Prefazione
Le numerose indagini condotte in ambito familiare sembrano
confermare, sempre più insistentemente, l’idea di una famiglia
in crisi. I rapporti affettivi diventano sempre più labili e
precari, le unioni matrimoniali sono sempre meno frequenti e
spesso finiscono per disgregarsi alle prime difficoltà. E,
anche nelle situazioni meno critiche, conflitti e senso di
insoddisfazione fanno da sfondo alla vita della maggior parte
delle coppie. Le ragioni di questo crescente disagio sono
certamente molte e complesse. Forse a causa dell’eccessivo
individualismo e del desiderio di indipendenza, si fa molta
più fatica, rispetto al passato, a tollerare quei legami,
quelle costrizioni, quelle dipendenze, economiche e
psicologiche, che un legame affettivo, sia a livello di
coppia, sia in un contesto familiare più allargato, richiede.
Le difficoltà di conciliare le responsabilità e gli impegni
connessi alle attività lavorative con la gestione della vita
familiare si traducono in un continuo stato di tensione e
stress che, a lungo andare, pregiudica le condizioni di salute
fisica e psichica, e tutto ciò, inevitabilmente, si ripercuote
sulla qualità della relazione, producendo spesso su questa
effetti indesiderati. Naturalmente, la nascita dei figli
sconvolge e complica ulteriormente le spesso già precarie
dinamiche familiari, soprattutto quando qualcuno di essi
presenti problemi di comportamento o qualche disabilità. In
questo caso, i genitori sperimentano ulteriori disagi fisici
ed emotivi che, spesso, hanno enormi difficoltà a gestire.
Si fa sempre più pressante, perciò, la richiesta, da parte
delle famiglie, di nuove e specifiche competenze per
fronteggiare adeguatamente gli eventi critici a cui sono
sottoposte, sia a livello coniugale, sia relativamente alla
gestione educativa dei figli. E si fa quindi più urgente
l’esigenza di sostenere le coppie e i genitori in crisi perché
possano recuperare le loro capacità di relazione e la loro
funzione educativa. Gli sforzi finora attuati dalle agenzie
istituzionali in questa direzione non sembrano sufficienti, né
funzionali. Accanto all’istituzione di servizi di supporto
sociale, di consulenza per i problemi di coppia,
l’insegnamento di specifiche strategie di gestione dello
stress e di problem-solving, sarebbe necessario realizzare
interventi di prevenzione finalizzati al sostegno della
famiglia, da integrare, nei casi più critici, con programmi di
supporto psicoterapeutico.
Il presente volume nasce proprio dall’esigenza di individuare
e proporre possibili soluzioni in tal senso. Dopo un’attenta
analisi dei modelli teorici che spiegano l’evolversi delle
dinamiche psico-sociali interne alla famiglia, viene proposta
una panoramica storico-metodologica dei principali approcci
clinici ed educativi all’intervento psicologico sulla coppia e
sulla famiglia, con particolare riferimento agli interventi di
approccio comportamentale.
Tra i numerosi modelli di intervento, si è scelto di
approfondire quello comportamentale, non soltanto perché,
rispetto ad altri approcci, non gode della medesima diffusione
e popolarità nell’ambito della terapia familiare, ma
soprattutto in quanto sembra rispondere, più di molti altri,
all’esigenza di applicare le metodologie scientifiche, mutuate
dalla ricerca, ai contesti di sviluppo e di educazione.
L’interesse per questo tipo di intervento nasce, quindi,
principalmente dalla possibilità di coniugare l’esigenza di
scientificità con l’opportunità di fornire un servizio
efficace che si avvalga di metodologie, la cui validità sia
già stata ampiamente ed efficacemente sperimentata.
Il volume introduce, inizialmente, il concetto di famiglia, un
concetto incredibilmente complesso e controverso. Nel
tentativo di comprendere le ragioni della sua complessità e le
dinamiche che possono spiegarne l’evoluzione, sono stati
richiamati i principi suggeriti dai modelli di Kagitçibasi
(1990) e Bronfenbrenner (1979), giungendo ad un’analisi di
tipo ecologico e interazionista, in cui lo stress può essere
invocato come spinta al cambiamento, come elemento propulsore
che richiama l’attivazione delle risorse individuali e
sistemiche, ma anche come generatore di disagio e malessere.
Nel capitolo 1 si mette in evidenza come lo studio della
famiglia, pur rappresentando un ambito di ricerca scientifica
piuttosto recente, dispone già di un bagaglio teorico ricco e
stimolante. Se inizialmente l’interesse scientifico era
rivolto prevalentemente all’analisi delle patologie della
famiglia e dei suoi aspetti disfunzionali, gradualmente
l’attenzione si è spostata verso la ricerca dei processi che
ne possano spiegare il funzionamento e le risorse di cui
bisognerebbe dotare le famiglie per promuoverne lo sviluppo.
