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Farmaco

Un farmaco è un preparato farmaceutico che esercita una determinata azione sull'organismo, o più precisamente su un determinato processo biologico all'interno di esso: i farmaci vengono usati in medicina a scopo terapeutico per curare malattie o a scopo preventivo, per difendere il paziente da minacce alla sua salute. Più propriamente per farmaco si intende il principio attivo di un preparato farmaceutico, anche se nel linguaggio comune i due termini sono spesso usati indifferentemente.

 

Vista la pericolosità di molti farmaci se assunti in quantità errate o per patologie per cui non sono previsti, o per condizioni del paziente per cui non sono adatti (non è un caso che la parola farmaco derivi dal greco pharmakon, che significa veleno), esiste per essi uno speciale regime di vendita: con poche eccezioni (farmaci da banco), i farmaci possono essere venduti solo in appositi negozi gestiti da personale specializzato, le farmacie, e solo con la prescrizione scritta di un medico abilitato alla professione. Certe particolari classi di farmaci, come gli stupefacenti e i loro derivati, sono soggetti a restrizioni ancora più pesanti.

 

I farmaci vanno conservati al buio in luogo fresco e asciutto, fuori dalla portata dei bambini: generalmente si conservano per un periodo di tempo che va da 2 a 5 anni a seconda della particolare specialità, dopodiché iniziano a degradarsi lentamente. È importante non gettare i farmaci scaduti nella normale spazzatura ma gettarli negli appositi contenitori presenti in ogni farmacia, perché le sostanze presenti in essi, se trattate negli impianti di smaltimento tradizionali insieme con gli altri rifiuti, possono dare origine a prodotti tossici.

 

Indice

1 Aspetto e composizione

2 Come nasce un nuovo farmaco

2.1 La sperimentazione pre-clinica

2.2 La sperimentazione clinica

2.2.1 FASE I - Farmacologia clinica

2.2.2 FASE II - Studio di efficacia

2.2.3 FASE III - Studio multicentrico

2.2.4 FASE IV - Studi condotti dopo la commercializzazione del farmaco

3 Preparati galenici

4 La Farmacopea Ufficiale Italiana

5 Farmaci generici o equivalenti

6 La Farmaco Vigilanza

7 Voci correlate

8 Altri progetti

9 Collegamenti esterni

 

 

 

- Aspetto e composizione

Il componente principale di un farmaco è il suo principio attivo, cioè la sostanza che è la principale responsabile del suo effetto teapeutico. Al principio attivo vengono aggiunte una serie di eccipienti, ottenendo una determinata formulazione che ne permette la somministrazione ai pazienti nel modo più sicuro e idoneo (per esempio compresse, pastiglie, sciroppo, granuli, supposte, pomate, liquido per iniezioni ecc.): alcuni principi attivi sono presenti sul mercato in decine di formulazioni diverse, adatte a pazienti di ogni età e in ogni condizione. Oggi comunque sono in commercio numerosi farmaci conteneti eccipienti particolari in grado di modificare alcune caratteristiche del principio attivo, come il tempo d'azione (effetto retard o prolungato), il sito d'azione o la solubilità.

 

 

- Come nasce un nuovo farmaco

Ogni nuovo farmaco nasce dall'individuazione, da parte dei medici e dei ricercatori, di un'ipotesi di bersaglio farmacologico, ossia un meccanismo o un processo biologico su cui intervenire per modificare il decorso di una malattia. A partire da questa ipotesi, si scelgono i cosiddetti composti guida (lead compounds in inglese), che sono i precursori del futuro principio attivo: cioè una serie di sostanze chimiche presumibilmente in grado di influenzare tale meccanismo e di ottenere un effetto terapeutico.

 

 

In passato molte aziende soprattutto con grandi capacità sintetiche facevano screening a tappeto su numerose sostanze testandone le potenziali attività biologiche, con tale metodo solo con un colpo di fortuna potevano essere individuate molecole aventi attività farmacologiche. Quest'approccio è utilizzato ancora avvalendosi della sintesi combinatoriale e delle analisi high throughput, che sono ingrado di garantire la sintesi di numerosissime nuove molecole in poco tempo e di testarle quali potenziali nuovi farmaci in tempi molto rapidi e attravero procedure altamente automatizzate.

