------------------------------------------------
-Pazienti di
Freud
Memoriale
dedicato al genio di Freud
Pazienti che
compaiono negli studi di Freud, con gli pseudonimi usati e i
relativi nomi reali:
Anna O. = Bertha Pappenheim (1859 - 1936)
Cäcilie M. = Anna von Lieben
Dora = Ida Bauer (1882-1945)
Signora Emmy
von N. = Fanny Moser
Signorina
Elizabeth von R.
Signorina
Katharina = Aurelia Kronich
Signorina
Lucy R.
Il piccolo
Hans = Herbert Graf (1903-1973)
L'uomo dei
ratti = Ernst Lanzer (1878-1914)
L'uomo dei
lupi = Sergius Pankejeff (1887-1979)
-Personaggi
storici analizzati da Freud
Mosè
Daniel Paul
Schreber (1842-1911)
Leonardo da
Vinci (1452-1519)
-Altri
pazienti
H.D.
(1886-1961)
Emma Eckstein
Gustav Mahler
(1860-1911)
-Discepoli
Da sinistra a
destra: Sigmund Freud, Stanley Hall, C.G.Jung. Fila dietro, da
sinistra a destra: Abraham A. Brill, Ernest Jones, Sandor
Ferenczi
Freud ha
avuto molti colleghi divenuti famosi, denominati
"Neo-Freudiani", che hanno diviso con lui l'interesse sulla
teoria psicoanalitica. Molti sono entrati in collisione con
lui per aver messo in dubbio argomenti relativi ai suoi dogmi
psicoanalitici. Altri psicologi sono stati influenzati dal
pensiero di Freud, pur non essendogli legati
professionalmente:
Alfred Adler
August Aichhorn
Didier Anzieu
Karl Abraham
Michael Balint
Wilfred Bion
John Bowlby
Helene Deutsch
Erik Erikson
William R D Fairbairn
Pierre Fédida
Sandor
Ferenczi
Otto Fenichel
Franco
Fornari
Anna Freud
André Green
Karen Horney
Edith Jacobson
Ernest Jones
Carl Gustav Jung
Melanie Klein
Heinz Kohut
Jacques Lacan
Jean Laplanche
Donald Meltzer
Cesare
Musatti
Heinrich
Racker
Otto Rank
Wilhelm Reich
Theodor Reik
Wilhelm Reich
Herbert Rosenfeld
Lou Andreas-Salomé
Max Schur
Hanna Segal
René Spitz
Sabina
Spielrein
Ricardo Steiner
Victor Tausk
Frances Tustin
Edoardo Weiss
Donald Woods Winnicott
-Curiosità
A Freud è
stato intitolato il cratere Freud sulla Luna.
-Note
? Allen
Esterson, Freud returns?
? autore di "Freud,
Biologist of the Mind: Beyond the Psychoanalytic Legend", New
York, Basic Books, 1979; riedito con una nuova prefazione
dalla Harvard University Press nel 1992; il libro ha vinto la
Mac Arthur Grant
? Le livre noir de la psychanalyse: Vivre,
penser et aller mieux sans Freud, AA.VV. (dir.
Catherine Meyer), les Arènes, 2005, p.49
? Roger Highfield e Paul Carter, The
Private Lives of Albert Einstein, St. Martin's Griffin, p.233
? Le livre noir de la psychanalyse: Vivre,
penser et aller mieux sans Freud, AA.VV. (dir.
Catherine Meyer), les Arènes, 2005, p.217
? citato in Allen Esterson, Freud returns?