Tra le numerose teorie che affrontano l’analisi dei mutamenti
del sistema familiare, la Family Development Theory e la
Teoria del Family stress and coping possono certamente essere
considerate dei modelli classici. La teoria evolutiva fornisce
uno schema di riferimento dei cicli vitali della famiglia, che
vede enuclearsi, soprattutto nei momenti di transizione tra i
diversi stadi di sviluppo, le possibilità di consolidamento e
crescita o, al contrario, di sfaldamento dei legami e di
disgregazione. La teoria del “family stress and coping”,
invece, fa riferimento al modo in cui i diversi componenti del
nucleo familiare affrontano il distress, cioè gli eventi
imprevedibili e incontrollabili. L’attenzione si concentra
quindi, non più sui tentativi di ricerca di un modello
normativo, quanto piuttosto sulle strategie di coping più
efficaci per rendere il sistema funzionale e consentirgli di
evolversi positivamente (Scabini, Iafrate, 2003).
A questa breve introduzione teorica sul concetto di famiglia e
sui modelli che tentano di spiegarne le dinamiche interne e i
cambiamenti, segue una rassegna dei principali modelli di
intervento psicoterapeutico. Partendo dai modelli
psicoanalitico e psicodinamico, che interpretano il disagio
familiare come espressione del malessere individuale e delle
problematiche relazionali, si fa cenno al diffusissimo
approccio sistemico e ad alcuni dei suoi principali modelli,
come quello strutturale, quello strategico e quello sulla
comunicazione. Vengono poi decritti gli aspetti essenziali
dell’approccio comportamentale, evidenziando come l’influenza
dell’approccio cognitivo (Beck, 1979) e della terapia
razionale emotiva, proposta da Ellis (1977; 1989), ne abbia
promosso l’ampliamento e l’evoluzione verso l’approccio
cognitivo-comportamentale. Infine viene riportata la proposta
di Nichols (2001) di un approccio integrativo alla
psicoterapia familiare, un intervento cioè che non si
irrigidisce entro i canoni di un singolo modello teorico, ma
che suggerisce di utilizzare, integrandole in relazione alle
esigenze, le indicazioni, le metodologie e le tecniche di
approcci diversi, in particolare di quelli psicodinamico,
sistemico e cognitivo-comportamentale.
Il capitolo 2 affronta il tema della coppia: quali sono le
possibili cause del distress coniugale e le strategie di
intervento utilizzate per risolvere gli eventuali conflitti.
In particolare vengono descritte e analizzate le metodologie
di assessment e le strategie di intervento, che vengono
solitamente utilizzate dai terapeuti di approccio
comportamentale, sia di quello classico, che si concentra
prevalentemente sulla modificazione delle modalità di
interazione e sull’acquisizione della capacità di scambio
comportamentale, integrate con training di comunicazione e
problem-solving, sia di quello cognitivo-comportamentale, che
invece pone l’enfasi soprattutto sulla ristrutturazione
cognitiva per modificare e correggere le strategie cognitive
distorte e disfunzionali, che generano le difficoltà di
comunicazione e di interazione alla base dei conflitti. Anche
nell’ambito delle psicoterapie della coppia, viene suggerito
un approccio integrativo. Questo, insieme alle tecniche
classiche di modificazione del comportamento, propone l’uso di
strategie che favoriscano l’accettazione del partner,
coniugando i principi del comportamentismo tradizionale con
una maggiore attenzione agli aspetti cognitivi ed emozionali,
in linea con i principi della terapia comportamentale
razionale emotiva (rebt).
Nel capitolo 3 si passa dalla coppia coniugale alla coppia
genitoriale. Quando la crisi cioè è legata prevalentemente a
difficoltà nell’educazione dei figli, e soprattutto alla
gestione di figli problematici. Si indica la possibilità di
intervenire su questi utilizzando programmi di parent
education e più specifici parent training. Dal semplice
sostegno ai genitori in difficoltà, con programmi che
prevedono suggerimenti specifici sulle modalità più adeguate
di affrontare determinate situazioni problematiche e su come
interagire più efficacemente con i figli, a veri e propri
training per l’acquisizione delle competenze di base per il
management educativo dei figli. Tra i molteplici programmi
riportati in letteratura, ne sono stati descritti alcuni tra
quelli più noti e più diffusi e, in particolare, il parent
training comportamentale, che è stato analizzato più
dettagliatamente nel capitolo 4, sottolineandone, oltre che i
principi e le finalità, le strategie operative che lo rendono
particolarmente efficace e gli elementi di criticità.