 

Alcuni farmaci sono stati ottenuti partendo dalla valutazione di effetti collaterali di altri farmaci già disponibili. E' questo il caso, per esempio, di alcuni ipoglicemizzanti orali appartenenti alla classe delle sulfoniluree che sono stati sviluppati a partire da sulfamidici che presentavano come effetto collaterale l'abbassamento della glicemia. Le sulfoniluree sono state preparate così per derivatizzazioni e modificazioni mirate sulla struttura dei sulfamidici.

 

Molti farmaci sono stati scoperti dallo studio dell'attività farmacologica posseduta da estratti di piante di cui era noti effetti tossici o esisteva un uso terapeutico tradizionale. Ancora oggi lo studio della composizione chimica di nuove piante e di estremo interesse in campo farmaceutico (e non solo) al fine di individuare nuovi costituenti dotati di interessanti attività biologiche.

 

Un approccio sperimentale molto usato in chimica farmaceutica è lo studio della relazione struttura attività (SAR). In pratica si operano modifiche strutturali su molecole dotate di attività farmacologica al fine di individuare le porzioni della molecola che interagiscono direttamente con i recettori. Oggi con l'avanzamento delle tecnologie informatiche e il progredire delle conoscenze di farmacologia molecolare è nato un nuovo approccio alla progettazione di nuovi farmaci, che si basa su simulazioni di interazione farmaco recettore. Tale metodo di indagine è noto come molecular modelling e prevede comunque la conoscenza molecolare del bersaglio del farmaco che si vuole progettare. Ovviamente i farmaci così progettati dovranno essere sintetizzati e in seguito testati in vitro.

 

Attualmente gli oligonucleotidi una nuova classe chimica di farmaci stanno prendendo campo e in un prossimo futuro potrebbero invadere il mercato. Essi agiscono inibendo la sintesi di proteine in modo specifico. Gli oligonucleotidi sono costituiti da DNA monocatenario al massimo da 20 o 30 basi e sono in grado di riconoscere una sequenza di un gene specifico o una sequenza di mRNA ed inibirla. In tal modo la proteina corrispondente non potrà essere sintetizzata. Bloccando proteine coinvolte in patologie gli oligo potranno essere utilizzati come farmaci. Gli oligo sono semplici da progettare in quanto basta conoscere la sequeza che si vuole inibire. L'ostacolo maggire nell'utilizzo di queste molecole sta nella difficoltà di somministrazione e dell'inefficienza con cui raggiungono i siti bersaglio. Attualmente sono in via di studio numerosi oligonucleotidi potenzialmente utili per malattie degenerative, deficit cardiovascolari, tumori e infezioni virali.

 

 

- La sperimentazione pre-clinica

Poiché all'origine della ricerca vi sono solo delle ipotesi teoriche e delle aspettative di efficacia, non certo evidenze scientifiche, il preparato, prima di essere sperimentato sull'uomo viene sperimentato tramite test su un cosiddetto modello sperimentale della malattia, vale a dire un sistema che esibisce lo stesso bersaglio farmacologico per cui si studia il farmaco. Tale modello può essere solo teorico, come un modello matematico, oppure può essere una coltura di cellule (modelli in vitro), o ancora animali da laboratorio (modelli in vivo. In questa fase si sperimentano tipicamente moltissimi composti simili tra loro, per misurare la loro attività e il loro grado di efficacia. Da questa prima serie di test si scelgono i composti da modificare e provare poi una seconda volta su cavie e animali da laboratorio. Durante questa fase si iniziano a valutare i rischi e la potenziale tossicità per l'uomo, e vengono a volte introdotte delle modifiche alla composizione chimica del composto guida in vista della formulazione prevalente che si prevede verrà usata negli studi clinici sull'uomo..

 

 

- La sperimentazione clinica

Accertato che il composto in esame ha l'efficacia desiderata sul bersaglio farmacologico, e un accettabile grado di sicurezza per l'utilizzo, bisogna verificarne la reale tollerabilità ed efficacia sull'uomo. Per questo sono previste tre fasi distinte e successive: fase I farmacologia clinica, fase II studio di efficacia e fase III studio multicentrico.

