Esaminare le opzioni e le alternative
Questa strategia cognitiva riguarda il lavoro con il paziente
teso a generare opzioni aggiuntive. Se il paziente ad esempio
crede di avere una sola scelta, quella di uccidersi, e di
avere esaurito le altre a disposizione, allora è molto
probabile che egli potrà portare a termine l’intenzione
suicida; se il terapista adotta una posizione secondo la quale
il suicidio è “sbagliato”, “inutile”, “illogico”, o altro,
egli correrà il rischio di essere in diretta opposizione col
paziente; il conflitto di posizione potrà portare il paziente
ad un atteggiamento di sfida, oltre che alla possibile rottura
del rapporto, e ovviamente al rischio di comportamenti dannosi
per sè. Il compito primario del terapista è sempre quello di
generare scelte possibili e credibili, non di screditare
quelle possedute dal paziente, almeno in un determinato tipo
di situazioni (come nel rischio di suicidio).
Quando il paziente ha scelte ed alternative per pensare e
nelle quali credere, egli ha una scelta più grande ed è quindi
più libero. Molto spesso i pazienti ansiosi (anche quelli con
attacchi di panico) o quelli depressi considerano le cose per
un solo verso ed hanno presente l’aspetto più negativo delle
situazioni, come pure credono di non “avere scampo”, o essere
“intrappolati” in varie situazioni ed in varie modalità; in
queste situazioni quando il paziente inizia a considerare
credibilmente altre opzioni e altri modi di vedere o
considerare le cose iniziano ad assumere più controllo sul
proprio pensiero e sul proprio comportamento.
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