Per scetticismo si può intendere:
Lo scetticismo filosofico – la posizione
filosofica fondata sull’analisi critica di quella conoscenza e
di quelle percezioni che in un certo momento vengono ritenute
vere, e sulla questione della possibilità di ottenere una
conoscenza assolutamente vera;
Lo scetticismo scientifico – la posizione
scientifica, o pratica, fondata sulla verifica del contenuto
delle affermazioni tramite il metodo scientifico.
1 Scetticismo filosofico
2 Scetticismo scientifico
3 Scetticismo ed inerzia
4 Aforismi
5 Organizzazioni dedicate allo
scetticismo
-Scetticismo filosofico
Si tratta di una linea di pensiero
originaria della filosofia greca antica. Uno degli esponenti
di maggior spicco è Pirrone di Elide (360-275 a.C.), che
propose l’adozione di uno scetticismo 'pratico'. In seguito,
all’interno della 'Nuova accademia', Arcesilao (315-241 a.C.)
e Carneade (213-129 a.C.) svilupparono ulteriori prospettive
teoretiche, basate sul rifiuto di una verità (e di una
falsità) assolute. Carneade criticava in particolare i
dogmatici, soprattutto quelli di matrice stoica, asserendo che
non è possibile fondare la conoscenza in maniera
irrefutabilmente certa. Sesto Empirico (200 d.C. circa), la
massima autorità dello scetticismo greco, sviluppò
ulteriormente la dottrina, inserendovi i risultati
dell’empirismo dell’epoca.
Gli scettici greci si opponevano in
particolare a quello che ritenevano essere il “dogmatismo”
degli stoici, basato sulla forza della logica. Per gli
scettici, l’argomentazione logica, volta a stabilire la verità
di una certa affermazione, è a tal fine inutilizzabile, in
quanto, in ultima istanza, ogni proposizione logica si basa
sulla validità (verità) di altre proposizioni, che andrebbero
a loro volta verificate, e così all’infinito. Gli scettici
ritenevano dunque la logica uno strumento inadeguato ad
individuare la verità. La quale, tuttavia, non si poteva dire
che fosse “impossibile” da ottenere; gli scettici non
proponevano, in generale, un nuovo dogmatismo (basato
sull’affermazione fondamentale “la verità non esiste”, che si
confuta nel momento stesso in cui viene pronunciata, né su
quella più edulcorata, ma peggiore sul piano filosofico, “la
verità non è raggiungibile”, che fonde due dogmi in uno, nel
presupporre l’esistenza di una verità – senza tuttavia poterla
in alcun modo riscontrare) ma piuttosto un atteggiamento volto
a non “cristallizzare” la conoscenza acquisita (come se fosse
qualcosa di proveniente direttamente da un cielo metafisico),
bensì a farne buon uso a proprio ed altrui vantaggio.
-Scetticismo scientifico
Certamente in relazione, ma non identico,
allo scetticismo filosofico. Esistono ad esempio scienziati
che sono scettici circa l’esistenza del paranormale, ma non
per questo si può dire che aderiscano allo scetticismo
filosofico prima descritto.
Il termine scettico è di solito
utilizzato in riferimento a una persona che assume una
posizione critica in una certa situazione, spesso fondata sui
principi del pensiero critico e del metodo scientifico (che
sono in effetti i principi dello scetticismo scientifico), al
fine di valutare la validità di una certa affermazione o di
una certa pratica. Questa prospettiva pone in primo piano
l’evidenza empirica, ritenendola il modo migliore per
verificare la validità di un’affermazione.
Gli scettici vengono spesso, e a torto,
confusi con i cinici. Quando lo scetticismo è sano (nella sua
opposizione a posizioni arbitrarie e sfrenatamente soggettive)
esso è comunque fondato su un certo metodo di analisi
condiviso dalla cerchia degli scettici, il che è ben diverso a
quell’atteggiamento costantemente distruttivo tipico del
cinismo e del suo rifiuto non solo della verità ma anche della
sincerità tra gli uomini. Insomma, pur non essendo
incompatibili (non è escluso che uno scettico possa anche
essere un cinico), le due posizioni sono sostanzialmente
differenti, proprio nella rispettiva immagine del mondo che si
fanno.
Alcuni, soprattutto nell’ambiente del
paranormale e delle pseudoscienze, accusano lo scetticismo
scientifico, a loro avviso mentalmente gretto, di inibire il
progresso delle scienze. Si tratta di una differenza di
prospettive incolmabile, nella misura in cui nella scienza è
l’esperimento a decidere della validità o meno di una teoria.
