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Etichettare le distorsioni

 

La paura dell’ignoto è frequentemente uno degli aspetti salienti nei resoconti dei pazienti ansiosi. Il terapista allora può aiutare il soggetto ad identificare ed etichettare i meccanismi del fenomeno come le proprie distorsioni cognitive, e facendo ciò molto spesso l’ansia associata diminuisce.

Uno dei primi passi verso l’auto conoscenza è una identificazione degli  errori del proprio pensiero. In terapia, i pazienti possono trovare utile etichettare le particolari distorsioni cognitive che essi notano ed identificano nel proprio pensiero automatico e nell’analisi delle proprie valutazioni. Può essere spesso utile fornire al paziente una lista di riferimento delle comuni distorsioni cognitive, oppure discuterla in seduta anticipatamente. Una volta apprese le comuni distorsioni, il paziente è in grado di autocorreggersi o quanto meno di auto segnalarsele, per poi eventualmente lavorare su di esse in seduta.

Un’altra utilità associata a questa tecnica è quella di acquisire lo stesso linguaggio, e così procedere più speditamente e senza fraintendimenti. In questo modo il paziente, pian piano inizia a “vedere” gli eventi dal punto di vista cognitivista, essendo le etichette non meramente parti del vocabolario del terapista ma strumenti di lettura dei meccanismi cognitivi impiegati dalle persone.

Un accenno deve essere fatto alla questione delle etichette delle emozioni, dove è sempre necessario chiarire non soltanto i termini associati ai singoli stati emotivi espressi (in vario modo) dal paziente ma anche dare un accenno sulla natura delle emozioni di base, del loro radicamento evolutivo, del significato che ciascuna ha per l’uomo in genere, e a quali scopi ciascuna risponde. Tali chiarimenti non devono ovviamente assumere l’aspetto di una “lezione” ciò nondimeno è utile discutere con il paziente di tali concetti.

Associazioni guidate e scoperta

Spesso con semplici domande è possibile indagare i significati personali connessi a determinate esperienze di vita del paziente. Domande come ad esempio “ E allora?”, “Che cosa potrebbe significare ciò?”, “Che cosa potrebbe succedere se...?”, “Cosa ti succederebbe nel caso che ...?”, “Quale è il tuo personale danno... ?”, possono evidenziare lo schema posseduto dal soggetto nella elaborazione dell’evento, e contribuire a “smontare” quello schema preconfezionato al quale il paziente fa’ continuo e generale riferimento. La esplorazione che il paziente intraprende è la concatenazione di idee secondo una logica e un percorso che guida il paziente verso un potenziamento di conoscenza e di prospettiva sia personale che ambientale.

Può essere molto utile per il paziente esprimere liberamente delle associazioni riguardo un certo stimolo o situazione-stimolo proposta dal terapista in modo tale che siano accessibili nel contesto della seduta  idee, credenze, immagini che contribuiscono a determinare nelle rappresentazioni del paziente stimoli di innesco di schemi emotivi e cognitivi posseduti dal paziente, che sono più vicini al contesto naturale di vita.

 

 

 

 

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