 

 

- FASE I - Farmacologia clinica

Lo scopo di questa fase della sperimentazione è quello di fornire preliminari elementi per una valutazione della sicurezza del principio attivo per accertare la tolleranza dell'organismo rispetto al principio attivo. Per questo è necessario richiedere l'autorizzazione alla sperimentazione dal Ministero della Sanità, e se il principio attivo non è mai stato sperimentato prima sull'uomo, anche il parere dell'Istituto Superiore di Sanità. Si seleziona un limitato numero di volontari sani (60 - 80), di sesso preferibilmente maschile (per evitare interferenze con il ciclo ormonale femminile) che sotto rigoroso controllo medico assumono dosi sempre più alte del farmaco in sperimentazione per testarne la tollerabilità. In questa fase vengono avviati gli studi sui meccanismi di farmacocinetica, farmacodinamica, metabilismo e biodisponibilità; si valutano anche i possibili effetti del farmaco a carico di altri organi e altre funzioni dell'organismo, i cosiddetti effetti collaterali: capita spesso infatti che un dato principio attivo agisca su più organi, a volte in modi diversi.

 

In questo stadio si apportano gli ultimi ritocchi alla molecola del principio attivo, sia in termini di composizione chimica che di processo di produzione: se dopo questa fase vengono apportate modifiche alla molecola e/o al processo produttivo, il prodotto viene sottoposto di nuovo a tutte le sperimentazioni precliniche e cliniche.

 

Il motivo di questa disposizione è che variazioni anche minime al processo produttivo possono influenzare in modo imprevedibile il prodotto finale: è tristemente noto il caso del triptofano, un aminoacido essenziale: nel 1989 in seguito ad un nuovo metodo di purificazione della molecola adottato dal produttore, si verificarono alcune morti in seguito all'assunzione del farmaco: si scoprì che durante il nuovo processo, due molecole di triptofano potevano unirsi dando origine ad un composto velenoso, che era presente nel farmaco finale in concentrazione dello 0,1%.

 

 

- FASE II - Studio di efficacia

Terminata l'analisi farmacologica, si passa a determinare l'efficacia terapeutica del nuovo farmaco. In alcuni selezionati centri ospedalieri dotati di comitati etici di controllo, che devono autorizzare sia il protocollo generale di sperimentazione che ogni singolo passo della sperimentazione stessa, si realizza una serie di studi sul campo, che comprendono sia una ulteriore affinamento dell'analisi sulla tossicità e sugli effetti collaterali sia degli studi in doppio cieco su pazienti, per misurare di quanto l'effetto del nuovo farmaco sia superiore all'effetto placebo, considerato come una specie di "zero farmaceutico". Ogni paziente che partecipa alla sperimentazione deve essere informato puntualmente degli effetti del nuovo farmaco e dei potenziali rischi previsti, e firmare una dichiarazione di consenso informato.

 

 

- FASE III - Studio multicentrico

Terminato lo studio dell'efficacia clinica del nuovo farmaco, si continua la sperimentazione allargando il numero di centri, cioè di ospedali e cliniche coinvolte, con l'obiettivo di confermare l'efficacia, affinare i dosaggi e la formulazione scelta, valutare il valore terapeutico, meglio definire il rapporto sicurezza efficacia, e superare il problema della variabilità individuale, cioè il problema delle possibili diverse reazioni su pazienti diversi. Terminata questa fase di sperimentazione si fa domanda di registrazione presso il Ministero della Sanità, per ottenere l'autorizzazione alla commercializzazione della nuova specialità farmaceutica (il medicinale vero e proprio).

 

Durante le prime fasi della sperimentazione clinica (fase III compresa), il farmaco non è ancora in vendita ma può essere usato soltanto negli ospedali e soltanto sui pazienti che partecipano allo studio.

 

 

- FASE IV - Studi condotti dopo la commercializzazione del farmaco

Anche dopo la commercializzazione il nuovo farmaco viene tenuto sotto controllo per rilevare effetti collaterali e/o problemi eventualmente sfuggiti ai test clinici precedenti, perché si manifestano molto raramente o a lungo/lunghissimo termine, o solo in condizioni particolari.

