La psicologia
tradizionale indica con coscienza una funzione generale
propria della capacità umana di assimilare la conoscenza.
All'inizio vi è consapevolezza, cioè constatazione attiva
della nuova conoscenza, quando a questa segue la permeazione
definitiva del nuovo come parte integrante del vecchio, si può
parlare di coscienza.
Questa funzione, applicata al susseguirsi di fenomeni di
conoscenza (non solo sensoriali) genera il fenomeno della
coscienza. Come fenomeno dinamico che si protrae nel tempo può
essere identificata come un vero e proprio processo.
A seconda dell'ambito nel quale viene osservata, la coscienza
viene intesa:
In ambito neurologico coscienza è lo stato di vigilanza della
mente contrapposta al coma.
In ambito psicologico, coscienza è lo stato o l'atto di essere
consci contrapposta all' inconscio.
In ambito psichiatrico, coscienza come funzione psichica
capace di intendere, definire e separare l' io dal mondo
esterno contrapposta al disturbo di coscienza che si chiama
schizofrenia.
In ambito etico, coscienza come capacità di distinguere il
bene e il male, per comportarsi di conseguenza contrapposta
all'incoscienza.
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