Con la parola psicoterapia -
etimologicamente "cura dell'anima" - si definisce una tecnica
della psicologia applicata da psicologi e psichiatri per la
cura di disturbi diversi che vanno dal modesto disadattamento
all'alienazione profonda e ch'è uso definire nevrotici e
psicotici. Si tratta dunque di terapie della psiche realizzate
con strumenti psicologici - la parola, l'ascolto, il pensiero,
la relazione con lo psicologo - nella finalità del cambiamento
consapevole di un stile di vita o dell'apprendere ad
affrontare con le proprie risorse, le vicende della propria
vita, malgrado la presenza di sintomi definiti come ansia,
depressione, fobie, eccetera.
Indice
1 Definizioni e scuole
1.1 Scuola psicoanalitica
1.2 Scuola psicosintetica
1.3 Scuola sistemico-relazionale
1.4 Scuola cognitivo-comportamentale
1.5 Scuola ericksoniana
2 Sintomi
3 Legislazione
-Definizioni e scuole
Per approfondire, vedi la voce
Categoria:Psicoterapia.
Attualmente (2005) nel mondo esistono
numerosissime scuole (e ancora più numerose definizioni) di
psicoterapia pertinenti a teorie che in buona parte sono tra
loro in conflitto epistemologico. Queste concezioni teoriche
usano tecniche di psicologia applicata assai diverse tra loro.
In Italia le teorie psicoterapeutiche rientrano in quattro
filoni principali:
l'indirizzo psicoanalitico,
l'indirizzo sistemico-relazionale,
l'indirizzo cognitivo-comportamentale
l'indirizzo umanistico o esistenziale.
-Scuola psicoanalitica
Per approfondire, vedi la voce
psicoanalisi.
Per gli psicoterapeuti di indirizzo
psicoanalitico il sintomo manifestato dal paziente è la
conseguenza di un conflitto inconscio. Per poter sopravvivere
ad avvenimenti che non sa gestire l'individuo sviluppa delle
difese di tipo psicologico (ad esempio la rimozione); l'evento
traumatico viene così sepolto, ma resta come conflitto
inconscio: il sintomo rappresenta l'espressione somatica di
tale conflitto.
La terapia prevede una stretta relazione
tra psicoterapeuta e paziente, grazie alla quale questo riesce
a comunicare i conflitti responsabili dei sintomi. Conosciuta
la causa, lo psicoterapeuta guiderà il paziente alla
correzione dei conflitti interiori e degli effetti provocati
da questi.
Il trattamento da un punto di vista
tecnico consiste nell'attivare una terapia analitica con un
setting rigido al fine di favorire lo sviluppo del transfert,
cioè l'espressione di una corrente pulsionale che viene a
stabilirsi tra paziente e terapeuta, il soggetto attiverà
nelle sedute una rappresentazione inconscia di stili
relazionali primari patologici. L'interpretazione del
transfert e delle libere associazioni prodotte in seduta
cercherà di favorire la chiarificazione delle cause e dei
conflitti per permettere al soggetto paziente di modificare i
propri stili relazionali al fine di ottenere una
ristrutturazione del proprio sè il più funzionale possibile
alla sopravvivenza e al più corretto adattamento alla vita
sociale e relazionale.
Lo scopo del trattamento psicoanalitico
non è la cura del sintomo, ma la possibilità di ottenere il
più alto grado di ristrutturazione del sè del paziente che è
spesso il massimo che il paziente può ottenere per poter
riprendere un funzionamento non patologico.
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-Scuola psicosintetica
Per approfondire, vedi la voce
psicosintesi.