 

I medesimi obiettivi sono perseguiti dall'attività di farmacovigilanza; introdotta nel 1970 in Francia da un gruppo di tossicologi, ma è stata accettata a livello mondiale solo negli anni '80.

 

Nel Settembre del 2002, (con CIRCOLARE 2 settembre 2002 n.6) il Ministero della Salute ha regolamentato gli Studi condotti dopo la commercializzazione del farmaco, definendo una nuova entità: gli Studi Osservazionali. Si tratta di studi nei quali i farmaci vengono utilizzati secondo consuetudine (ed acquistati dai Centri che partecipano alla sperimentazione): in tali studi vengono registrati alcuni parametri di particolare interesse per valutare meglio la tollerabilità, e in alcuni casi l'efficacia, del farmaco su grandi numeri di pazienti.

 

 

- Preparati galenici

Oltre ai farmaci preconfezionati, esistono anche preparazioni farmacologiche che non vengono immesse sul mercato preconfezionate con nomi commerciali ma sono create su ordinazione dai farmacisti, i cosiddetti preparati galenici. Essi si dividono in due categorie:

 

Galenici officinali: sono quei medicinali preparabili dal farmacista come multipli o come preparazione singola, per cui non è necessaria la ricetta personale, tali medicinali devono essere contenuti nella Farmacopea Ufficiale Italiana (per esempio la tintura di iodio), in quella Europea o in altre farmacopee di uno stato membro della comunità europea: spesso sono disponibili preparati commerciali industriali preconfezionati.

Galenici magistrali: sono preparazioni estemporanee che possono essere preparate dal farmacista solo dietro presentazione di ricette specifiche e personali fornite di volta in volta dal medico.Il farmacista è responsabile della corretta preparazione

 

- La Farmacopea Ufficiale Italiana

Esiste un testo unico di tutti i farmaci e le sostanze eccipienti ammesse in Italia, la Farmacopea ufficiale della Repubblica Italiana, le cui prescrizioni hanno valore legale. Essa è suddivisa in otto tabelle numerate:

 

Masse atomiche relative;

"Sostanze medicinali" di cui le farmacie debbono essere obbligatoriamente fornite;

Sostanze da tenere in armadio chiuso a chiave (le rispettive monografie sono accluse nella F.U.);

Elenco dei prodotti da vendere solo dietro presentazione di ricetta medica;

Elenco dei prodotti da vendere solo dietro presentazione di ricetta medica da rinnovare ogni volta;

Apparecchi ed utensili obbligatori in farmacia;

Elenco delle sostanze, loro sali e preparazioni ad azione stupefacente o psicotropa (legge 22 dicembre 1975 n. 685 e successive),

Dosi dei medicinali per l’adulto oltre le quali il farmacista non può fare la spedizione senza una dichiarazione specifica del medico.

Oltre a quella italiana esiste anche, ed ha parimenti valore legale in Italia, una analoga Farmacopea Europea.

 

 

- Farmaci generici o equivalenti

Si tratta di farmaci il cui brevetto è scaduto e che pertanto sono producibili anche da case farmaceutiche diverse da quella che ha depositato il brevetto, tenendone l'esclusiva di produzione per un periodo che dovrebbe servire a ripagare i costi di ricerca e sviluppo sostenuti.

 

Tale prodotto per via della concorrenza, dei costi di ricerca non sostenuti dai nuovi produttori e di pubblicità che possono non essere necessari se il prodotto gode di un ampio mercato, consentono una riduzione del prezzo al cliente finale che si assesta fino a una media del 30. Vige il vincolo di legge che il generico di un medicinale di marca oltre ad avere lo stesso principio attivo deve essere bioequivalente: ovvero possedere le stesse capacità curative, deve liberare le stesse quantità di farmaco nel tempo e deve raggiungere le stesse concentrazioni ematiche rispetto al farmaco di marca. Meno nette sono le specifiche sulla percentuale e la tipologia di eccipienti usati.