-Bibliografia
-Opere di
Freud tradotte in italiano
S. Freud - J.
Breuer, "Sulla teoria dell'attacco isterico" 1892, in S. Freud,
Opere, 12 voll, Boringhieri, Torino, 1966-1980, vol. I
"Progetto di
una psicologia" 1895, in Opere, cit., vol II
"L'interpretazione dei sogni" 1899, in Opere, cit., vol. III
Psicopatologia della vita quotidiana 1904
Il motto di
spirito e il suo rapporto con l'inconscio 1905
Il caso di
Dora 1905
Tre saggi
sulla teoria sessuale 1905
Delirio e
sogni nella Gradiva di Jensen 1907
Psicoanalisi
"selvaggia 1910
Un ricordo
d'infanzia di Leonardo da Vinci 1910
Totem e tabù
1913
"Introduzione
al narcisismo" 1914, in Opere, cit, vol. VIII
Storia del
movimento psicoanalitico 1914
"Metapsicologia""
1915, in Opere, cit., vol. VIII
Introduzione
alla psicoanalisi 1915-17
"Dalla storia
di una nevrosi infantile" 1918, in Opere, cit., vol VII
"Al di là del
principio del piacere" 1920, in Opere, cit., vol. IX
Psicologia
delle masse ed analisi dell'Io 1921
"L'Io e l'Es
1922", in Opere, cit., vol. IX
L'avvenire di
un'illusione 1927
Il disagio
della civiltà 1929
Compendio di
Psicoanalisi 1938
-Opere su
Freud di autori italiani o tradotte in italiano
Giancarlo
Ricci: Sigmund Freud. La vita, le opere e il destino della
psicoanalisi, Bruno Mondadori, Milano, 1998
Raffaello
Cortina: Speculare su "Freud", 2000
Jean-Marie
Dolle: Oltre Freud e Piaget, Moretti & Vitali, 1994
Hans G. Furth:
La conoscenza come desiderio. Un saggio su Freud e Piaget,
Armando, Roma, 1993
Malcom Bowie:
Freud, Proust e Lacan: la teoria come finzione, Dedalo, Bari,
1992
Andre Haynal:
Freud, Ferenczi, Balint e la questione della tecnica.
Controversie in psicoanalisi, Centro Scientifico Torinese,
Torino, 1990
Billa Zanuso:
La nascita della psicoanalisi. Freud nella cultura della
Vienna di fine secolo, Bompiani, Milano, 1982
Mariana Krüll:
Padre e figlio. Vita familiare di Freud, Boringhieri, Torino,
1982
Erich Fromm:
Marx e Freud, Il Saggiatore, Milano, 1968
Marcella D'Abbiero:
Eros e democrazia. Un percorso attraverso Tocqueville,
Schopenhauer e Freud, Guerini e Associati, 1998
Alberto Plé:
Freud e la morale, Città Nuova, Roma
Aldo
Carotenuto: Freud il pertubante, Studi Bompiani, Bergamo, 2002
Daniele
Luttazzi: Marzullo intervista Freud (1990), contenuto nel
libro Adenoidi (Rizzoli, 2004, pp. 147-8, ISBN 880617133X)
Il libro nero
della psicoanalisi, AA.VV. (sotto la direzione di Catherine
Meyer), Fazi Editore, 2006. ISBN 8881127954.
Traduzione italiana di Le livre noir de la psychanalyse :
Vivre, penser et aller mieux sans Freud, AA.VV. (dir.
Catherine Meyer), les Arènes, 2005 (coll. Documents). ISBN
2912485886. Estratti. Dossier sul sito dell'editore.
-Opere su
Freud in inglese
The Life and Works of Sigmund Freud, Ernest
Jones, Edited and Abridged in One Volume by Lionel Trilling
and Steven Marcus, Basic Books, New York, 1961
Freudian Fraud: The Malignant Effect of
Freud's Theory on American Thought and Culture, by E. Fuller
Torrey (New York, NY: HarperCollins, 1992), xvi, 362 pages.
ISBN 1929636008
Madness on the Couch: Blaming the Victim in
the Heyday of Psychoanalysis by Edward Dolnick ISBN 0684824973
Unauthorized Freud: Doubters Confront a
Legend by Frederick C. Crews ISBN 0765535394
-Opere su
Freud in francese
Jacques Bénesteau, Mensonges freudiens:
Histoire d'une désinformation séculaire, Sprimont, Pierre
Mardaga Editeur, 2002 (coll. Psychologie et sciences
humaines). ISBN 2870098146. Premiato con il Prix de la société
française d'histoire de la médecine; presentazione ed estratti
consultabili: [1] et [2]. |