Il termine
mente è il più comunemente utilizzato per descrivere le
funzioni superiori del cervello e, in particolare, quelle di
cui si può avere soggettivamente coscienza in diverso grado,
quali la personalità, il pensiero, la ragione, la memoria,
l’intelligenza e l’emozione. Sebbene molte specie animali
condividano con l’uomo alcune di queste facoltà, il termine è
di solito impiegato a proposito degli esseri umani. È anche
utilizzato in relazione a certe presunte entità sovrannaturali
cui vengono attribuite tali qualità, come ad esempio
nell’espressione "la mente di Dio". La mente è quindi una
metastruttura di raccordo tra cervello (corpo) e psiche
(anima).
Indice
1 Teorie della
mente
2 Natura della
mente
3 Storia della
filosofia della mente
4 Studi
recenti
5 Il punto di
vista Buddhista
- Teorie della
mente
Esistono
diverse teorie sulla costituzione della mente e sul suo
funzionamento, risalenti a Platone, Aristotele e ad altri
filosofi dell’Antica Grecia. Alcune teorie prescientifiche,
radicate nella teologia, sono focalizzate sulla relazione tra
mente ed anima (la presunta essenza sovrannaturale della
divinità presente in ogni uomo). Teorie più moderne sono
invece basate su una comprensione scientifica del cervello,
vedono la mente come fenomeno psicologico. Il termine viene in
generale utilizzato più o meno come sinonimo di coscienza.
La discussione
intorno a quali attributi umani costituiscano la mente è
ancora molto accesa. Alcuni sostengono che soltanto le più
"alte" funzioni intellettive costituiscano la mente: in
particolare, la ragione e la memoria. In questa prospettiva le
emozioni – l’amore, l’odio, la paura, la gioia – avrebbero una
natura più "primitiva" e soggettiva e andrebbero pertanto ben
distinte dalla natura della mente. Altri sostengono invece che
l’aspetto razionale di una persona non può essere distinto da
quello emotivo, che essi condividono dunque la stessa natura,
e che vanno entrambi considerati come appartenenti alla mente
dell’individuo.
Impropriamente
il termine mente è utilizzato spesso come sinonimo di
pensiero: quella “conversazione privata” con se stessi che
ciascuno conduce "all’interno della propria testa" durante
ogni istante della vita. Uno degli attributi fondamentali
della mente, in questo senso, è il suo essere una sfera
privata. Nessuno può leggere i pensieri di un altro.
- Natura della
mente
I filosofi e
gli psicologi restano divisi circa la natura della mente.
Alcuni, partendo dalla cosiddetta prospettiva sostanzialista,
sostengono che la mente sia una entità singola, avente
probabilmente il proprio fondamento nel cervello ma
essenzialmente distinta da esso, ed avente esistenza autonoma.
Questa prospettiva, facente capo a Platone, è stata
successivamente assunta all’interno del pensiero cristiano.
Nella sua forma estrema, la prospettiva sostanzialista mette
insieme con la prospettiva teologica il fatto che la mente sia
un’entità completamente separata dal corpo, una manifestazione
fisica dell’anima, e che essa sopravviva alla morte del corpo
e ritorni a Dio, suo creatore.
Altri ancora
assumono la prospettiva funzionalista, facente capo ad
Aristotele, la quale sostiene che la mente è soltanto un
termine utilizzato per motivi di comodità ai fini della
rappresentazione di una moltitudine di funzioni mentali che
hanno poco in comune tra loro, tranne il fatto che gli uomini
sono coscienti della loro esistenza. I funzionalisti tendono a
sostenere che gli attributi che denominiamo collettivamente
“mente” sono strettamente legati alle funzioni del cervello e
non hanno esistenza autonoma rispetto a questo – né possono
quindi sopravvivere alla sua morte. In questa prospettiva la
mente è una manifestazione soggettiva della coscienza:
nient’altro che la facoltà del cervello umano di essere
cosciente della sua stessa esistenza. il concetto della mente
è quindi un mezzo tramite il quale il cervello cosciente
comprende le sue stesse operazioni.
- Storia della
filosofia della mente
Un esponente
di spicco della prospettiva sostanzialista è stato George
Berkeley, vescovo anglicano e filosofi del diciottesimo
secolo. Berkeley sosteneva che la materia non esiste, e che
ciò che gli uomini percepiscono come mondo materiale non è
nient’altro che un’idea nella mente di Dio, e che quindi la
mente umana è una pura manifestazione dell’anima. Sono pochi i
filosofi disposti oggi ad accettare una prospettiva così
estrema, ma l’idea che la mente umana abbia una natura o
un’essenza diversa e più alta del mero insieme delle
operazioni del cervello, continua ad incontrare un largo
consenso.
