Concettualizzazione del disturbo
Nel periodo precedente al primo attacco di panico i pazienti
hanno frequentemente sperimentato un livello di stress elevato
ma accompagnato da un atteggiamento di minimizzazione rispetto
ai problemi contingenti. I soggetti spesso riferiscono
problemi familiari, di lavoro, cambiamenti importanti nella
qualità della vita o nella generale organizzazione familiare,
frustrazioni o relazioni particolarmente impegnative, o altre
situazioni "normalmente" caratterizzate da stress. I pazienti
con attacchi di panico minimizzano questi antecedenti sulla
base di una probabile assunzione personale attinente alla
propria insensibilità o immunizzazione a tali situazioni. In
sostanza non prendono le dovute precauzioni consistenti nel
riorganizzare il proprio generale atteggiamento così da
rispondere ai problemi senza però esaurire le proprie energie.
Quella che è una caratteristica antecedente al primo attacco
si ribalterà poi per divenire una attenzione allarmata su ogni
sensazione somatica. In generale si potrebbe parlare di una
conoscenza insufficiente delle segnalazioni dell’organismo in
stato di stress, nelle quali il soggetto pur presentando
livelli di attivazione, ansia, tensione, iperventilazione
elevati non riorganizza il proprio comportamento in base ad
essi, ma tenta di distrarsi, minimizza il dato e sopravvaluta
le proprie capacità di fronteggiare fisicamente la situazione.
In tali circostanze si manifesta il primo episodio di panico.
Questo evento ha due aspetti rilevanti: un primo aspetto
attinente alla circostanza traumatica di sperimentare uno
stato acuto di ansia costruito dal soggetto come completamente
diverso dalle "normali" esperienze finora sperimentate
(aspetto traumatico); il secondo aspetto è relativo alla
acquisizione di una nuova dimensione di conoscenza (avere gli
attacchi di panico, i sintomi specifici, i sentimenti di
urgenza). Questi due elementi costituiscono gli ingredienti
della sindrome psicologica del disturbo.Una volta sperimentato
il primo episodio, il soggetto attiverà una particolare
attenzione ai segni precoci e premonitori di un successivo
attacco; in sostanza, il soggetto sarà nuovamente in stato di
ansia dovuta ad una ipervigilanza, e in questo stato attiverà
l’atteggiamento ansioso con i noti correlati fisiologici
(tensione prolungata, iperventilazione, amplificazione delle
sensazioni somatiche). Tra il secondo e i successivi attacchi
di panico si sviluppa la sindrome completa caratterizzata da
elevata anticipazione dell’ansia, ricerca attentiva dei
sintomi, iperventilazione, distorsioni cognitive (in
particolare la catastrofizzazione e la selezione attentiva).La
natura della sindrome del disturbo da attacchi di panico è
caratterizzata da un preciso circolo vizioso: l’anticipazione
dell’ansia genera ansia - lo stato di ansia conduce alle
sensazioni di panico imminente - i sintomi vengono
interpretati in chiave catastrofica ed estrema - il soggetto
ha un attacco di panico. Dunque, la sindrome prende la forma
di un meccanismo molto definito in cui è possibile intervenire
su ciascuno dei suoi aspetti.Un elemento importante è il set
di assunzioni su sè stesso che il soggetto ha costruito nel
corso degli anni, il suo modo di avere a che fare con gli
altri, di interpretare gli avvenimenti, di fronteggiare gli
ostacoli ed i problemi della vita. Queste assunzioni, che non
sono immediatamente consapevoli ma perlopiù automatiche, sono
vere e proprie teorizzazioni personali che influenzano e
guidano il comportamento del soggetto, fungono da coordinate
di riferimento. Molto spesso, i soggetti con attacchi di
panico hanno una diminuita "soglia" per i problemi legati alla
autonomia personale (esplorazione, tolleranza, sopportazione,
attribuzione di poteri interno-esterno) e frequentemente non
hanno, nel corso dello sviluppo, articolato e potenziato
questo aspetto. E’ quindi perciò possibile pensare che tali
soggetti sono più esposti ad una brusca interruzione dei
propri abituali schemi e subiscono una forte invalidazione,
una confutazione della propria teoria. Naturalmente, la
conseguenza di tale dato contrastante con le proprie
aspettative è tanto più negativa quanto più il soggetto è
"impoverito" nella conoscenza del proprio funzionamento e
nella propria capacità di fare delle discriminazioni
(sensazioni, eventi, frustrazioni, intensità degli ostacoli,
...).
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