I problemi sono determinati dal B, non da
A
Quando un soggetto viene in terapia e inizia a descrivere il
suo problema, descrive sempre un A, un evento fattuale come un
divorzio o un conflitto interpersonale, oppure descrive un C,
uno stato emotivo come ansia o rabbia o depressione. Spesso un
soggetto può dire “ho perso il lavoro e ciò mi fa sentire
depresso”, oppure “lui mi ha trattato malissimo e mi ha fatto
vergognare davanti a tutti”. Naturalmente, questo non fa molta
difficoltà nel linguaggio di tutti i giorni, ma tecnicamente
niente ci fa sentire in un certo modo, o nessuno ci fa essere
o sentire in qualche modo particolare. E’ il nostro B
particolare che definisce come stiamo, dato un certo A. Quasi
nessun paziente ha chiaramente colto, prima della
esplicitazione del modello cognitivo, che né gli A né i C sono
il problema che lo ha portato a chiedere un aiuto
professionale, e non solo quello; frequentemente, essi credono
che non esista nient’altro oltre i fatti e come ci sentiamo, e
che i fatti “ci fanno sentire così”. Basta spesso ascoltare la
descrizione del fatto acuto, del problema “pratico”, per
accorgersi molto chiaramente che tale descrizione contiene
alcuni B, cioè valutazioni o inferenze o assunzioni
disfunzionali. Ad esempio, “non mi ha neanche degnato di
attenzione, non ha assolutamente pensato al mio problema”
descritto come un fatto o stimolo che ha determinato uno stato
di collera è visibilmente un B, anche molto composito. Il
soggetto ha mischiato un fatto con una inferenza, una
valutazione particolare di un fatto, e una evidente assunzione
disfunzionale relativa ai propri diritti di avere attenzione
dagli altri. Non è un A che determina uno stato emotivo, ma il
significato personale che il soggetto attribuisce al fatto che
determina sia la tonalità emotiva (che relativa allo scopo in
questione che è minacciato di venire compromesso) sia la
intensità dello stato emotivo (che è determinata dal grado di
convinzione in cui il soggetto mantiene una credenza o una
particolare attribuzione). Le azioni e le emozioni delle
persone non sono la diretta conseguenza di eventi o fatti che
accadono, ma dipendono dalla interpretazione che i soggetti
fanno di quegli eventi. Questo, appunto, è la scoperta chiave
della psicologia cognitiva moderna; ciò, tuttavia, era
affermato da Epitteto circa 2000 anni fa.
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