 

Negli Stati Uniti (ed in molte nazioni europee), esiste una precisa regolamentazione sulla denominazione dei farmaci generici (nome del principio attivo - nome della azienda che lo commercializza. Es. 'Nimesulide - Merck Generics Italia' ) che ne consente un immediato riconoscimento, dal momento che i farmaci 'originali' utilizzano invece nomi di fantasia, come 'Aulin' - Marchio Registrato di Roche. In Italia, invece, l'appartenenza o meno di un farmaco alla categoria dei farmaci generici è più difficile da cogliere, dal momento che la procedura di registrazione non comporta necessariamente il cambiamento del nome.

 

In base al decreto Storace del giugno 2005, ogni farmacia deve esporre l'elenco dei generici corrispondenti ai famaci di fascia A e C e informare il cliente che esiste un generico a prezzo minore. Inoltre il decreto ha introdotto uno sconto praticabile in farmacia messimo del 20% sui farmaci OTC (da banco), precisando che lo sconto sia uguale per tutti i prodotti e per tutti i clienti, lasciando al farmacista la scelta della percentuale di sconto da applicare.

 

Anche per i farmaci di fascia C, completamente a carico del cittadino, come già accadeva prima del decreto per quelli di fascia A, il framacista non può sostituire il farmaco con un generico equivalente se il medico ha scritto sulla ricetta "farmaco non sostituibile".

 

L´espressione «farmaco equivalente» per definire questi medicinali è stata introdotta con la legge n. 149 del 26 luglio 2005 («Conversione in legge con modificazioni del decreto legge n. 87/05 recante disposizioni urgenti per il prezzo dei farmaci non rimborsabili dal SSN»). La legge, all´articolo 1, dispone che le aziende farmaceutiche appongano la nuova dicitura, considerata più precisa, nelle confezioni dei medicinali in commercio: il termine «generico» è dunque destinato in breve tempo ad essere sostituito. Infatti, l'uso del termine «generico» si è rivelata infelice poiché suggerisce l'idea di un farmaco non specifico, ad azione generica appunto, cosa che non corrisponde alla realtà; si è pensato quindi di coniare «equivalente», un'espressione più appropriata perché rimanda all'idea di un farmaco esattamente equivalente dal punto di vista qualitativo e quantitativo all'analogo farmaco brevettato.

 

 

- La Farmaco Vigilanza

Gli effetti collaterali possono emergere soltanto con migliaia di somministrazioni e non sono sel tutto visibili in fase di sperimentazione. Sostanzialmente buona parte degli effetti collaterali elencati nel foglietto illustrativo sono scoperti quando il farmaco è già in commercio, e non durante la fase sperimentale. Per controllare gli effetti collaterali è stata istituita la Farmaco Vigilanza.

 

La Farmaco Vigilanza è un ufficio istituito presso il Ministero della Salute a Roma, che tiene un "Registro nazionale degli eventi avversi" nel quale ogni marca di farmaco in commercio è associata agli effetti collaterali segnalati. Se il paziente lamenta dei disturbi a seguito dell'asunzione di un medicinale, il medico generico è obbligato per legge a farne segnalazione; l'ASL locale periodicamente riceve dalla Farmaco Vigilanza l'elenco dei farmaci in commercio, e a sua volta registra le segnalzaioni portate dai medici di famiglia e ne trasmette copia all'Ufficio di Farmaco Vigilanza.

 

Altri 62 Paesi come l'Italia obbligano i medici generici a segnalare gli effetti collaterali sospetti di un farmaco. L'Italia ha l'80% in meno di segnalazioni rispetto a Svezia, Paesi Bassi, Belgio.

 

Fino a due anni fa, in Italia vigeva una normativa che puniva con sanzioni pecuniarie e penali le segnalazioni non conformi. Questa normativa è stata rimossa per incoraggiare le segnalazioni dei medici di famiglia, anche di effetti collaterali di media entità, non solo quelli di gravità estrema.

 

 

 

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Direttore:   Dott. Pierpaolo Casto   

- Psicologo e Psicoterapeuta - Specialista in Psicoterapia Cognitivo - Comportamentale

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