Carl Sagan, scettico ed astrofisico, ha ribattuto che "sì, la
mente va tenuta ben aperta, ma non così tanto che il cervello
ne cada fuori'. D’altro canto, non è possibile negare in
partenza qualcosa solo perché non è stato approntato un
esperimento adatto a confermarlo o a smentirlo. Su questa
linea, alcuni scettici accusano coloro che sostengono
fermamente l’impossibilità di una certa cosa di mancanza di
scetticismo (per il quale nessuna conclusione va considerata
definitiva).
Alcuni e persone, chiamate in inglese
debunker (tra cui James Randi, Basava Premanand, Penn & Teller
e Harry Houdini) si sono dedicati all’esame dei cosiddetti
“fenomeni paranormali”, a volte verificandone l’infondatezza
(al momento dell’esecuzione dell’esperimento in condizioni
controllate, il soggetto “perdeva” i suoi poteri), altre volte
addirittura smascherandone la falsità (in condizioni
controllate, il soggetto “dotato” veniva scoperto a compiere
trucchi da prestidigitatore). Ciò a dispetto dei numerosi
detrattori, che li accusano di nutrire interessi personali e
di essere dei “crociati” alimentati da un infantile desiderio
di certezza.
Esiste una concezione dello scetticismo
filosofico che non è propriamente di carattere epistemico.
Stanley Cavell parla di scetticismo quando pensiamo di
conoscere le menti degli altri utilizzando criteri di
identificazione di cui ci serviremmo per conoscere un oggetto,
non un essere umano.
-Scetticismo ed inerzia
Non va confuso con lo scetticismo quel
conservatorismo e quella difesa di posizioni di potere, che
esistono anche nell'ambito scientifico, e che spesso vestono i
panni della prudenza e appunto dello scetticismo per negare il
diritto di cittadinanza a idee rivoluzionarie che
comprometterebbero le carriere di decine di studiosi e gli
interessi economici basati su teorie o tecnologie diverse.
Ogni nuova idea, soprattutto se comporta
(come nei celebri casi della relatività di Einstein e della
meccanica quantistica di Heisenberg) un radicale cambiamento
nella visione del mondo dominante, tende sempre ad incontrare
la resistenza del pubblico scientifico. Ciò implica che una
buona idea corre il rischio di venire osteggiata al punto da
essere inizialmente scartata.
Di conseguenza, nell’arco della storia, a
ben più di uno scienziato è stata assegnata la patente di
ciarlatano, come nel caso di Michael Faraday, all’atto della
presentazione della sua scoperta della corrente elettrica
indotta da un magnete, o dei fratelli Wright, il cui primo
volo fu ridicolizzato niente di meno che dalla rivista
Scientific American, la quale, mettendo in dubbio addirittura
che il fatto fosse realmente accaduto, parlò di volo
"presunto", basandosi su argomentazioni per le quali "un
simile volo non sarebbe stato possibile" (1905).
La differenza tra la scienza e le
pseudo-scienze, però, è che il metodo scientifico permette
infine, attraverso la ripetizione degli esperimenti,
l'accoglimento delle nuove teorie e la sconfitta degli
"scettici" (ovvero dei conservatori), mentre le pseudo-scienze,
che non si sentono obbligate a dimostrare quanto affermano,
possono rimanere invariate anche per millenni nonostante sia
cambiato completamente il campo che affermano di studiare (un
ottimo esempio in questo senso è l'astrologia, che continua a
basarsi su configurazioni astrali che, per la precessione
degli equinozi, non corrispondono più da secoli a quella reale
visibile in cielo, ma che ciononostante continua a rivendicare
la propria validità).
Lo scetticismo è insomma un atteggiamento
mentale che non considera assodata una affermazione fino a che
essa non sia dimostrata, mentre il conservatorismo e
l'attaccamento al potere che si spaccia per scetticismo
rifiuta di prendere in considerazione un'affermazione anche
dopo che essa sia stata provata.
In definitiva, come affermò il fisico Max
Planck nel suo libro The Philosophy of Physics, del 1936,
«nessuna importante scoperta scientifica
riesce a penetrare gradualmente nella mentalità scientifica
diffusa: accade ben di rado che Mario diventi Marco. Più
semplicemente, accade quasi sempre che i sostenitori della
teoria precedente, ad uno ad uno, muoiono, e che le successive
generazioni crescono già nella prospettiva nuova, che perciò
sembrerà loro familiare, senza alcuno sforzo".» |