L’autore, coniugando in un’ottica
neo-darwiniana numerose conoscenze che riguardano l’uomo,
la sua biologia, la sua storia, il suo sviluppo
psicologico e quello antropologico, propone una
originalissima ipotesi per spiegare la nascita della
coscienza. Secondo l’autore, dopo un misterioso evento
catastrofico, i nostri antenati, per sopravvivere alla
penuria di cibo, dettero corso al cannibalismo. Un evento
che mise in pericolo la specie umana e al quale la femmina
reagì per prima, salvandola. In questo libro avvincente e
terribile, la “solitudine” della nostra specie, il mistero
delle malattie mentali, e molte forme di predazione
dell’uomo sull’uomo, vengono viste come tracce di questo
“evento originario”: una spietata auto-selezione
cannibalica della specie, che eliminò chi non era
ricettivo sessualmente e chi non sapeva parlare. Una sua
traccia inquietante sono le malattie mentali, con le loro
voci di allarme e di persecuzione. L’ultima tappa
dell’evoluzione umana è stata infine l’autocoscienza: una
“malattia mentale” anch’essa, perché accompagnata dal
tormento della coscienza del pericolo e dal dolore della
colpa, ma anche dalla capacità di autocontrollo e di
libera scelta.