La psicosintesi è un vasto movimento
psicologico di derivazione psicoanalitica, fondato agli inizi
del secolo dallo psichiatra Roberto Assagioli (1888-1974) e
sviluppatosi poi come indirizzo umanistico-esistenziale,
vicino anche a temi transpersonali. Gli psicoterapeuti
psicosintetisti ritengono che il sintomo sia l'espressione di
un allontanamento dal Sé transpersonale il cui riflesso nel
campo della coscienza è il sé o io personale. L'uomo ha dentro
di sé l'aspirazione alla completezza e alla sintesi e si muove
nella sua vita secondo due dinamiche fondamentali, quella del
conflitto tra molteplicità ed unità e fra passato e futuro. La
terapia, che si basa su una prima fase di tipo analitico,
procede con colloqui generalmente faccia a faccia, esercizi di
disidentificazione e autoidentificazione oltre a tecniche
specifiche come le visualizzazioni per sviluppare le varie
parti che compongono la personalità del paziente (subpersonalità)
e armonizzarle quindi attorno al sé. Cardini della terapia
sono la scoperta e lo sviluppo della volontà (non vittoriana
ma come funzione del sè) e l'attenzione per la parte
spirituale o transpersonale dell'individuo. Il percorso
terapeutico si snoda quindi in un percorso dove il dolore e la
sofferenza hanno opportunità evolutive; si passa perciò da una
fase conoscitiva a una interpretativa per arrivare alla parte
attivo-sintetica mediante la quale il sé agisce attivamente
sulla situazione per trasformarla o comunque accettarla. Per
la psicosintesi il rapporto terapeutico ha due scopi
fondamentali: il dissolvimento o la traformazione dello
stesso, in quanto il paziente ricerca la sua autonomia e
capacità di guidarsi da solo, e la guarigione esistenziale,
intesa non tanto come perdita dei sintomi quanto come acquisto
in salute e maturazione psichica di cui la sofferenza
costituisce la naturale gestazione.
-Scuola sistemico-relazionale
Gli psicoterapeuti di indirizzo
sistemico-relazionale ritengono invece che il soggetto
portatore del sintomo sia il cosiddetto "paziente designato"
ovvero che sia l'elemento del sistema famiglia (e per famiglia
si intende la famiglia allargata tri-generazionale) che si fa
carico di segnalare il funzionamento disfunzionale del sistema
stesso, di solito conseguenza di un blocco evolutivo, in modo
tale da accentrare su di sé tutte le tensioni e, in qualche
modo, controllare le forze che agiscono per la disgregazione.
In questa ottica, le tecniche utilizzate dallo psicoterapeuta
hanno come obiettivo la modificazione delle modalità di
comunicazione e di interazione dei membri della famiglia. In
tal modo questi psicoterapeuti ottengono la scomparsa del
sintomo accusato dal paziente e la ripresa del percorso
evolutivo individuale e collettivo del gruppo familiare.
-Scuola cognitivo-comportamentale
Gli psicoterapeuti di indirizzo
cognitivo-comportamentale, invece, adottano un punto di vista
del tutto diverso, fondato su una lunga tradizione di ricerca
scientifica, che inizia con i primi studi di Pavlov sui
riflessi condizionati e prosegue tutt'oggi con migliaia di
studi sperimentali. Essi presumono che il "sintomo" sia
l'espressione di un precedente apprendimento di schemi
comportamentali, emotivi e di pensiero errati o disadattivi,
derivanti da peculiari esperienze di vita del paziente,
eventualmente mantenuti da un contesto interpersonale patogeno
nel presente. Il soggetto che li mostra viene pertanto
considerato portatore di strutture cognitive non adeguate
(convinzioni), o di processi cognitivi inadatti a selezionare
e ad elaborare in modo funzionale gli stimoli ambientali. Lo
psicoterapeuta in questo caso può attuare, con l'aiuto del
paziente, tecniche di condizionamento o decondizionamento
sperimentalmente validate, al fine di modificare in modo
diretto le risposte emozionali e gli schemi che si sono
rivelati disadattivi, o sostituirli con nuovi schemi più
funzionali, tramite esperienze (es. esposizione a stimoli
prima evitati) e/o comportamenti di tipo nuovo (prescrizioni
comportamentali). Un esempio è l'acquisizione di nuove
abilità, come più efficaci competenze comunicative, tramite il
"role playing" o pratica recitativa. Il terapeuta può anche
usare procedure di vario tipo (anch'esse codificate e validate),
dal "dialogo socratico" alla ristrutturazione cognitiva, per
permettere al paziente di identificare ed esaminare
criticamente e quindi modificare sia i propri processi (e
strutture) cognitivi sia i comportamenti non funzionali ai
suoi scopi. Infine, il terapeuta può adottare specifici
atteggiamenti interpersonali all'interno della relazione
terapeutica, per consentire al paziente una correzione dei
suoi schemi interpersonali di base. Il trattamento pertanto è
costituito da procedure di tipo maieutico e psicoeducativo,
mentre il cambiamento nel paziente si assume sia legato a
processi di apprendimento e ristrutturazione. Una volta
eliminati tutti i "sintomi" ed acquisiti comportamenti
alternativi, comprese le consonanti strutture cognitive, viene
semplicemente eliminato il disturbo. Nuovi atteggiamenti del
soggetto nonché i vantaggi dei nuovi comportamenti
stabilizzeranno i cambiamenti ottenuti.
