Reazioni comportamentali
Ci sono poi i C comportamentali che possono essere sia una
azione sia un impulso ad agire che non si è realizzato. Il
tipo di comportamento solitamente viene riferito al tipo di
emozione, e questo è perché le persone non solo rispondono
emotivamente alle proprie interpretazioni e cognizioni, ma
effettivamente fanno qualcosa riguardo agli A in questione.
Le emozioni di Ansia sono solitamente accompagnate da
evitamento o comportamento difensivo, che possono variare da
un evitamento estremo o ad una situazione di fuga o almeno a
forme più indirette come comportamenti di blocco e
“congelamento” o altre risposte non verbali. La Depressione,
come emozione, è accompagnata da inattività, rallentamento,
mancanza di energia. La Rabbia è accompagnata da un
comportamento aggressivo, violento, che può essere indiretto o
specificamente diretto.
Sebbene questi modi di fronteggiare gli eventi possono
comportare un guadagno a breve termine, ad esempio la
riduzione dello stress con l’evitamento, nel lungo termine
tali comportamenti mantengono o possono peggiorare il
problema. E’ abbastanza raro che il paziente riferisce dei C
emotivi in modo ordinato e chiaro; infatti, la separazione A,
B e C è all’inizio solo presente nel punto di viata del
terapista; dal punto di vista del paziente le 3 componenti
sono esperite come se fossero una sola, ed il compito del
terapista è proprio quello di distinguere le varie parti fra
loro.
Naturalmente, è necessario fare attenzione alla codifica
nell’indagine sui C. Per prima cosa, deve essere accertato che
il C sia intenso ed importante; in secondo luogo, in certe
situazioni il paziente può oscillare tra due diverse reazioni
emotive, ad esempio depressione e rabbia. Quando ciò viene
compreso bisogna condurre l’assessment dell’ABC in modo tale
da inquadrare questa oscillazione e naturalmente comunicare al
paziente questo quadro, e accordarsi con lui nel trattare
separatamente questi due ABC. Una terza direttiva importante è
quella di mettere in evidenza l’eventuale e piuttosto
frequente presenza di problemi sovraordinati a quello che
denuncia il paziente in prima istanza. Gli esseri umani
possono infatti non solo procurarsi un problema (che
chiameremo “primario” o 1stABC), ma quando se ne accorgono
possono altresì crearsi un altro problema (che chiameremo
“secondario” o 2ndABC) per il fatto di avere il primo. Tale
stato di cose complica notevolmente il quadro clinico e rende
più difficile l’intervento sul problema primario (De
Silvestri, 1989; Mancini, Semerari, 1990).
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