Descrizione:
Il testo raccoglie
contributi di psicologi, psicoterapeuti, pedagogisti sui segni
che i bambini piccoli, al nido, inviano attraverso il gioco,
il disegno, il movimento, segni che devono essere accolti in
una rete, non per essere catturati in una classificazione, ma
per essere protetti favorendo la crescita di questi "abbozzi
di sviluppo e libertà".
Ciò che unisce i vari lavori, che si diramano da diversi
vertici osservativi, è un modello di sviluppo interattivo,
individuale e istituzionale: la tessitura finale è costituita
dall'intreccio tra i percorsi della mente individuale e quelli
dell'organizzazione collettiva, la famiglia, la scuola, la
comunità. L'agenzia di accoglienza nido è uno "spazio-tempo"
che può essere pensato come un grande laboratorio di
produzione di cultura per l'infanzia e per gli adulti
interessati (genitori, educatori, studiosi di molteplici campi
dell'educazione), dove "la compagnia ludica" e "I'affetto"
funzionano da cassa di risonanza per sviluppare e potenziare
un'identità competente dei bambini, degli educatori e quindi
della stessa istituzione educativa.
Cosa dà l'avvio a "questo metabolismo globale", a questo
"processo plasmante reciproco"? E la qualità della relazione
precoce, bambino-genitore, bambino-educatore, che caratterizza
il dialogo e che è alla base del pensiero. Questo "campo" di
interazioni affettive e mentali richiede una cura attenta,
sensibile, questa "mutualità" necessita di una mente non
troppo pre-occupata da accumuli non metabolizzati di
informazioni e rituali didattici. In questo senso la
metodologia dell'osservazione psicoanalitica, nello specifico
quella dell'infant observation (di Esther Bick), introdotta,
con le opportune modifiche, per la formazione degli operatori
del nido, favorisce un percorso relazionale di recettività, di
ascolto e di comunicazione: "capire, pensare, sentire".
Dell'osservazione, come strumento della propria competenza
professionale, ne parla Agnes Szanto Feder in collaborazione
con Emanuela Cocever (Osservazione: un approccio dinamico al
benessere del bambino. La prospettiva di Emmi Pikler),
indicando un intervento educativo incentrato sul passaggio,
senza soluzione di continuità, fra il corporeo e lo psichico.
Se le due metodologie osservative, quella di Bick e di Pikler,
nascono e si sviluppano in contesti culturali e scientifici
diversi, adottando percorsi a loro specifici, alcuni obiettivi
sono comuni: I'organizzazione appropriata e pensata
dell'ambiente che circonda il bambino, I'evitamento di
insegnamenti formalizzati precoci e di una concezione della
motricità frammentaria e meccanicistica richiamano la capacità
mentale ed emotiva di vedere un insieme, facendo spazio nella
mente a cogliere, riconoscere, ad accogliere i segnali del
bambino.
Fra i segnali che il piccolo manda ci sono anche gli
scarabocchi, le tracce grafiche, i disegni, in quanto non solo
testimonianze di un processo, ma elementi costituenti lo
sviluppo psichico. Il lavoro di Giulia Del Carlo Giannini, n
disegno infantile e l'esperienza primaria, parte appunto
dall'esperienza che il bambino fa alla nascita nel rapporto
prima con il seno e poi con la madre, per comprendere meglio
il significato delle rappresentazioni grafiche primitive, per
passare poi ai significati del disegno infantile esemplificate
attraverso due storie cliniche. Nelle rappresentazioni
grafiche dei bambini al nido ci troviamo di fronte a segni che
stanno a cavallo tra la sensazione, la percezione e l'inizio
di rappresentazione di un'esperienza che è al confine tra il
corporeo e lo psichico e ciò, di nuovo, segnala la complessità
di questa fase della vita.
Occorre pertanto dare e restituire un possibile senso ai
"segni" non solo dei bambini, ma anche a quelli degli
operatori e dei genitori, coi quali costituire "un'alleanza di
lavoro", dal momento dell'inserimento al nido fino al
passaggio alla scuola materna, per ampliare nei bambini e
negli adulti le possibilità di "fidarsi e affidarsi". Fabiola
Crudeli, nello scritto 1I colloquio con i genitori, sottolinea
come il primo momento di conoscenza reciproca tra nido e
famiglia sia un tempo indispensabile per creare una fiducia di
base che consenta all'educatrice di costruire, attraverso una
comunicazione diretta, un'alleanza col genitore che gli affida
il bambino.
Il percorso dell'inserimento, "gradualità-continuità-stabilità-prevedibilità"
viene descritto da Licia Vasta, in L'inserimento al nido,
attraverso la condivisione dei problemi, dei vissuti e delle
attese dei genitori. I colloqui, le assemblee, le osservazioni
durante l'inserimento, gli incontri finali, sono tappe di un
buon ambientamento per costruire un rapporto di fiducia tra
gli adulti e tra questi e i bambini. I processi psicoaffettivi
sottesi all'inserimento, cura individualizzata del bambino e
rapporto di fiducia con genitori, sono ripresi da Rosa Agosta,
in Progetto inserimento al nido: i movimenti di
affidamento/fiducia, che devono attivarsi nel bambino non
sorgono automaticamente in lui, ma si costituiscono nel tempo,
sostenuti e facilitati da determinate modalità di
intervento/relazione. La continuità e discontinuità, binomio
inscindibile dello sviluppo, tende a punti di rottura nei
momenti critici e quindi in tutti i cambiamenti complessi come
l'ingresso al nido e poi alla materna. Ramona Fava, in 1I
passaggio dal nido alla scuola materna, evidenzia le possibili
rappresentazioni di tale cambiamento nelle menti dei bambini e
delle educatrici attraverso riflessioni teoriche e vignette
osservative, sottolineando come il passaggio necessiti "del
filo della memoria", il cosiddetto raccordo educativo, per
ritrovare, come nelle favole, la strada di casa.
Il libro conclude il suo percorso con il lavoro n collettivo
come gruppo di lavoro di Barbara Luppi in cui emerge che la
tessitura ha bisogno di più mani. Il gruppo, che potrebbe
divenire una "pressione" devitalizzante la crescita, portando
o a un'anestesia emotiva ed operativa o a una conflittualità
distruttiva, si configura invece come un luogo in cui far
convergere le risorse, calamitando le parti vitali dei singoli
educatori, per portare avanti un obiettivo comune: la crescita
degli "abbozzi di sviluppo e libertà" dei bambini. Il testo si
configura pertanto come uno strumento particolarmente utile e
stimolante per gli "addetti ai lavori", ma anche per tutti
coloro che hanno bambini "attorno e dentro di sé".
Giancarlo Trombini
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