-Scuola ericksoniana
L'ipnoterapia ericksoniana è una
psicoterapia che deriva dal lavoro clinico di Milton H.
Erickson e basa una parte importante della sua efficacia
sull'ipnosi. L'ipnosi è un metodo che viene utilizzato anche
in altre psicoterapie. L'ipnoterapia ericksoniana, o
psicoterapia ericksoniana, viene definita anche come
psicoterapia breve (si deve proprio a Erickson il primo uso di
questa locuzione). Si basa su alcuni assunti importanti:
il paziente è un individuo unico e
pertanto unico sarà l'approccio utilizzato per curare il
paziente (tayloring);
l'inconscio di ciascun individuo è pieno
di risorse per risolvere i problemi del vivere quotidiano; le
persone sono considerate come capaci di autoguarirsi e
autocorregersi se riescono a farlo;
qualche individuo ha bisogno di aiuto per
correggere i propri problemi e guarire dai propri sintomi;
qualche volta una persona deve prima imparare delle abilità o
deve orientare la propria attenzione verso nuovi modi di
vedere le cose o di pensare;
i sintomi e i problemi comportamentali
sono frutto di un'inadeguata relazione tra mente conscia e
mente inconscia;
l'attività psicoterapeutica dell'ericksoniano
è principalmente orientata alla risoluzione dei sintomi o dei
problemi comportamentali portati nel setting dal paziente.
-Sintomi
I problemi oggetto di intervento dello
psicoterapeuta vanno dal generico disagio esistenziale fino
alle più gravi forme di alienazione con interpretazione
delirante della realtà, spesso con allucinazioni uditive,
visive o tattili; fenomeni sintomatici sono l'ansia, la
depressione, il disturbo maniacale, le fobie, le ossessioni, i
disturbi diversi del comportamento alimentare - anoressia e
bulimia - e della sfera sessuale, il comportamento compulsivo,
l'abuso di sostanze, eccetera, tutti riferiti ad eventuali
disturbi della personalità con esiti attraverso fenomeni
complessi quali il mobbing, il conflitto coniugale, il
disturbo antisociale ed altri. In generale lo psicoterapeuta
si può interessare anche di riabilitazione di soggetti con
disturbi psichiatrici e della riabilitazione di
tossicodipendenti, sia all'interno di strutture sanitarie
pubbliche (per esempio i Centri di Salute Mentale per i
soggetti psichiatrici e i SERT nel caso delle
tossicodipendenze) o all'interno comunità terapeutiche.
Tradizionalmente, alcune scuole di
psicoterapia si sono occupate in particolare di determinati
sintomi, come nel caso dell'indirizzo psicoanalitico, con
l'attenzione alle cosiddette nevrosi (ansia, depressione,
fobie, ossessioni). Altri, come il caso dei terapeuti
cognitivo-comportamentali, si sono specializzati nel
trattamento di disturbi da stress, depressione, fobie,
disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi sessuali, alimentari,
del sonno e dipendenze patogene. Altri ancora, come i
terapeuti familiari sistemico-relazionali, si sono occupati in
particolar modo dei disturbi della condotta alimentare come
anoressia e bulimia negli adolescenti.
-Legislazione
In Italia la Legge 18 febbraio 1989, n.
56, in materia di "Ordinamento della professione di psicologo"
stabilisce che l'esercizio dell'attività psicoterapeutica, in
ambito pubblico o privato, è riservata a Psicologi e Medici
psichiatri iscritti nei rispettivi Albi e Ordini
professionali; per tale attività la legge prevede una
formazione professionale da acquisire, dopo il conseguimento
della laurea in psicologia o in medicina e chirurgia, mediante
corsi presso Scuole di Specializzazione Universitarie con il
pagamento delle sole imposte accademiche, ed eventualmente - a
titolo oneroso - presso istituti privati autorizzati da
apposita commissione ministeriale.
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