La dottrina di
Berkeley è stata attaccata (e secondo molti demolita), da T.H.
Huxley, biologo del diciannovesimo secolo, allievo di Charles
Darwin, che sostenne i fenomeni della mente essere di un unico
genere, e spiegabili esclusivamente a partire dai processi
cerebrali. Huxley è vicino a quella scuola di pensiero
materialista della filosofia inglese facente capo a Thomas
Hobbes, che sosteneva nel diciassettesimo secolo che ogni
evento mentale ha il suo fondamento fisico, sebbene le
conoscenze biologiche dell’epoca non gli consentivano di
individuare con precisione tali basi fisiche. Huxley conciliò
la dottrina di Hobbes con quella di Darwin, dando così luogo
alla moderna prospettiva materialista (o funzionalista).
Questa linea
di pensiero è stata rinvigorita dalla costante espansione
della conoscenza circa le funzioni del cervello umano. Nel
diciannovesimo secolo non era possibile affermare con certezza
in che maniera il cervello svolgeva certe funzioni quali ad
esempio la memoria, l’emozione, la percezione e la ragione, e
ciò lasciava ampio spazio alle teorie i sostanzialistiche e
metafisiche della mente. Ma ogni progresso nello studio del
cervello rendeva queste posizioni sempre meno salde, fino al
punto in cui è diventato innegabilmente chiaro che tutte le
componenti della mente hanno la propria origine nel
funzionamento del cervello.
Il
razionalismo di Huxley, in ogni caso, è stato scosso
all’inizio del ventesimo secolo dalle idee di Sigmund Freud,
che sviluppò una teoria dell’inconscio, sostenendo che i
processi mentali di cui gli uomini sono soggettivamente
coscienti non costituiscono che una piccola parte dell’intera
attività mentale. Tale teoria può anche essere considerata
come una ripresa dell’idea sostanzialistica in chiave
secolare. Sebbene Freud non abbia mai negato che la mente sia
una funzione del cervello, sostenne che la mente ha una
coscienza sua propria della quale non siamo coscienti, che non
possiamo controllare e alla quale è possibile accedere solo
tramite la psicanalisi (ed in particolare tramite l’niterpretazione
dei sogni). La teoria dell’inconscio di Freud, sebbene
impossibile da dimostrare empiricamente, e quindi tutt'altro
che dimostrata scientificamente, è stata ampiamente assorbita
nella cultura occidentale ed ha fortemente influenzato la
rappresentazione comune della mente.
Da non
dimenticare nemmeno come è vista la mente nel pensiero
filosofico orientale, specie quello buddhista, secondo cui la
mente non è un'entità, e nemmeno un sistema che esercita
funzioni, ma piuttosto un processo e quindi è definita anche
come "mentare". La mente o il mentare secondo tale pensiero è
un ponte tra anima (parte eterna dell'individuo) e corpo
(parte mortale dell'individuo), a questo è dovuto il suo
"irrequieto" movimento per unire due parti impossibili da
unire tra loro, ossia l'assoluto e la morte. Tali concetti
sono spiegati con più precisione in vari testi di Osho.
- Studi
recenti
Il dibattito
circa la natura della mente attiene soprattutto allo sviluppo
dell’intelligenza artificiale. Se verrà scoperto che la mente
è davvero qualcosa di separato (ovvero di più alto) dal
funzionamento del cervello, quasi sicuramente sarà per sempre
impossibile che una macchina, per quanto sofisticata, possa
riprodurla. D’altro canto, se si scoprirà che la mente non è
altro che un insieme di funzioni cerebrali correlate, sarà
allora possibile – almeno in teoria – creare una macchina
dotata di una mente.
La
“Mind/Brain/Behavior Interfaculty Initiative (MBB)” intrapresa
dalla università di Harvard ha lo scopo di mettere in luce la
struttura, la funzione, l’evoluzione, lo sviluppo e la
patologia del sistema nervoso in relazione al comportamento
umano e alla vita della mente. Ciò in collaborazione con i
dipartimenti di psicologia, neurobiologia, neurologia,
biologia molecolare e cellulare, radiologia, psichiatria,
biologia degli organismi e dell’evoluzione, storia delle
scienze e linguistica.
- Il punto di
vista Buddhista
Secondo il Buddhismo, la mente è un flusso di singoli istanti
di esperienza consapevole e chiara. Nella sua condizione non
illuminata, la mente esprime le proprie qualità quali
pensieri, percezioni e ricordi grazie alla consapevolezza. La
sua vera essenza illuminata è libera dall’attaccamento ad un
sé e si sperimenta inseparabile dalla spazio come
consapevolezza aperta, chiara ed illimitata
|