Conclusioni
Il trattamento cognitivo - comportamentale si è dimostrato
efficace in una vasta e corposa serie di ricerche sulla
valutazione degli esiti delle psicoterapie cognitive e
cognitivo - comportamentali e delle psicoterapie in genere (Hollon
S.D., Beck A.T., 1994; Emmelkamp P.M.G., 1994; Barlow D.H. et
al., 1988, 1989; Clark, 1986, 1991; 1991; Clark D.M.,
Salkovskis P.M. 1991; Kosko J, Barlow D.H., Toussinari. R.B.,
Cerny J., 1990; Mattick R.P., Andrews G., Hadze-Pavlovic D.,
Christensen H., 1990). L’approccio presentato in questo studio
è cognitivo - comportamentale in quanto è composto, oltre ai
classici interventi di ristrutturazione cognitiva, di
procedure attive e sul campo, di esercizi e di allenamento; lo
sfondo di tale approccio è più esattamente cognitivista
"standard", nel significato correntemente utilizzato (Beck A.T.,
Emery G., 1985). Le applicazioni di tale approccio sono
diverse ma, come è possibile dedurre da tale lavoro e da altri
simili, è la caratteristica di essere "tailored" cioè tagliati
su misura del problema (o del tipo generale di disturbo) a
caratterizzarne maggiormente la tipologia; tale lavoro si è
focalizzato proprio sul Disturbo da Attacchi di Panico con o
senza Agorafobia.Riguardo questo disturbo sia l’approccio
cognitivo (soprattutto Beck e collaboratori) e quello
cognitivo - comportamentale (Barlow, Emmelkamp, Clark) sono
stati da molti anni indicati come trattamenti di prima scelta,
ed inoltre hanno coperto la gran parte degli studi sulle
procedure efficaci nel settore dei disturbi d’ansia. Molti
autori cognitivisti hanno sviluppato particolarmente il lavoro
sulla ristrutturazione degli schemi disfunzionali in diverse
modalità; ad esempio: come ricostruzione della storia di vita,
come correzione di distorsioni cognitive di contenuto
generale, come modificazione di atteggiamenti in seduta (hot
cognition), come riduscussione e ridecisione di piani di scopi
a medio e lungo termine, ed altri ancora.In un senso
lievemente diverso altri autori cognitivisti hanno sviluppato
il lavoro sui disturbi di ansia acuta come una specie di
sintomo tra i tanti di organizzazioni di personalità
specifiche (Sassaroli e Lorenzini, 1995) o tendenzialmente
generali (Guidano, 1988; Bara, 1996; Reda, 1986). Il punto di
vista del presente lavoro tende più specificamente a definire
di disturbo acuto come il risultato di un meccanismo composto
da diverse parti, e da certi meccanismi cognitivi (Mancini,
96) e tali aspetti specifici sono anche il target del
trattamento; non si considera il panico come il precipitato di
costrutti definiti (ad esempio "forte - attaccato versus
debole - autonomo" o "vulnerabile" o anche "malato") ma si
studia il meccanismo, composto spesso anche dalla presenza di
tali costrutti o schemi, come non specifico di un modo di
essere strettamente definito. In questo senso non si è tenuto
conto, nel campionamento, della presenza di variabili più
strettamente personologiche (il che può sempre essere fatto in
futuro).Il disturbo da ansia acuta e panico può manifestarsi
in diverse organizzazioni personologiche non per questo i
soggetti sono "fobici" come cluster personologico (ad esempio
il cluster C del DSM IV).Nel presente studio si è evidenziato
tuttavia un andamento nello stile dei pazienti studiati, e
tale caratteristica pur senza essere stata riportata tra i
dati della ricerca può essere sintetizzato come segue:
intolleranza alle difficoltà, minore capacità di tollerare
punti di vista diversi (anche nelle discussioni), tendenziale
assolutismo e perfezionismo nelle mete personali, stile
sportivo ed attivo nella adolescenza. Tali caratteristiche,
che non sono ovviamente dei tratti predisponenti nè delle
stigmate personologiche, devono essere più dettagliatamente
studiati ai vari livelli di descrizione della psicopatologia:
da tali dati potrebbe derivarne anche una smentita del
presente punto di vista.
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