Il morbo di
Alzheimer è una demenza progressiva invalidante senile. Prende
il nome dal suo scopritore: Alois Alzheimer.
La malattia o morbo di Alzheimer è oggi definito come quel
"processo degenerativo che distrugge progressivamente le
cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l'individuo che ne è
affetto incapace di una vita normale". In Italia ne soffrono
circa 500 mila persone, nel mondo 18 milioni, con una netta
prevalenza di donne.
Definita anche come demenza di Alzheimer, viene appunto
catalogata tra le demenze essendo un deterioramento cognitivo
cronico progressivo.
Le persone affette iniziano dimenticandosi piccole cose, poi
mano a mano le dimenticanze aumentano e la perdita della
memoria arriva anche a cancellare i parenti e le persone care.
Una persona colpita dal morbo può vivere anche una decina di
anni dopo la comparsa della malattia.
Col progredire della malattia le persone non solo dimenticano,
ma perdono la capacità di parlare e di muoversi autonomamente
necessitando anche di continua assistenza personale.
La malattia è dovuta a una diffusa distruzione di neuroni,
causata principalmente dalla betamiloide, una proteina che
depositandosi tra i neuroni agisce come una sorta di collante,
inglobando placche e grovigli "neurofibrillari". La malattia è
accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel
cervello, sostanza fondamentale per la memoria ma anche per le
altre facoltà intellettive. La conseguenza di queste
modificazioni cerebrali è l'impossibilità per il neurone di
trasmettere gli impulsi nervosi e quindi la morte.
Terapia
Allo stato attuale non esiste una terapia in grado di
prevenire o guarire la malattia, il cui decorso dura in media
10 anni, ma non infrequentemente anche molto di più (fino a 15
anni e oltre) o molto di meno (circa 5 anni). Intervenendo
nella fase iniziale è comunque possibile contrastare la
carenza di acetilcolina somministrando una terapia
farmacologica a base di anticolinesterasici che in una certa
percentuale di malati migliorano i disturbi cognitivi, anche
se non rallentano il decorso della malattia.
Nelle cellule nervose esiste una proteina, l'App che precede
la sintesi della proteina amiloide. Se questa viene
sintetizzata male da due enzimi che partecipano alla reazione,
si forma un derivato, la beta-amiloide. Quest'ultima si
aggrega in placche dalle quali si staccano comunque dei
piccoli aggregati. A contatto con l'acetilcolina che trasmette
i messaggi nervosi nei neuroni, provoca la formazione di
grovigli che interrompono gli impulsi e causano la morte dei
neuroni.
Un livello d'istruzione elevato e l'esercizio del cervello
agevolano la formazione di nuove reti di neuroni (mediante
sinapsi), che possono sostituire in parte quelle danneggiate
dall'Alzheimer. In questo senso prevengono, rendono meno
probabile la malattia, poiché aumentano il numero di
connessioni.
I professionisti che si occupano principalmente di questa
malattia sono i neurologi, neuropsicologi, internisti,
logopedisti e fisioterapisti
Negli Stati Uniti è in sperimentazione una terapia genica che
utilizza l'ormone della crescita per la cura dell'Alzheimer
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