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EDIZIONI QUATTROVENTI

 

 

   

Titolo: - Viaggi di andata e ritorno zero-tre anni. Sviluppo e Patologia




 

Autore: - Monti Fiorella, a cura di


 

Anno di pubblicazione: 2000

 

 

 

Pagine: - 332 pagine

 

Casa Editrice: -   Quattroventi   

 

Prezzo:   euro 24,00

 

 

Descrizione:
Il testo narra, attraverso il legame tra congetture razionali, modelli teorici psicoanalitici, congetture immaginative e osservazioni partecipi, le escursioni tra normalità e patologia nei primi tre anni di vita, a partire da una matrice relazionale e transgenerazionale. Nella Prefazione Fiorella Monti, curatrice "narrante" e autrice di due saggi, così apre questo testo, il cui titolo rievoca l'affermazione di Donald Wood Winnicott (1986): "se si osserva un bambino di due anni, si può facilmente vedere la coesistenza di viaggi, escursioni e ritorni che comportano poco rischio, ed escursioni e ritorni significativi, perché se falliscono alterano l'intera vita del bambino".
Il percorso del libro si snoda dal luogo delle origini...ai dinlorni: la nascita prematura, che segnala la vulnerabilità e la complessità del funzionamento mentale precoce e che obbliga, eticamente e scientificamente, a un lavoro di rete, attento e rispettoso, capillare e continuo; I'evento gravidanzanascita, dal bambino immaginario che prende forma, pur nella turbolenza emotiva delle angosce genetiche e delle ansie di ruolo, o che rimane informe e impensabile a causa di perturbazioni eccessive, al bambino reale che cresce in "un giardino vivente" o rimane imprigionato in relazioni parassitarie e sterili; I'avventura col mondo, dove una buona qualità relazionale precoce permette la fiduciosa partecipazione alla comprensione e all'esperienza del mondo, mentre un inizio della "favola" dello sviluppo con danneggiamenti o mancanze troppo vistose fanno smarrire "la via del bosco".
La parte iniziale di questa lunga narrazione a più voci costituisce un prologo: Escursioni tra normalità e patologia. Qui Fiorella Monti, in Percorsi, anticipa i temi attraverso riflessioni teoriche (che rimandano al modello psicoanalitico relazionale postkleiniano) e apres-coup narrativi di osservazioni cliniche o trattamenti terapeutici. Il vertice di osservazione è costituito da un continuo "viaggio di andata e ritorno", da dentro a fuori e da fuori a dentro: dalle rappresentazioni in gravidanza, anche attraverso l'ecografia, al trauma della nascita prematura o del parto distocico, all'osservazione del bambino in ostetricia, in famiglia, in asilo nido; dal gioco delle idee nella mente della madre e del padre al gioco del bambino. Il percorso continua sui "Luoghi di origine": attraverso la storia, I'etimologia, la psicoanalisi, il racconto clinico si torna all'origine dei pensieri; ricerca interminabile, perturbante, ma indispensabile per "entrare nel codice della vita". Dall'antico racconto delle origini il lettore viene condotto alla "mitologia familiare", attraverso riflessioni teoriche e cliniche rese più pregnanti dalla "coorientazione visiva" verso stimoli pittorici. Vengono infine delineati, in modo particolarmente puntuale, i segnali che si possono incontrare una volta "inoltrati nel bosco": i soft signs, la cui valutazione interroga lo specialista sul disturbo precoce dello sviluppo, in quanto difesa da danneggiamenti o mancanze oppure segnale di una storia mai partita.
Entrando nel vivo della narrazione, la prima parte del volume riguarda la Nascita prematura: le trame sono raccontate da neonatologi, infermieri dei reparti di Terapia Intensiva Neonatale, fisioterapiste, psicoterapeuti. E un coro vasto, poiché deve raccontare un evento catastrofico, un'orribile esposizione al mondo prima del tempo e la possibilità di trasformare la sofferenza in relazione, attraverso il sostegno ai genitori e al personale. Il filo narrativo che tiene unita la complessa trama di questa prima parte è costituito dall'osservazione (secondo la metodologia di Esther Bick), che permette innanzitutto di poter guardare, e quindi riconoscere, la sofferenza del bambino, il dolore mentale dei genitori e degli operatori. Viene bene evidenziato come l'osservazione diretta del piccolo può essere, per i genitori e per il personale ospedaliero, un modo per evitare che l'angoscia raggiunga livelli sproporzionati, favorendo, in questo senso, i processi di integrazione e di individuazione del bambino.
