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Anti-depressivi e Ansiolitici per curare il disturbo di panico: cosa usare

Anti-depressivi e Ansiolitici per il disturbo di panico: cosa usare

 

Anti-depressivi
Si raccomanda l’uso di antidepressivi come uno dei trattamenti farmacologici di scelta per disturbo di panico.
La prescrizione di venlafaxina non è raccomandato per i pazienti ad alto rischio di aritmia cardiaca o di infarto del miocardico, in pazienti ipertesi verrà utilizzato solo quando l’ipertensione è controllata.
Quando la risposta alla dose ottimale di uno degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina è insufficiente o non ben tollerata, si dovrebbe passare ad un altro inibitore selettivo. Se non vi è alcun miglioramento dopo 8-12 settimane, è possibile utilizzare un altro farmaco con un diverso meccanismo di azione.
La sospensione di antidepressivi comporta un rischio di ricaduta, quindi la terapia in molti pazienti dovrebbe essere a lungo termine (almeno 12 mesi).
Durante la gravidanza, la scelta del trattamento è consigliata se i potenziali vantaggi degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina prescritti per la madre superano i possibili rischi per il feto. Per evitare il potenziale rischio di effetti avversi neonatali, è consigliabile utilizzare la più bassa dose efficace di inibitori selettivi e una durata più breve possibile del trattamento e come monoterapia.
Nel prescrivere gli antidepressivi, i pazienti devono essere informati degli obiettivi terapeutici, la durata del trattamento, i possibili effetti collaterali e rischi di sospensione brusca del trattamento.

Ansiolitici : Benzodiazepine
Alprazolam, clonazepam, lorazepam e diazepam si sono dimostrati efficaci. L’Alprazolam ha dimostrato di ridurre la frequenza degli attacchi di panico, sintomi di agorafobia e ansia anticipatoria. La formulazione a rilascio ritardato sembra avere all’inizio del trattamento una buona efficacia, con il vantaggio di una durata maggiore d’azione terapeutica. L’uso del clonazepam nel breve periodo insieme con inibitori selettivi può portare ad un riscontro più rapido. Tuttavia, le benzodiazepine sono associati con un ampio spettro di effetti negativi sia durante che dopo il trattamento: dipendenza, sindrome da astinenza, e recidiva se il trattamento viene interrotto.
Poiché l’uso a lungo termine di benzodiazepine è associato a problemi collaterali, si raccomanda di utilizzare per un periodo limitato (breve termine) e con la dose più bassa possibile per ridurre i sintomi di disturbo di panico. Per l’uso a breve termine, si raccomanda di ridurre agitazione o ansia acuta o grave.
Le benzodiazepine possono causare effetti avversi nei neonati: ipotonia neonatale, sindrome da astinenza, sedazione e ipotermia. Per evitare il potenziale rischio di difetti alla nascita, utilizzare la più bassa dose di benzodiazepine, la durata del trattamento più breve possibile e in monoterapia. Se sono necessarie concentrazioni più elevate, la dose giornaliera dovrebbe essere diviso in due o tre dosi, sempre evitando l’uso durante il primo trimestre della gravidanza.
Non sono consigliabili: altri agenti come tradozone (antidepressivo), propranololo (beta-bloccanti) e carbamazepina (anticonvulsivanti), in quanto non si sono dimostrati efficaci, per cui il loro uso non
è raccomandato.

Articolo a cura: Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

 

Si consiglia la visione del seguente video:

“Attacchi di panico: curarli con farmaci o psicoterapia” (A cura del Dott. Pierpaolo Casto)

 

 

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