L’ultimo capitolo riporta nel dettaglio un programma di parent
training comportamentale, da noi ripetutamente sperimentato in
contesti diversi, sia su genitori di bambini disabili, sia su
genitori di bambini con più o meno gravi disturbi
dell’apprendimento e del comportamento. A differenza di
interventi analoghi, questo programma si caratterizza per il
rigore metodologico e il background scientifico che lo
sostengono. Senza avere la pretesa di farli diventare tecnici
della riabilitazione, né tecnologi dell’apprendimento, i
genitori vengono condotti gradualmente all’acquisizione delle
competenze necessarie al management familiare ed educativo
attraverso le tecniche-base di modificazione del
comportamento. Divenendo consapevoli delle relazioni
funzionali che caratterizzano le interazioni comportamentali e
il significato che queste possono acquisire all’interno delle
dinamiche sottostanti la relazione educativa, i genitori sono
progressivamente sempre più motivati ad apprendere modalità
funzionali per gestire in maniera autonoma e decisamente più
efficace l’educazione dei propri figli. Inoltre, la
partecipazione a tali programmi agevola nei genitori la
capacità di individuare e rimuovere, all’interno del contesto
familiare, quei fattori che mantengono comportamenti
problematici e disfunzionali, con risultati e benefici di
portata pari a quella di programmi terapeutici specialistici
individuali.
La validità dei principi dell’apprendimento e della
modificazione del comportamento è verificabile in qualsiasi
tipo di interazione, non solo in quella genitori-figli, ma
anche nei rapporti di coppia o nei rapporti professionali.
Riteniamo quindi, e l’esperienza ce lo conferma, che gli
effetti positivi del training possano essere ampiamente
generalizzati alle altre relazioni all’interno della famiglia,
ed anche in contesti diversi da quello familiare. Per questo,
probabilmente, i programmi di parent training, e quelli
comportamentali in special modo, rispetto ad altri interventi
di psicoterapia familiare, si caratterizzano e sono apprezzati
per la loro funzione preventiva.
Prefazione v
Introduzione 1
Presupposti teorici 1
Un tentativo di definizione 4
Stress e risorse 7
Gli effetti dello stress sulla coppia e sulla famiglia 8
Capitolo 1
Approcci teorici e modelli di intervento
sulla famiglia 15
La Family Development Theory 17
La Teoria del Family stress and coping e i suoi modelli 22
I principali modelli di intervento sulla famiglia 27
Capitolo 2
L’intervento sulla coppia 53
Il modello degli scambi comportamentali
nel distress coniugale 55
La terapia comportamentale classica 60
Assessment 62
Tecniche di intervento 63
Scambi comportamentali 64
Training di Comunicazione e di Problem-Solving 69
La terapia cognitivo-comportamentale 73
Assessment 77
Interventi di ristrutturazione cognitiva 79
Approccio comportamentale classico vs. approccio
cognitivo-comportamentale 85
La terapia comportamentale integrativa 85
Modello del distress relazionale 86
Assessment e procedure di intervento nella terapia
comportamentale integrativa 89
Strategie di intervento specifiche della terapia
comportamentale integrativa 92
La comunicazione empatica 93
Distaccarsi dai problemi 95
Aumentare la tolleranza 95
Il Self-care 96
L’approccio della Self-Regulation 97
Conclusioni 101
Capitolo 3
L’intervento sui genitori 103
Quando il problema è l’educazione dei figli 103
La Parent Education 107
L’educazione di figli problematici 110
Interventi sul bambino e interventi sui genitori 113
Modelli di Parent Training 117
Il Systematic Training for Effective Parenting (step) 118
Il Parent Effectiveness Training (pet) 119
La Parent Education di Ginott 120
Il Rational-Emotive Parent Training (rept) 122
Il Parent Training comportamentale 123
Capitolo 4
Il Parent Training comportamentale 125
Introduzione 125
La struttura del Parent Training comportamentale 129
Setting e formati 129
La scelta dei partecipanti ai parent training di gruppo 130
Le procedure di assessment 134
Le procedure di intervento 142
La generalizzazione e il mantenimento 151
L'efficacia del Parent Training comportamentale 154
Capitolo 5
Un esempio di parent training
comportamentale 163
Presupposti del training 164
Sequenza degli incontri 165
Schema di un incontro-tipo 166
Primo incontro: osservazione e misurazione 167
Secondo incontro: analisi funzionale
del comportamento 171
Terzo incontro: lodi e attenzioni 173
Quarto incontro: ricompense e privilegi 178
Quinto incontro: lodi allusive 181
Sesto incontro: ignoramento 184
Settimo incontro: time-out 187
Ottavo incontro: sottrazione di rinforzi e privilegi 190
Nono incontro: punizioni fisiche 193
Decimo incontro: obbedienza 197
Undicesimo incontro: uso di un programma token 200
Dodicesimo incontro: esercitazioni
su problemi specifici 205
Tredicesimo incontro: insegnare nuove abilità 212
Conclusioni 217
Bibliografia 219
INDICE DEI NOMI 237
Indice Analitico 241
|