Nella seconda parte del libro, Dal bambino immaginario al bambino reale, ci si addentra nel luogo delle relazioni precoci a partire dai fantasmi transgenerazionali che, come le fate attorno alla culla della principessa, possono portare doni, ma anche sciagure (identificazioni proiettive patologiche).
Così vengono esplicitate, attraverso storie, la polivalenza e la polifonia del dialogo madre-bambino e i "bastioni che dividono e cristallizzano il campo relazionale": il timing o l'impasse. Viene sottolineata l'importanza delle sequenze comunicative madre/bambino attraverso gli scambi ritualizzati e i feedback sincronici dei primi giorni di vita, che costituiscono un leitmotiv per il processo di costruzione dell'identità e della capacità di entrare in relazione. Particolare attenzione è rivolta al lavoro della maternità psichica, raccontata attraverso osservazioni cliniche nei reparti di ostetricia, dove è possibile divenire osservatori partecipi dell'alba della mente. Quando una grave malattia minaccia la vita del bambino, il carico emotivo può superare la capacità della mente materna di contenere e trasformare. Viene evidenziato come, in tale contesto, la presenza dell'osservatore può "scongelare" lo scambio emotivo tra madre e bambino: il dolore condiviso diviene in tal modo più accessibile e lascia spazio per cogliere le risorse del bambino. Il percorso della complessità e profondità di tale recettività empatica emerge in particolar modo nel lavoro osservativo svolto in ambiente familiare su due gemelli nel loro primo anno di vita. Dalla nascita alle prime interazioni, alla funzione alimentare, dall'iniziale processo di formazione del simbolo agli sviluppi successivi, la storia narra la connessione tra la qualità relazionale, gli eventi significativi e l'apporto individuale attraverso lo sguardo dell'osservatore, in quanto "terzo" che condivide e rispecchia la fatica emotiva della madre nell'avere uno spazio mentale "sufficiente e uguale" per tutti e due i figli.
La parte finale del libro, Sviluppo e patologia, si focalizza sulle escursioni e i ritorni dei bambini alla scoperta del mondo: il gioco/non gioco come indicatore segnaletico dei percorsi evolutivi, adattivi o a rischio, nella quotidianità del nido, della materna, nella stanza di terapia e i patterns di attaccamento in età prescolare.
Viene evidenziata la distinzione tra "un buon gioco" e "un cattivo gioco" in cui il bambino riesce ad attribuire al gioco una funzione simbolica ed evolutiva, oppure lo trasforma in qualcosa di ripetitivo e stereotipato. Nelle osservazioni di gioco di bambini a rischio, si cercano connessioni tra le esperienze relazionali precoci e le modalità di adattamento alla scuola, mettendo in luce come, nonostante i disturbi sensoriali, I'ambiente positivo possa far emergere curiosità e opportunità di orientamento nello spazio e nel tempo. Altre situazioni gravemente a rischio vengono raccontate attraverso l'osservazione nella stanza di consultazione, al nido e in famiglia: si delinea come la molteplicità dei setting osservativi utilizzati permette di riconoscere alcuni indizi che impediscono il processo evolutivo, ripercorrendo una trama non leggibile altrimenti. Viene in tal modo sottolineata la rilevanza del nido come "spazio-tempo osservativo", in cui l'osservazione di momenti di gioco del bambino permette di vedere sia gli aspetti di impasse che le aree di potenzialità di sviluppo, costituendo una memoria trasmissibile e condivisibile. Da un'angolatura complementare vengono infine esplorate, attraverso una rigorosa e puntuale analisi delle interazioni genitore/bambino, le correlazioni tra patterns di attaccamento e modalità comportamentali di reazione e di adattamento a situazioni naturali di stress.
La lettura intensa e ricca di suggestioni e spunti riflessivi che questo volume offre, permette di lasciare posto alla gestazione di pensieri, favorendone, con cura rigorosa e devota, la terminabilità e creando le condizioni di un'accoglienza stabile e continuativa: e allora sarà possibile, come suggerisce la curatrice, evitare che i pensieri si perdano in percorsi affannosi e confusi o si rattrappiscano in un doloroso congelamento.
Elena Trombini
 

 

 

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